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Da custode dei canti popolari, a ricercatore scientifico... a cantautore

2 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - Ci sono storie che partono da lontano e si sviluppano in modo originale e complesso.

Antonio è appena un bambino quando con il papà va in giro per i luoghi e i borghi della Sila greca e viene a contatto con gli ultimi custodi di quella tradizione antica che fa dei suonatori di chitarra battente gli aedi della nostra cultura popolare.

Il bambino sgrana gli occhi, le orecchie e il cuore per cercare di catturare i più nascosti segreti di quei personaggi intrisi di folklore e della loro arte e in quel momento pronuncia una promessa: avrebbe fatto qualcosa per non fare svanire quel patrimonio; per custodire quella bellezza e farla rivivere.

Mette cinque dita, ancora esili, sulla chitarra e, da solo, inizia a cercarne i suoni; continua per tanti anni, sceglie buoni maestri finché diventa bravo. Ma bravo davvero. Nella musica che ascoltano i suoi coetanei, ma da subito anche in quella popolare.

Sì, suona anche quella nelle serate coi suoi amici. E quella musica inizia a piacere a tutti e con quella i racconti che Antonio accompagna alle melodie. Poi la suona nelle piazze e locali, anche internazionali. Ora è anche lui un aedo del 2000.

Nel frattempo si laurea in Lettere e anche lì si distingue.

Inizia a collaborare Centro di Documentazione demo antropologico dell’Università calabrese; partecipa, come ricercatore, alla catalogazione dell’archivio di Otello Profazio e alla realizzazione di diversi documentari.

Dopo anni, inizia a pubblicare gli esiti delle sue indagini con diversi editori.

Di indole aperta e socievole, pensa che la sua passione debba essere condivisa e così fonda l’associazione Neilos e un gruppo musicale omonimo con cui effettua numerose tournée in Italia e all’estero.

Poi il suo primo Cd, “Transumanza”, in cui compone le musiche e molti dei testi; come musicista e studioso si occupa delle nuove forme di migrazioni dal Sud Italia e, senza fermarsi mai, mette in piede un laboratorio musicale, Dunia, con tanti musicisti meridionali insieme ai rifugiati provenienti da Africa e Asia. Ne nasce un secondo disco, che presenta in Germania e ancora esibizioni in giro per il mondo e lezioni-concerto negli Stati Uniti e in Canada.

Poi l’età matura lo consegna alle aule scolastiche, dove insegna Storia e filosofia.

Ma la passione resta, anche se assume forme in parte inedite.

E così, all’inizio del 2021, pubblica  “Le parole che…” , una ballad intensa che, nota dopo nota, porta l’ascoltatore verso una dimensione dalle atmosfere calde e coinvolgenti.

Testo romantico e musicalità bellissima, realizzata con la partecipazione di artisti come Carlo Cimino e Corrado Mendicino, arrangiamenti di Gio Santelli. Da febbraio la canzone è accompagnata da un suggestivo videoclip, realizzato da Mauro Nigro e girato tra gli scorci del meraviglioso centro storico di Cosenza, con protagonista la bella e brava attrice cosentina  Stefania Scola.

Così, Antonio Bevacqua, con tutto il suo carico di esperienze e professionalità, si presenta al pubblico in una veste cantautorale, esprimendo appieno il suo amore e la passione per la musica, che porta con sé e coltiva, accanto a tutte le altre che fanno di lui un professionista e artista di non comune poliedricità.

Alessandra Mazzei
Autore: Alessandra Mazzei

Diploma classico, laurea in Lettere classiche a La Sapienza, Master in Pedagogia, insegue una non facile conciliazione tra bios theoretikos e practikos, dimensione riflessiva e solitaria, e progettualità concreta e socialmente condivisa. Docente di Italiano e Latino, già Assessore alla Cultura e Turismo di Rossano, impegnata in diverse associazioni socio-culturali, ma, prima e più di ogni altra cosa, mamma, felice, di Chiara Stella, Gabriele e Sara Genise. Ha grande fiducia nelle capacità dei giovani, degli studenti, di quelli che poi restano e di quelli che vanno pensando un giorno di tornare. Spera di poter contribuire, insieme a loro e ad amici ottimisti, alla valorizzazione di questa terra di cui sente da sempre la forza delle radici, accanto al bisogno di paesaggi culturali ampi e aperti. Ama la scrittura, che vive, al pari dell’insegnamento, come itinerario di ricerca e crescita personale, da coltivare in forme individuali e collettive.