Rapani dal "predellino" del Tribunale: «Ora o mai più. Uniti per riaprire Rossano» | VIDEO
Dal "sagrato" dell'ex sede giudiziaria, il senatore rilancia: «Basta divisioni, questa è la vera occasione». Il ddl è pronto: entro dicembre 2025 il verdetto sul destino di Rossano: «Noi non insieme Bassano perché la sede non è ancora pronta»

CORIGLIANO-ROSSANO - «Ora si è aperta una finestra concreta, ma dobbiamo farci trovare pronti». Dal predellino dell’ex sede del tribunale di Rossano (oggi Corigliano-Rossano), luogo simbolico di una delle ferite più profonde inflitte al territorio dalla riforma giudiziaria del 2012, il senatore Ernesto Rapani ha incontrato i cittadini nella serata del 1° agosto per fare chiarezza e lanciare un appello accorato: «La battaglia per la riapertura del tribunale deve essere di tutti. Basta divisioni e polemiche inutili: servono trasparenza e compattezza».
L’incontro pubblico si inserisce in un momento delicato ma promettente. Dopo anni di silenzi e promesse disattese, il governo ha licenziato uno schema di disegno di legge che delega l’esecutivo alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Non un’iniziativa parlamentare – che secondo Rapani sarebbe affondata nel pantano delle legislature – ma un atto governativo che «ci dà certezze e tempi precisi: il decreto va approvato entro dicembre 2025, e da lì decorrono i 12 mesi per la sua attuazione».
Il senatore calabrese, relatore del provvedimento in Commissione Giustizia e presidente del Comitato ristretto, ha rimarcato che l’articolo 1 del testo prevede il ripristino di uffici soppressi, tra cui – con i requisiti in ordine – anche quello di Rossano. Ma ha anche avvertito: «Dobbiamo vigilare e, se serve, correggere il testo. Siamo ancora in tempo per migliorare il disegno».
In un passaggio tecnico, Rapani ha anche chiarito l’iter istituzionale del disegno di legge: «Dopo la bollinatura al Quirinale, sarà assegnato a una delle due Camere, esaminato in Commissione, discusso, emendato e approvato in entrambi i rami del Parlamento entro dicembre 2025». Solo da quel momento, scatterà il termine di 12 mesi per l’adozione dei decreti legislativi attuativi.
Le condizioni per Corigliano-Rossano: «Serve certezza»
A frenare l'inserimento immediato del tribunale di Corigliano-Rossano nell’articolato – a differenza del nuovo tribunale istituito a Bassano del Grappa – è stata la relazione tecnica sull’edificio: nel novembre 2024, il sopralluogo del responsabile ministeriale dell’edilizia giudiziaria evidenziò la necessità di sei mesi di lavori per renderlo pienamente funzionale. «Se oggi quelle opere sono state completate – ha detto Rapani – si può chiedere un aggiornamento della valutazione. Ma servono certezze. Non possiamo permetterci passi falsi».
Noi… gente che spera
Eppure, al di là delle carte e dei tecnicismi, in piazza c’erano volti e presenze che da soli raccontavano tutto. Avvocati, in prima linea come sempre. Ma anche tanti cittadini comuni, quelli che da tredici anni vivono all’ombra di quel palazzone vuoto, un’architettura della speranza tradita. E stasera, come nella strofa di una vecchia canzone degli Articolo31, erano lì: “noi… gente che spera”. Sperano ancora. Sperano di rivedere luci accese, carte in mano, diritti tutelati nella propria città.
Le polemiche: attacchi, silenzi e assenze
Toni duri anche verso le opposizioni, e in particolare contro il Partito Democratico: «Criticano oggi, ma per anni – con otto governi a guida o con partecipazione PD – non hanno fatto nulla. Né Orlando, né altri che promettevano salvataggi e poi hanno dimenticato Rossano».
Assente il sindaco Flavio Stasi, atteso ma non presente. Rapani ha comunque lanciato un appello alle istituzioni locali: «Prima che il testo arrivi in commissione, propongo di convocare un consiglio comunale aperto con sottosegretari, senatori, deputati e consiglieri regionali calabresi. Chi sostiene questa battaglia, ci metta la faccia pubblicamente».
«Sul tribunale non ci si divide»
Rapani ha concluso il suo intervento – seguito con attenzione da cittadini, avvocati, esponenti civici – con un messaggio netto: «Il tribunale non deve essere usato per dividere o guadagnare consensi. Non c’è simbolo di partito sul manifesto di oggi. La riapertura è una causa territoriale, non personale. Ai giornalisti e ai commentatori dico: scrivete pure, ma con esattezza. E non usate il tribunale per fare polemiche da tastiera».
In una piazza carica di significati storici e politici, Rapani ha acceso i riflettori su un’occasione forse irripetibile. Con un avvertimento chiaro: «Chi è pronto, giochi la partita. Gli altri, almeno, non facciano danni».