Oggi, 17 Marzo 2014, ricorrono i 153 anni dell’Unità d’Italia. Gli ideali che portarono all’unità nazionale si radicarono sempre più fortemente e palesemente tra i pensieri di Giuseppe Mazzini, ideatore della Giovane Italia, Giuseppe Garibaldi e Re Vittorio Emanuele II soprannominato il “padre della patria”. I primi moti insurrezionali iniziarono nel 1848, con le cinque giornate di Milano, dove il 23 Marzo Carlo Alberto di Savoia decise di entrare in azione dando vita alla prima guerra d’indipendenza. L’Austria, però, dopo una cruenta battaglia recuperò le città perse e il 4 agosto Carlo Alberto fu costretto ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II. Nel 1858 Cavour e Napoleone III strinsero un accordo segreto nel quale i francesi avrebbero sostenuto i Savoia in caso di attacco austriaco. Cavour, allora, con comportamento provocatorio riuscì a farsi dichiarare guerra dagli austriaci, dando inizio alla seconda guerra d’indipendenza. Nel 1860 venne organizzata la spedizione dei mille, guidata da Giuseppe Garibaldi. Mentre Garibaldi conquistava la Sicilia, le regioni della Basilicata e della Puglia dichiararono la loro annessione al Regno d’Italia. Il parlamento sardo decise, allora, di proclamare nel 1861 il Regno d’Italia consegnando la corona a Vittorio Emanuele II e ai suoi eredi. Solo nel 1870, con la breccia di porta Pia, Roma fu conquistata dalle truppe italiane e nel 1871 venne proclamata capitale del Regno. Il nostro auspicio, in questa gloriosa ricorrenza, è quello che i giovani, di qualunque grado d’istruzione, diano a questa giornata un valore inestimabile al sacrificio umano profuso dai nostri avi. Un sacrificio che fa di noi, oggi, una Nazione unica, indipendente, sovrana e unita. Purtroppo, nonostante i buoni auspici, dobbiamo registrare con sgomento ed incredulità l’indecoroso spettacolo che la nostra Nazione sta patendo in questo baillame periodo storico e politico. La politica quella vera, intesa come mero scopo missionario, non garantisce più quei sacrosanti diritti che il suo popolo reclama. Concludiamo postando una celebre frase di un uomo e politico della nostra Repubblica: “un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione”. Giovane Italia Rossano