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(C’era una volta)… la fiera di Santa Maria delle Grazie

3 minuti di lettura

di Albino Nola

Quando ero piccolo, a Rossano, nella prima settimana di settembre, in occasione della festa della Madonna delle Grazie, si facevano tre giorni di fiera.

Mi ricordo che dalla finestra di casa mia si vedeva la località di Santa Maria e siccome i primi due giorni della fiera erano dedicati alla vendita degli animali, potevo osservare tutta la collina che portava alla Santa Croce (di fronte alla chiesa della Madonna delle Grazie) piena di animali e di gente interessata a vendere o comprare. C’era una quantità enorme di animali: asini, muli, cavalli, conigli, galline, tacchini, maiali, capre, pecore, oche, mucche e pure tori; vi lascio immaginare la confusione e i rumori provenienti anche dal mescolarsi dei versi di ogni animale presente…Quant’era bello sentire quelli che contrattavano la compravendita. Prima parlavano quasi sottovoce poi, piano piano, alzavano sempre di più il tono della voce, specialmente per elogiare le caratteristiche dell’animale che si voleva vendere.

La strada che portava alla chiesa era piena di bancarelle che vendevano di tutto: dagli indumenti agli attrezzi da lavoro, dai giocattoli alle cose da mangiare, dalle piante ai casalinghi, ma quello che dava di più all’occhio era la grande quantità di botti nuove per il vino, i torchi per macinare l’uva e le macchinette per fare la salsa, anche perché era proprio il periodo giusto in quanto a settembre, allora come oggi, si vendemmia e si fa la salsa in casa. Oggi quasi più nessuno fa la salsa in casa, tanto meno il vino, ma allora non c’era famiglia che non facesse le provviste per conto proprio, ecco perché in ogni fiera erano presenti in grandi quantità tutti gli attrezzi necessari per le stesse.

Ma la particolarità della fiera di Santa Maria delle Grazie erano le noci, o meglio, giocare a noci. Nella salita che portava proprio alla chiesa si posizionavano quelli che vendevano le noci, in enormi sacchi. A noi ragazzi non si vendevano a peso, perché ci servivano esclusivamente per giocare e non per farci conserve o mangiarle, quindi ne compravamo poche, il prezzo era più o meno di 25 lire tre noci o 50 in base alla grandezza e alla qualità (ad esempio le noci che potevano essere “u castagnun”- una noce più grossa e più pesante - costavano un po’ di più). Da Rossano, già dal mattino presto, tutti, piccoli e grandi, si andava a piedi fino a Santa Maria delle Grazie, e la “strada di celadi” era piena di gente che andava alla fiera e già questo era motivo di allegria in quanto lungo il tragitto si parlava, si scherzava, si rideva e nemmeno ti accorgevi di aver camminato per qualche chilometro. Arrivati sul posto, la prima cosa che noi ragazzi facevamo, era andare a comprare le noci che poi mettevamo nella “saccoccia” (un sacchetto di stoffa chiuso nella parte superiore con un pezzo di spago o con l’elastico piatto, cucito appositamente per noi ragazzi dalle nonne). Quindi si andava, tutti quanti, grandi e piccoli, a giocare a noci, e vista la grande quantità di persone che giocavano, era pure difficile trovare un posto idoneo per giocare. Tutta la mattinata, quindi, trascorreva giocando a noci, girando fra le bancarelle e, ovviamente, a fare il doveroso “saluto” alla Madonna in chiesa.

All’ora di pranzo ognuno cercava un posto dove mangiare e si “spannia ra tuvajjia n’terra”, (si apparecchiava mettendo una tovaglia per terra come si faceva una volta, altro che tavolini e sedie…) e si mangiava e beveva in allegria, tipo pasquetta. Dopo pranzo, chi non era vinto dal sonno per il troppo mangiare e soprattutto per l’effetto del vino, si rimetteva a giocare a noci fino al rumore dei botti sparati dalla vicina collina e dal suono della campana della chiesa che annunciavano l’inizio della processione. Si portava la statua della Madonna fino alla Santa Croce, dove veniva celebrata la messa, e poi si riportava in chiesa; all’imbrunire, dopo aver recitato un Ave Maria, quindi “salutata” la Madonna, si rientrava nuovamente tutti a piedi a Rossano.

Dal giorno successivo, in ogni rione di Rossano, tutti i bambini/ragazzi a giocare a noci in mezzo alla strada. Purtroppo, anche la fiera di Santa Maria delle Grazie, così come altre bellissime tradizioni rossanesi, non si fa più, e non si vedono più i ragazzi giocare a noci in mezzo alla strada dalla prima settimana di settembre e per chi ha vissuto questa festa come era una volta, oggi rimane soltanto tanta ma tanta nostalgia nel ricordare quelle meravigliose giornate della fiera di Santa Maria delle Grazie…peccato.

Post scriptum: a noci si giocava a cucchji (due noci, una sopra l'altra) o a campanar (tre noci come base e nu cucchji messo sopra) e si facevano cadere, tirando, da una distanza stabilita prima, u castagnun (una noce più grossa e più pesante rispetto alle altre), chi faceva cadere le noci se le prendeva.

Con l'occasione faccio gli auguri a chi si chiama Grazia.

(Foto in copertina di Martino Rizzo, archivio Antica Biblioteca rossanese)

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.