Gli antichi conci di Corigliano dove anticamente si lavorava la liquirizia
La liquirizia coriglianese era garanzia di qualità. La fine del ciclo produttivo dei conci rappresentò un danno sul piano economico della città

di Giulio Iudicissa - Delle quattro fabbriche di liquirizia, i famosi conci, attivi a Corigliano, sin dal ‘600, l’ultimo, quello del Pendino, concluse il suo ciclo negli anni sessanta del 1900. Avevano prodotto dell’ottima roba, varia per gusto, ma sempre apprezzata e tale da imporsi sui maggiori mercati mondiali, senza alcun timore della concorrenza. La liquirizia coriglianese era, insomma, garanzia di qualità.
I conci portarono, dunque, ricchezza ai proprietari, Saluzzo, Compagna, d’Alife, Sollazzi, e diedero lavoro a centinaia di persone, uomini, donne e ragazzi, di Corigliano e dell’intera provincia.
Certo, la fine del loro ciclo produttivo rappresentò un danno sul piano economico, pur tuttavia, non vanno dimenticate le condizioni di precarietà, in cui il lavoro veniva svolto: lo sfruttamento era sistema e per la donna assumeva connotazioni ancora più gravi. Se all’uomo, infatti, veniva riconosciuta anche la qualifica di salariato mensile, alla donna ciò era negato, venendole corrisposte, quindi, le sole giornate effettivamente svolte.
Anche nella retribuzione risultavano forti sperequazioni. Essa variava, sì, a seconda della mansione, ma mentre un operaio, il macchinista fochista, a mo' d'esempio, poteva pure arrivare a circa cento lire al mese, una operaia si fermava a meno della metà.
Alle donne non venivano, infine, riconosciute alcune piccole gratificazioni, specie di mance, come un po’ d’olio una volta al mese e qualche chilo di carne nel periodo di carnevale: particolare non insignificante, se inquadrato nella generale povertà dei tempi.
Ecco: quante cose ci mostra anche un solo minuto di storia d'altri tempi!
Storie d'Altri tempi è un progetto dell'Eco dello Ionio e dell'associazione Rossano Purpurea, nato per costruire un racconto corale di memorie cittadine tra Corigliano e Rossano. I contenuti sono frutto di un patrimonio orale di ricordi, o di ricerche storico- antropologiche, per lo più inedite, che gli autori hanno accettato di condividere con noi. Una narrazione unica, antica e nuova allo stesso tempo, della nostra identità.