La Passione vivente di Terranova da Sibari, candidata ad essere Patrimonio Unesco
Il borgo diventa un palcoscenico a cielo aperto dove si rivive interamente la Via Crucis accompagnata dai secolari canti in dialetto terranovese
TERRANOVA DA SIBARI – Una tradizione che sopravvive al tempo, quella dei canti secolari che anticipa ed accompagna la settimana santa a Terranova da Sibari.
Abbiamo una guida d’eccezione, il sindaco del borgo, Luigi Lirangi, che ci apre le porte su un patrimonio culturale che è addirittura candidato alla tutela Unesco.
Oltre ai canti infatti, Terranova, è il palcoscenico a cielo aperto della Passione Vivente di Cristo. Ma andiamo per ordine, e lo facciamo con Luigi Loricchio, colui che trascritto tutti i versi di questi canti che da alcuni studi tecnici, sembrano risalire al medioevo, in un libro nel 2008. Trascritti perché venivano tramandati oralmente tra gli abitanti del paese in dialetto terranovese stretto.
«Ricordo mia nonna, così come altre donne, durante la mia infanzia, che cantavano a memoria queste melodie, che descrivevano la passione del Signore, anche attraverso la lamentazione della Madonna – ci dice Loricchio – così come quello in cui è protagonista Giuda mentre compie il suo tradimento». Una vera e propria tragedia cantata da tutti i personaggi che presero parte alla vicenda di Gesù prima, durante e dopo la Crocifissione.
I canti iniziano sette giorni prima della Domenica delle Palme, quando il simulacro della Vergine viene spostato dalla chiesa di San Francesco a quella del Purgatorio. Comincia così la Settina dell’Addolorata, i sette giorni in cui la sera, i fedeli intonano le lamentazioni, una sorta di rosario musicato. Verrà poi ripreso durante la processione del Venerdì Santo, il canto della durata di un’ora, spezzettato ed intonato ad ogni stazione.
Proprio la processione vivente, porta Terranova all’attenzione dell’Unesco, perché dal 1970, sotto l’egida di Alfredo Veltri presidente dell’allora Centro di cultura popolare, questa rappresentazione viene fatta da persone che interpretano l’intera passione. Dopo una battuta d’arresto, l'Associazione del Gruppo Folk Sacro del Venerdì Santo nel 1978, riprende la tradizione e la rende ancora più suggestiva.
Memoria storica di questo evento, Adelmo Manna, 71 anni, ancora molto energico e sentiamo, attraverso i suoi racconti, l’autentico attaccamento alla manifestazione sacra: «Oggi sono in lutto per due motivi: la manifestazione della morte di Cristo e, per il secondo anno consecutivo, la passione vivente ferma per via del covid».
Quella di Manna, esprime la forte identificazione che sentono i terranovesi nei confronti di questo rito, che ha preso spunto, dal 1978 in poi, dal film Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli: «Rappresentiamo la settimana santa partendo dalla Domenica delle Palme, con Gesù che entra a Gerusalemme su un asino, l’ultima cena e i due dei tre processi del venerdì santo, sinedrio e pretorio».
Un momento di intenso pathos, tutti ne restano affascinati e coinvolti. Si possono ammirare trecento tra comparse e attori, vestiti con abiti del tempo, che variano, dal soldato romano ai sacerdoti del tempio. Ponzio Pilato che interagisce con Gesù e la popolazione di Gerusalemme.
Rigorosamente di sera, al freddo, lo scenario rimane integro, coinvolgente, ove i canti in dialetto terranovese commuovono, anche senza capirli. E poi il calvario e la crocifissione, tutto riproposto così come se si fosse davvero presenti al momento descritto nelle Sacre Scritture.
E’ questo il Patrimonio immateriale Unesco da salvaguardare, che unito alla Processione dei Misteri risalente al 1700, ove si possono vedere le 13 statue lignee sempre settecentesche, tra cui quella degli giudei e di Ponzio Pilato, sfilare per tutto il paese lascia per sempre tracce nella memoria di chiunque assista alla cerimonia.
Ma soprattutto una perla del nostro patrimonio territoriale, della nostra identità, appassionata e legata alle tradizioni di cui quella terranovese, diventa un tassello fondamentale, insieme ad altre. La testimonianza di una Calabria unica nel suo genere, che va oltre l’usura del tempo.
(fonte foto, Archivio Adelmo Manna)