Cariati si prepara all'attivazione del progetto Sprar. Nel Centro Sociale, ieri 11 marzo, si è svolta una riunione preparatoria alle attività di accoglienza. Che vedranno alcuni nuclei familiari ricevere 36 migranti. Che saranno ospitati in appartamenti sparsi in vari punti della città. «Perché – ha precisato la sindaca
Filomena Greco – vogliamo assolutamente
evitare fenomeni di ghettizzazione». Nel corso dell’incontro la
cooperativa Agorà di Crotone, che si è aggiudicata il progetto, ha illustrato la propria idea di accoglienza. Il piano che ha preparato vuole
coinvolgere associazioni, scuole, parrocchie, artigiani. Tutti i soggetti, insomma, che a vario titolo possono contribuire e dare idee per una reale integrazione dei migranti.
SPRAR, IN PASSATO ERAVAMO GLI STRANIERI. ORA TOCCA A NOI OSPITARE
All’incontro erano presenti
Cia,
Coldiretti e
Confagricoltura. E ancora una folta delegazione di
maestre e
professori dell'istituto comprensivo di Cariati. Che hanno portato il messaggio della dirigente scolastica
Maria Brunetti. Disponibile ad attivare progetti di educazione, come corsi di italiano per gli adulti stranieri che arriveranno. Ma anche gli
artigiani della città. Che conservano i segreti di quelli che definiamo “i mestieri di una volta”. E che rappresentano un vero e proprio tesoro da preservare. Tutti si sono dimostrati felici di collaborare. La prospettiva è quella di aprire una serie di laboratori artigiani nei quali insegnare i vari mestieri ai migranti. «Si tratta di una bella sfida – ha commentato la prima cittadina
Greco – . Lo spirito di accoglienza è familiare a noi calabresi. Come Comune e insieme a tutti i soggetti coinvolti puntiamo a realizzare un’integrazione che sia interazione tra culture, tra popoli, tra persone. Perché è nell’incontro che ci si arricchisce, vicendevolmente. Per la nostra comunità sarà un’occasione per dare, ma anche per ricevere». Nel corso della riunione è intervenuto il consigliere delegato alle politiche sociali
Francesco Milillo. Che ha chiesto ai propri concittadini «di non dimenticare il passato. Quando – ha continuato – eravamo noi a emigrare, siamo stati accolti in Germania, in America. Eravamo noi gli stranieri. Ora tocca a noi ospitare».