I Compagna da Longobucco, la famiglia che "dominò" su Corigliano. Ma fu davvero così?
Un racconto inedito di Giulio Iudicissa per l'Eco dello Jonio su chi fu la famiglia Compagna, che secondo l'immaginario collettivo ebbe da sempre dimora nel castello. Le cose, nella realtà, non andarono proprio così

di Giulio Iudicissa
Chi, oggi, s'imbatte, per studio mirato o per amene letture, nella famiglia Compagna, immediatamente pensa anche al castello di Corigliano, peraltro diffusamente noto. Nell’immaginario collettivo, infatti, il castello fu da sempre la dimora dei Compagna. Le cose, nella realtà, non andarono proprio così.
Correva l’anno 1780, quando don Pietro Antonio Compagna da Longobucco, nominato Governatore e Giudice dello Stato di Corigliano, si trovò nella necessità di prender casa nella sede del suo nuovo ed importante incarico. Il padre, Paolo Antonio, stimato gentiluomo longobucchese e ricco mercante, gli diede, allora, una bella casa nelle adiacenze della chiesa di S. Maria e questa lui occupò, nel cuore del centro urbano, fervente di vita e di mestieri, insieme alla gentile consorte, donna Rosanna Nola, per dodici anni.
Il castello venne dopo, quando i Compagna, in forte ascesa economica e sociale, s'insediarono sui beni dei Saluzzo, oltremodo indebitati, prima con un contratto di fitto nel 1822 e, poi, in piena proprietà nel 1828.
Per il casato subentrante iniziò, allora, una nuova fase, fatta di espansione terriera e di importanti intrecci politici, ma anche di dolorose cadute. La città ed il castello seguirono gli stessi sentieri.
I segni, registrati dallo storico e dal giornalista, nonché le poche pietre conservate integre e le tante aggredite dal tempo e dall'incuria, raccontano mille storie di nobiltà e di miseria.
Storie d'Altri tempi è un progetto dell'Eco dello Ionio e dell'associazione Rossano Purpurea, nato per costruire un racconto corale di memorie cittadine tra Corigliano e Rossano. I contenuti sono frutto di un patrimonio orale di ricordi, o di ricerche storico- antropologiche, per lo più inedite, che gli autori hanno accettato di condividere con noi. Una narrazione unica, antica e nuova allo stesso tempo, della nostra identità.