Rossano, arte. Inaugurazione giorno 5, ore 19:30 e fino al 18 agosto, del percorso di arte visiva, “tra pittura, fotografia, grafica e poesia” dal titolo “Per filo e per segno” di Silvana Maglione e Marco Grosso. La mostra sarà ospitata nella Sala Grigia di Palazzo San Bernardino. Il filo ci rinvia ad una lettura mitica della nostra civiltà. Al ricordo di studi giovanili, quando sacrifici umani, coraggio, amore, inganni si compenetravano in uno spazio chiuso... labirintico. E noi, per quanto ricordo, tifavamo per Teseo ed Arianna. La paura, il mostruoso, l’amore - una sorta di grammatica elementare del sentire - trovavano allora nel filo una via d’ uscita. Una direzionalità di salvezza. Da allora il filo, sin nelle più semplici espressioni verbali, ha sempre rappresentato anche lo strumento, l’inganno usato per fuggire da ogni forma di labirinto o pericolo che la vita potesse presentare.
ARTE, PER FILO E PER SEGNO: SILVANA MAGLIONE
Il fascino millenario di questo mito, oggi, invece, ci aiuta solo in modo limitato a decifrare, leggere questa mostra. Questa l’introduzione al percorso di arte visiva, “tra pittura, fotografia, grafica e poesia, “Per filo e per segno” di Silvana Maglione e Marco Grosso. Silvana Maglione è nata a Rossano. Dopo aver conseguito, giovanissima, la maturità al liceo artistico di Napoli, si è diplomata, allieva del maestro Perez, in scultura all’Accademia di Belle Arti.Ha partecipato a corsi internazionali di calcografia presso l’accademia di Urbino. Docente di discipline plastiche ed educazione visiva, nel corso di decenni di attività artistica ha partecipato a numerose mostre. Conseguendo, con “Sogno” - opera del 1990 - , il premio "Arte Mondadori". Il lavoro, dispiegatosi nel corso degli ultimi quarant'anni in numerose personali in Italia e all’estero, è fortemente caratterizzato da una innovativa ricerca sui linguaggi come sui materiali utilizzati.
ARTE, PER FILO E PER SEGNO: L'ARTE DI SILVANA MAGLIONE
Progressivamente nel corso degli anni del nuovo millennio, si fanno pressanti l’ispirazione originaria di un'indagine sul corpo. E più in generale l’esigenza di ricercare nella figura e nell’espressione umana quella varietà di sensazioni e sentimenti che trovano nella dimensione corporea la loro sede naturale. Il recupero del filo e dei fili della propria vita come della propria esperienza artistica. Ed il filo è il percorso proposto in quest’ultima mostra rossanese anch’essa pensata in termini di sperimentazione di incontro fra linguaggi diversi. In simbiosi quindi con l’opera di un fotografo Marco Grosso. Laureato e dottorato in Filosofia a Napoli, nel 2013 pubblica con Aracne Editrice “Muta Musa”. Opera che raccoglie vent'anni di scrittura poetica attraversata sia dal tentativo dichiaratamente u-topico di costruire una “poetica del silenzio”. Che dall'urgenza intima di raccordare le due anime. Quella lirico-poetica e quella critico-filosofica.
ARTE,PER FILO E PER SEGNO: MARCO GROSSO
Dopo una prima mostra personale allestita nel 2104 a Viterbo, inizia a lavorare sulla “
Foto-poesia”. Cioè sul filo che congiunge le due “scritture” accomunate dalla stessa passione per la ricerca di quell'
Istante decisivo in cui lo scrittore di luce e di voce, nel verso come nello scatto, coglie “il tempo che è, finalmente” (I. Fossati), così da “raggiungere l'eternità in un solo istante” e “cogliere la Vita di sorpresa” (H.C. Bresson) in una
co-incidenza di evento, forma compositiva e densità di significati. In questa mostra di Rossano, unitariamente incentrata sulla sperimentazione e sulla interazione di fili e segni di linguaggi diversi, nella sezione fotografica “
Sul filo dell'Ombra” Marco Grosso propone un suggestivo percorso, raccordato filologicamente all'insieme delle opere rappresentate, in cui l'Ombra è riconosciuta primogenita della
Luce e
Segno per eccellenza.