U' San Giuvanni e quell'antico "patto" del comparaggio che nasce da... U' Pùpulu
Oggi andiamo alla scoperta di una delle "usanze" più antiche e diffuse del territorio della Calabria del nord-est legata alla promessa di diventare compare e comare in un racconto inedito di Antonella Serpa

di Antonella Serpa
Il 24 giugno di ogni anno, in occasione della festa di San Giovanni Battista, a Paludi si era soliti celebrare il bellissimo rito del pùpulu e' san Giuvanni.
Il pupazzo (pùpulu appunto), simbolo di fertilità, veniva realizzato solitamente dalle zie più grandi con gli steli di un'erba molto profumata (nepita) e coi garofani per adornare la faccia, quindi veniva avvolto in fasce a rappresentare simbolicamente un neonato.
I bambini sceglievano comare o compari per battezzare i pupuli e celebravano il rito di comparaggio che serviva a suggellare per sempre il loro legame di amicizia (u'San Giuvanni).
Questa era la formula che recitavano, mentre si tenevano per i due mignoli:
Cumpari San Giuvanni, vattiamu si panni
e si panni su vattiati cu l'angelu sacratu.
Cumpari rucchi rucchi, runami na passula ca m'a mmuccu.
Cumpari ngilli ngilli, runami na passula ca na spartimu
e tannu ni lassamu, quannu sicca l'acqua e ru mara!
Cumpari, cumpari, cumpari!
A Paludi i bambini erano soliti andare in corteo fino alla chiesetta del Soccorso, dove svolgevano il rituale del battesimo e poi si facevano benedire i pupuli dal sacerdote.
A giudicare dall’entusiasmo dei racconti che ho raccolto era un giorno tanto atteso e vissuto con intensità, coinvolgimento e divertimento…
Viene da pensare a come certe tradizioni, oggi scomparse e per alcuni anche un po’ ridicole, scandivano e davano valore al tempo, in una società senza televisione e senza social in cui ogni occasione, anche la più semplice, veniva colta per poter stare bene insieme!
Per questo motivo da tempo accarezzavo l’idea di riportare in vita questa antica usanza, che sarebbe bello poter rivivere in maniera più estesa e collettiva, perché, come diceva Gustav Mahler “la tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”!
Storie d'Altri tempi è un progetto dell'Eco dello Ionio e dell'associazione Rossano Purpurea, nato per costruire un racconto corale di memorie cittadine tra Corigliano e Rossano. I contenuti sono frutto di un patrimonio orale di ricordi, o di ricerche storico- antropologiche, per lo più inedite, che gli autori hanno accettato di condividere con noi. Una narrazione unica, antica e nuova allo stesso tempo, della nostra identità.