Sport e inclusione, successo a Co-Ro per l’evento “O tutti o nessuno”
«Manifestazioni come questa che ci aiutano ad abbattere il pregiudizio che una persona con disabilità non può praticare sport. Questa disciplina, il “Torball”, annulla la disabilità»
CORIGLIANO-ROSSANO - Ospitato dal centro Oratorio Salesiano dell’area urbana di Corigliano, si è tenuto nei giorni scorsi un incontro dimostrativo e di sensibilizzazione del gioco del “Torball” quale attività sportiva inclusiva che rende possibile la partecipazione attiva ad una disciplina sportiva di ciechi, ipovedenti e vedenti.
L’evento, dal titolo “O tutti o nessuno”, nasce da un’iniziativa dell’Ufficio per la pastorale delle persone con disabilità e dell’Ufficio sport e tempo libero della Arcidiocesi di Rossano Cariati, grazie al prezioso contributo e alla passione dei ragazzi della polisportiva Olimpya, nonché dell’Unione italiana ciechi.
Presente all’appuntamento don Pino Straface vicario generale della Arcidiocesi di Rossano Cariati che ha portato i saluti dell’Arcivescovo Monsignor Maurizio Aloise; il presidente dell’Unione italiana ciechi Franco Motta insieme al vicepresidente Roberto Crocco; don Agostino Stasi direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale delle persone con disabilità; don Rocco Grillo direttore dell’ufficio diocesano sport e tempo libero.
Il Torball non è ancora una disciplina paraolimpica, ma sta mietendo giorno dopo giorno successo proprio per la sua alta valenza inclusiva poiché mette in campo una squadra in cui la disabilità si annulla e si compete alla pari tra ciechi e vedenti. Si gioca con un pallone sonoro con due tempi di cinque minuti di gioco effettivo. All’apparenza uno sport facile, invece richiede come ogni disciplina un allenamento costante.
«Siamo felici di aver vissuto questa giornata – ci spiega l’allenatore della Olimpya Kevin Garofalo – perché è importante far conoscere questo sport. La nostra realtà con la collaborazione con l’unione Italiana ciechi sta crescendo e ci dà la possibilità di girare l’Italia, ma soprattutto dà la possibilità ai ragazzi ciechi di poter fare sport».
Una squadra quella seguita da Kevin Garofalo che può vantare anche atleti di nazionalità straniera.
«Siamo grati alla Arcidiocesi di Rossano Cariati e alla struttura che ha creato per le persone con disabilità - ha dichiarato Giovanni Bilotti dell’Unione Italiana ciechi – grati anche per la organizzazione di manifestazione come questa che ci aiutano ad abbattere il pregiudizio che una persona con disabilità non può praticare sport. Questa disciplina annulla la disabilità e realizza l’inclusione».
«Un grazie – conclude – a don Agostino e a don Rocco, ma anche a tutti i volontari della polisportiva Olimpya, dell’Uic di Cosenza e ai volontari del Servizio autonomia e mobilità di Cosenza. Infine un grazie immenso agli attori principali, ossia i ragazzi che venivano dalle gare di coppa Italia e che il giorno dopo erano pronti pe l’appuntamento a Corigliano-Rossano».