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I ristoratori abbandonati dal governo, tra disperazione e rassegnazione

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Ristoranti, bar e pizzeria sono tra le attività maggiormente colpite dalle chiusure dovute al Coronavirus. Ecco il loro sfogo

Il prossimo 4 maggio è la data indicata per la fine del lockdown per molte regioni e città, la cosiddetta Fase 2 che dovrebbe ricondurre piano piano il Paese alla normalità pur sotto lo spettro del virus, né vaccino né cura sono stati ancora scoperti, solo la prevenzione e il rispetto dei protocolli continueranno ad aiutare a contenere il contagio. Uno scenario che non può certo definirsi “normale” e che preoccupa tanti, soprattutto chi come me opera nel settore della ristorazione e di qualità sia nella cucina che nell’accoglienza. Distanziamento sociale, sanificazione continua di luoghi e mezzi, ausili di protezione sanitaria personali e ciò con cui, da qui ad una data ancora non definita, dobbiamo convivere ed attenerci. Sull’argomento è intervenuta l’Italia del Meridione e dal ristorate Francesco Russo rivendicando come siano stati tra i primi a «lanciare quel grido di allarme che veniva dal settore economico e segue con attenzione ogni decreto o bozza che il Governo giornalmente annuncia a sostegno delle aziende e delle attività commerciali». Ma ad oggi nulla di fatto:  «Che la prossima stagione estiva sia compressa questo è un dato di fatto, il settore turismo registra perdite da default e molte delle attività ricettive, soprattutto delle regioni del sud che vivono durante questo periodo dell’anno, hanno deciso di non aprire. Alle perdite della chiusura obbligata, a cui nessun “Cura Italia” ha dato ad oggi risposte certe e definitive se non la “garanzia” di un ulteriore indebitamento con le Banche e gli Istituti di credito, si aggiungono come un macigno la non certezza delle date della riapertura, gli obblighi di prevenzione e le assurde se non proprio fantasiose proposte che assicurino il distanziamento sociale. Ristoranti, pizzerie, bar, pasticcerie, hanno già gettato nella spazzatura capitali investiti pronti a rispondere all’avvio della nuova stagione che già con la Pasqua avrebbe dovuto rappresentare l’inizio del 2020. Personale licenziato o non confermato, un indotto vastissimo, uno dei settori trainanti del Pil del Paese, piegato su stesso». E seppur le urla della categoria che rappresento risuonano da nord a sud il Governo sembra non avere orecchie. “Ci chiedono di riaprire”, “Ci propongono misure che inciderebbero fino all’80% del fatturato”, “Ci propinano inverosimili dispositivi di sicurezza”, “Ci chiedono di fare uno sforzo (noi!) e lavorare senza orari, senza pause”, questo è ciò che ripetiamo. E che anche come movimento politico lo indirizziamo ai nostri politici, quella dei proclami ma del nulla di fatto. «Sosteniamo – dichiara l’IDM - quindi ogni tipo di iniziativa che aiuti davvero la ripartenza, siamo consci del pericolo e della situazione di emergenza che tutto il mondo sta vivendo ma ci opponiamo e rifiutiamo categoricamente alla non presa di coscienza da parte del Governo che ad oggi si rifiuta di intraprendere azioni di forza e diventare non garanzia ma reale sostegno finanziario e a tasso 0. Uno dei settori che rappresenta il Paese e per cui tutto il mondo ci invidia sta collassando e non per la pandemia ma per la mancanza di coraggio del nostro Governo ad attuare misure di liquidità immediata, sospendere come è stato chiesto ogni tipo di fiscalità e tassa per tutto il periodo che serve per ripartire davvero».  
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.