IN ITALIA, in genere, siamo pronti alla critica facile quanto sterile. Per una volta, chiediamo licenza ai lettori, cercando di inserire un problema drammatico: il
precariato nella scuola. Non sono ancora chiari i contorni della
riforma, è trapelato solo che centomila insegnanti verranno immessi in ruolo. Si è detto, la piaga sono le
supplenze. Fateci capire, però, quando capiterà una astensione obbligatoria per maternità che dura cinque mesi almeno, chi andrà a sostituire quella docente? Un insegnante gravemente ammalato potrà chiedere la sostituzione ai propri colleghi a cattedra completa? È proprio vero, il nostro è un paese radicale: tutti in pensione, nessuno in pensione in vita, ma post mortem (leggi
Fornero ndr). Poiché la virtù sta nel mezzo, i vari ministri dovrebbero attivare una sana cura di ascolto, ma non delle corporazioni bensì, per esempio, delle migliaia di insegnanti comprese nelle
graduatorie d’istituto, specialmente quelle in
fascia C. Gente che per tre o quattro ore di supplenza, nella speranza che possano essere prorogate, parte dalla Calabria e si colloca in graduatoria a Tradate, in provincia di Varese. Lì, ovviamente, come si dice “starà sulle spese”, cioè da casa riceverà l’aiuto economico pur di racimolare qualche punto e scalare graduatorie, paragonabili all’Everest. Insomma, una storia di miseria in ambito culturale, un fenomeno che espone le menti del nostro paese all’elemosina, ponendole in una condizione da “cappello in mano”. Cancellare tutto ciò si può, ma dando speranza e dignità al corpo docente, non chiudendo il boccaporto della nave per dire che il “si salvi chi può” è riferito solo a centomila. Gli altri si arrangino.