Rossano pronta a ricominciare dal termodinamico? L'occupazione resta il nodo cruciale da sciogliere
Rossano sarebbe anche pronta a ricominciare. Se non fosse che quel piano di sviluppo industriale ed articolato – che negli anni ‘80 ha significato pane ed opportunità di crescita per tutti – oggi non si muove di un millimetro. Che poi, è tutta una questione di punti di vista: da un lato quello della vocazione industriale, che restituisce un lavoro fisso a tanta gente, oggi più che mai costretta a tirare a campare; dall’altro quello di chi tifa per una città piena di mare e sole, con l’orizzonte pulito e una costa non più vittima di stupri. Ma il turismo, qui nella conca marina della Sibaritide, è mai davvero decollato? Vale davvero la pena mettersi di traverso sulla corsa del treno Enel verso l’industrializzazione, in cambio di un territorio rinsecchito dalla crisi? Il difficile dei giorni nostri è proprio far capire che mare e cielo sono merce comune da queste parti. Non lo sono invece l’antica Sybaris, i frammenti della nostra storia e cultura, quel Codex che oggi è unico patrimonio Unesco in terra calabra; roba che, se ce l’avessero avuta fuori Italia, ci avrebbero fatto costruire intorno una teca di cristallo. Ma mentre noi impariamo a prenderci cura di tutto questo, che è solo nostro ed è solo qui, perché non far partire quello sviluppo sostenibile che sarebbe tanto ambizioso quanto efficace? Metterebbe d’accordo un po’ tutti. E così venerdì lavoro, salute e ambiente sono diventati figli naturali di un unico punto di vista: quello di una proposta concreta per rilanciare il sito industriale di Contrada Cutura, che garantisca posti di lavoro e contemporaneamente preservi le vocazioni economiche della nostra terra come turismo e agricoltura. Se ne è parlato nell’Istituto Tecnico Industriale “Ettore Majorana” di Rossano, nel corso del convegno “Energia del Sud”, che ha offerto ai cittadini la possibilità di condividere tutte le potenziali buone conseguenze di una riconversione della centrale al solare termodinamico. Si spinge così verso le energie rinnovabili, “decarbonizzando” quelle politiche industriali che poi ci hanno resi dipendenti dalle fonti fossili. Un passaggio possibile e conveniente dal punto di vista economico, oltre che sociale ed ambientale, tutto votato allo sfruttamento come fonte energetica primaria della radiazione solare, accumulata sotto forma di calore per mezzo di tecniche di concentrazione solare e riconvertita ai fini della produzione di energia elettrica. Una proposta costruttiva, di quelle meditate con i piedi ben piantati a terra, accolta benevolmente anche dal personale impiegato che, però, si mantiene prudente. «Qualsiasi proposta, a questo punto, è più che ben accetta nella misura in cui scongiura il rischio del totale inutilizzo dell’impianto – spiega Gino Campana in veste di dipendente Enel -. Tuttavia è bene tenere presente il fatto che una centrale solare termodinamica occuperebbe al massimo una decina di persone, poiché non richiede particolari manutenzioni. Quindi non è certamente la soluzione migliore in termini di garanzie occupazionali. Il problema, a mio parere, si risolverebbe ricorrendo ad un mix di soluzioni in cui dar spazio, sì, al termodinamico, ma affiancandolo per esempio al ciclo integrato dei rifiuti. Così si potrebbe ottenere un livello d’occupazione decente». Al di là di tutto, forse è davvero arrivato il momento per Rossano – e per tutta la Sibaritide – di darci un taglio con quel suo essere sospesa tra il non poter più aspettare e il non voler ancora cominciare a ricostruire e a costruire. Le giustificazioni, oggi, stanno a zero.