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La valanga Agostinelli sulle foglie di fico di Stasi: «È mancata la volontà politica!» | VIDEO

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CORIGLIANO-ROSSANO - «Io mi sento il primo sconfitto di questa storia ma se c’è una colpa che va attribuita in questa vicenda, quella è tutta e per intero di certa politica». Così è ritornato a parlare oggi il presidente dall’Autorità di Sistema dei Porti del Tirreno Meridionale e dello Jonio calabrese, Andrea Agostinelli, in una conferenza stampa convocata presso l’ufficio dell’autorità portuale di Corigliano-Rossano. Uno sfogatoio per mettere in fila, carte alla mano, tutta la storia del progetto (sfumato) proposto da Nuovo Pignone Baker Hughes per il bordo banchina all’interno della grande darsena di Corigliano-Rossano.

Partiamo da un fatto – confermato cristallinamente da Agostinelli – che deve rappresentare un punto fermo in tutte le discussioni future: l’investimento poteva essere fatto, anche a prescindere dalla volontà, dai cavilli burocratici e dai vari impasse di grande rilevanza evidenziati dagli uffici comunali nei mesi scorsi. «È stata la politica – ha sottolineato l’ammiraglio - a determinare il rifiuto di questo progetto. Non certo, come sento dire, qualche vizio procedurale…». E poi il presidente dell’Autorità portuale spiega pure il perché: «Sui 54 porti di rilievo Nazionale – ha detto - è il governo che decide e quindi un’autorità governativa che decide. Rispetto al progetto Baker Hughes abbiamo fatto un grande lavoro interessando e ricevendo il parere di ben 11 soggetti interessati tra enti e istituzioni che si sono espressi tutti favorevolmente al di fuori del Comune di Corigliano-Rossano che, in seno di Conferenza dei Servizi, nel ribadire di non aver elementa a sufficienza per poter rilasciare la conformità urbanistica, a nostro avviso si era praticamente detto favorevole».

Perché intendere come un assenso una non decisione? «Per una qualsiasi opera da realizzare la linea guida – ha continuato Agostinelli – è quella dell’utilità pubblica. Questa autorità portuale ha stabilito che l’insediamento industriale a bordo banchina avesse un grande utilità pubblica. Così come hanno una grande utilità pubblica – ha sottolineato ancora – questa sede in cui ci troviamo oggi (l’Autorità portuale), il capannone del cantiere navale e pure la struttura del Mercato Ittico. Tutte opere queste – ha messo in evidenza Agostinelli – che sono state realizzate ma che di fatto non hanno alcuna conformità urbanistica». Pertanto, dovrebbero essere abusive. E se sono abusive, l’unico modo per sanarle è la demolizione.

Proprio di questo ha parlato anche l’ammiraglio livornese che nel prossimo novembre, proprio su sollecitazione del sindaco di Corigliano-Rossano, ha convocato la conferenza dei servizi destinata appunto ad avviare un’opera sanatoria della struttura della Meris. E senza mezze misure ha detto: «Vedremo quello che si potrà sanare – ha precisato con un tono deciso – altrimenti tutto il resto verrà demolito!».

Ritornando a Baker Hughes, dunque, il progetto si sarebbe potuto realizzare con la sola autorizzazione unica ZES «che – ha ripetuto Agostinelli – avrebbe mandato in deroga tutto». Quindi, cosa è mancato? La volontà politica e quelle foglie di fico («Piano regolatore, conformità urbanistica, delocalizzazione dell’investimento e in ultimo anche una fin troppo sventolata legalità come se qui nessuno agisse nel regime delle regole tranne che il sindaco!») che di fatto si sono trasformate in un muro insormontabile che, alla fine, ha fatto desistere Baker Hughes. Su tutti, però, è mancata quella chiara e palese volontà del territorio che anche su questa questione, come sempre del resto, è rimasto ai margini ad osservare l'evolversi degli eventi.

Corigliano-Rossano ed il nord-est, insomma, perdono definitivamente («anche se mi auguro ancora che possa arrivare una chiamata ma non ci credo proprio») un’opportunità epocale per i suoi soliti bizantinismi, per le troppe prese di posizione ideologiche e mai concrete, per la smania di creare la contrapposizione a tutti i costi. Questa, però, è una storia per la quale, crediamo, non sia stata ancora scritta la parola fine.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.