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Sviluppo, lavoro… futuro: qui non si salva nessuno

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Mentre nella desolata terra del nord-est sfugge tutto (investimenti, infrastrutture e opportunità) qui si continuiamo a sentire, da settimane ormai, solo cori da stadio e proposte astruse. Orde barbariche, dissenteria di parole, concetti snocciolati come se fossero corone del rosario e preconcetti che invece si addensano come ombre fitte e tetre tra l’opinione della gente. Tutto questo con un unico comune denominatore: il giustizialismo politico tout-court. E mentre la destra litiga con Stasi e la sinistra con la stessa sinistra, nessuno si rende conto che in mezzo ci sta il bene comune. Quello che dovrebbe far muovere l’universo e il cielo interi per restituire alla gente l’unica cosa che conta: pane e dignità. Nulla. Qui non si muove nulla.

Con il passare del tempo, però, anche alla luce di alcune nuove ed inequivocabili dichiarazioni del presidente dell'Autorità Portuale, Andrea Agostinelli (leggile qui), si fa spazio un'altra consapevolezza: nelle vicende che interessano la nostra landa, non c’è solo un responsabile, un capro a cui far espiare tutti i mali. No. C'è la percezione che qui, in questa triste storia, c’è la commistione di responsabilità, gravissime, di tutti i nostri politici e di coloro i quali hanno in mano le sorti di questa gente che ormai vive di illusioni, di effimere speranze e confida (ahinoi!) nel solo potere della delega.

Davvero nella vicenda Baker Hughes si può pensare che la colpa sia solo di Stasi? Certo, è del sindaco il peccato originale di aver voluto giocare a tirare la corda. E l’ha tirata così forte che ad un certo punto era inevitabile si spezzasse e ora rischia che gli si arrovelli contro come una frustata potentissima. Un boomerang, uno stigma che si porterà dietro a vita e che potrebbe compromettergli anche velleità future.

Ma davvero Stasi ha tutte le colpe?  Beh, tra i cori misti a stupore, incredulità, rabbia (vorremmo vedere, poi!) di politici e rappresentanti istituzionali (quelli che vengono pagati per fare le scelte giuste per il popolo) che abbiamo sentito negli ultimi tempi, l’idea che le cose stiano – come sempre – diversamente da come vengono descritte è sempre più reale. Qui, anche in questa vicenda, non si salva nessuno.

E se tutto il mondo politico-istituzionale al di fuori di Stasi non avesse aspettato altro che Baker Hughes smontasse le tende e andasse via ancor prima di arrivare, per creare le condizioni per un perfetto giustizialismo politico? Ce lo siamo posti questo interrogativo? Perché nel mentre puntiamo il dito contro il sindaco che – si sottolinea ancora – in questa vicenda ha le sue grandissime colpe, è giusto chiedersi dove fossero, nel frangente, tutti gli altri! Forse a scrivere comunicati, a fare post, reel o video da imponitori?!

La prima grande responsabilità della politica è stata quella di prendere una delicatissima questione, come quella di un investimento straordinario di 60 milioni di euro da fare in un porto morto, e trascinarla in campagna elettorale, giocando la partita per poi abbandonare il campo. Tutti ricordiamo il presidente Occhiuto sbarcare nella grande darsena jonica ad aprile scorso per dare la sua benedizione alla multinazionale italo-americana ancor prima che alla candidatura a sindaco di Pasqualina Straface. O, per caso, si può dimenticare che in questo frangente sono scesi nella Sibaritide un Ministro (alle Politiche del Mare) e un Viceministro (alle Imprese) a dispensare e catechizzare sulle buone opportunità di sviluppo del porto? Questi, non erano amici di Stasi!

Agostinelli in conferenza stampa - ieri - dice una cosa importante: «La ditta non ha voluto mettersi contro la volontà territoriale». E chi esprime la volontà territoriale oltre al sindaco? Il Consiglio comunale, ovviamente. Ora, i gruppi consiliari di opposizione, dopo aver protocollato la richiesta di convocazione di un'Assise civica monotematica sulla vicenda Baker Hughes a metà luglio, non hanno per caso giocato a nascondino pure loro? Il Tuel (articolo 39 comma 2) parla chiaro: il Presidente del Consiglio comunale è tenuto a riunire il Consiglio, in un termine non superiore ai venti giorni, quando lo richiedano un quinto dei Consiglieri. E quanto hanno aspettato i rappresentanti del centro destra - che oggi fanno dovute rimostranze - ad invocare l’intervento del Prefetto per far rispettare una loro prerogativa? Tre mesi, quando i buoi erano già scappati dal recinto!

Davvero tra presidente di regione, ministri, viceministri, parlamentari di ogni risma, consiglieri comunali di destra e sinistra, nessuno ha potuto far nulla per superare il cavillo tecnico trovato dal sindaco? Improbabile.

Ecco, allora, che una questione così delicata quanto strategica per lo sviluppo di un intero territorio è finita a tarallucci e vino, nella caciara totale con il solo obiettivo di trovare un colpevole. La verità? Nessuno ha mai voluto affrontare una così delicata questione con serietà.

La verità è che se oggi Baker Hughes rinuncia ad investire nella Calabria del nord-est la colpa non di «certa politica» ma della politica tutta e per intero. Quella stessa politica che non ha saputo fare squadra perché posizioni e aspirazioni personali, di partito e ideologiche sono più importanti dell'interesse collettivo; che ha peccato ancora una volta di scarsa lungimiranza nel vedere le opportunità che si prospettavano dietro a questo investimento; che non ha saputo e voluto mitigare atteggiamenti spigolosi preferendo più la strada della contrapposizione che non quella del dialogo.

Diciamocelo francamente, ad un certo punto Baker Hughes è diventata un pretesto per fa sì che qui, nella landa triste e desolata, si rimanga sempre legati alla mentalità del padrone e sotto.

Perché un popolo consapevole, libero, spatrunato è elettoralmente meno corruttibile. 

Si grida allo scandalo per Baker Hughes ma non si dice più una parola, a destra quanto a sinistra, sul polo di produzione di Idrogeno che sarebbe dovuto sorgere a Corigliano-Rossano sul sito dell'ex centrale Enel. Che fine hanno fatto i 15 milioni di euro stanziati dalla Regione, su bando PNRR, per questo progetto? Se lo chiedevano nei giorni scorsi i sindacalisti della Uiltec ed è giusto che a questa domanda qualcuno, prima o poi, risponda.

E la stessa magra sorte toccherà alla nuova Statale 106. Ancora, a distanza di 4 mesi dalla chiusura della Conferenza dei Servizi, la Giunta regionale non ha ratificato l’intesa istituzionale con il commissario dell’opera per dare il via alla fase esecutiva. Perché? Sulla Crotone-Catanzaro si impiegarono appena due settimane! Anche in questo caso si attende, forse, il momento giusto per individuare il capro espiatorio di turno e celare, così, il niet che qualche rappresentante di questo territorio seduto tra i banchi della maggioranza in Consiglio regionale ha silenziosamente posto sul tracciato?

Sviluppo, lavoro… futuro: qui non ci sono angeli e demoni. La verità è che qui non si salva nessuno

 

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.