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Speciale alluvione - Ricettività turistica in ginocchio, a tu per tu con i proprietari del Lido Murano e del Camping Oriental Park

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di MARTINA FORCINITI e SAMANTHA TARANTINO Quando ci sediamo di fianco a lui, a pelo di quel muretto - splendido belvedere sul riflesso del Pollino nello Jonio - che a stento ha retto alla furia degli elementi scatenatisi lo scorso 12 agosto, Fabio Murano ha il volto della rassegnazione. «I danni sono inestimabili. Mi domando, a questo punto, quanto convenga restare e riaprire». Spiacevole anche solo immaginarlo, dopo oltre 60 anni di storica presenza sulla battigia rossanese, quando fra le cabine di legno e i primi ombrelloni del lido Gioffrè - che solo i nostri nonni possono ricordare nel loro amarcord di spensierati ricordi vacanzieri - si cominciavano a respirare le prime brezze di ripresa economica. Ma è negli anni ’70, con l’investimento della famiglia Murano, che quel lembo di spiaggia ciottolosa si mescola con l’identità rossanese. Proprio quella, così forte e orgogliosa, che non vorrebbe mai vedere un proprio figlio gettare la spugna. «Ma con centinaia di migliaia di euro di danni finora stimati non vedo come poter andare avanti. Da dove ricominciare». E come in un doloroso fermo immagine, quasi come se le lancette di tutti gli orologi cittadini si fossero arrestate alle prime ore di quel maledetto mattino, la gravità della situazione si mostra in tutta la sua staticità: la spiaggia e la sua normalità inghiottite da voragini e spartiacque naturali; attrezzature, strutture e investimenti di una vita cancellati dalla potenza di acqua e fango; uno specchio d’acqua mutilato, violentato e, per il momento, impraticabile. «Sono andati completamente distrutti 25 metri lineari di spiaggia in lunghezza, senza contare quelli in profondità. Dopo 6 giorni da quell’alluvione ci sono corpi animali e carcasse di auto che continuano ad inquinare le acque, rendendole inaccessibili. È un vero peccato, proprio nell’anno in cui Rossano stava registrando record di presenze e prenotazioni a ridosso di un Ferragosto che prometteva bene. Vuoi per una programmazione turistica accattivante e di grandi eventi, vuoi per un lungomare mai così bello e pulito. Non ci sono parole per descrivere quello che si è perso». E seguendo la scia di fango e detriti che dopo poco meno di una settimana ancora impantana le strade e le speranze, aumenta la nostra consapevolezza di un turismo messo in ginocchio, frustato dalla natura che, riprendendosi i suoi spazi, piega l’uomo alla volontà del fango. Da un lido a un Camping che sprizzava salute da tutti i pori, quell’Oriental Park che è il gigante buono dei campeggiatori, con 63 mini appartamenti e 167 posti tenda, roulotte e camper. Un’isola felice in cui non è rimasto più nulla. Se non il rammarico dei gestori. «Abbiamo buttato via tutto. I nostri appartamenti sono stati completamente svuotati, il fango ha ricoperto e mangiato qualsiasi cosa: letti, armadi, cucine. Per non parlare delle piazzole che ospitavano i camper e le tende da campeggio dei nostri ospiti. Quello che era un pavimento ciottoloso, oggi è una distesa di melma fetida». Dopo 6 giorni qui ancora è emergenza, per quella che probabilmente sarà ricordata come la grande alluvione. E la cui tragica portata – a prescindere dai mille rivoli in cui si è scomposta tra polemiche, rimproveri e scaricabarile – nessuno poteva immaginare. «Nella tarda serata dell’11 agosto le forti piogge avevano già innalzato esponenzialmente il livello dell’acqua. Ci arrivava quasi alle caviglie. Alle sette del mattino la piena ci ha buttato giù dal letto: avevamo acqua e fango fin sopra al polpaccio. E ora provate a immaginare quasi 450 persone (soprattutto bambini e anziani) stipati in una sala, in preda al panico. Momenti indescrivibili, non li dimenticheremo mai». E di fango ancora ce n’è. Tanto e fresco. Ricopre i vialetti, sgorga dalle fessure rigurgitando segni di quotidianità: una scarpa, penne e fogli di carta, tante stoviglie e provviste conservate in vista del Ferragosto imminente. Ricopre ogni angolo, quasi come se dal passaggio di quell’inferno d’acqua fosse passato un solo giorno, lasciandosi dietro l’odore nauseabondo del fango, del cibo avariato, della muffa. Scarponi e stivali di gomma affondano in un pantano di melma. E di disperazione. «Speriamo che, presto, ci si renda conto che anche qui abbiamo davvero bisogno di una mano. Altrimenti, il prossimo anno, Rossano avrà una struttura in meno».    
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.