di SERAFINO CARUSO Rifiuti: ovvero, la bomba sempre pronta ad esplodere. Di quei rifiuti che vanno a finire prima negli
impianti di trattamento e smaltimento, poi nelle discariche. Adesso, non appena si limeranno alcune pratiche burocratiche, si darà il via libera al trasporto dei rifiuti all’estero. La Regione, da circa tre anni, in regime di proroghe e attraverso ordinanze contingibili e urgenti, affida a diverse aziende, su tutto il territorio, la gestione degli impianti. Per la gestione dell’
impianto di lavorazione dei rifiuti solidi urbani di contrada Bùcita, a Rossano, l’incarico viene affidato all’azienda Ecologia Oggi. L’ultima ordinanza è la n. 129 del 13 novembre scorso. Entro maggio prossimo, si dovrà cambiare rotta. Non più ammesse eccedenze, attualmente di circa il 50% rispetto al valore nominale di ingresso rifiuti negli impianti calabresi. Non si potrà andare oltre. Che fare, quindi? La
Regione Calabria e il Presidente Mario Oliverio hanno riflettuto. E optato per l’immediato ripristino del bando per il trasporto dell’eccedenza del tal quale all’estero. Un bando fatto con regolare gara di carattere europeo. Si tratta, solo per le province di Cosenza e Reggio Calabria, di 1.500 tonnellate di rifiuti eccedenti al giorno. Per la Provincia di Cosenza, siamo sulle 700 tonnellate. Nell’impianto di Bùcita, a Rossano, possono essere trattate 120 tonnellate di “tal quale” al giorno. Nell’ultimo anno, non si sono registrate crisi di rifiuti in strada per via dell’aumento della capacità di trattamento degli impianti (il 50% rispetto al valore nominale di ogni impianto) e per il conferimento, nel periodo estivo, in impianti toscani e campani. Ad oggi, quasi tutti gli scarti di lavorazione dei rifiuti vengono conferiti presso le discariche per rifiuti non pericolosi Sovreco di Crotone e Bieco di Scala Coeli. Gli impianti pubblici e privati di interesse pubblico lavorano in regime di deroga. Di conseguenza, si riducono i tempi di stabilizzazione della frazione organica (il cosiddetto “sottovaglio umido”) e quindi non è possibile raggiungere i valori di IRD (indice di respirazione dinamico dei rifiuti) stabiliti dalla legge, con conseguente impossibilità a chiudere il ciclo di trattamento dei rifiuti. La Regione Calabria, però, nel frattempo ha deciso di promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti in differenziabili. Come? Con l’incentivazione della raccolta differenziata. Per fare ciò, c’è bisogno che si pensi alla realizzazione di moderne piattaforme di trattamento che consentano il recupero di materia prima dal rifiuto urbano che residua dalla raccolta differenziata, il compostaggio della frazione organica del rifiuto urbano da raccolta differenziata, anche con produzione di energia, la valorizzazione della frazione secca del rifiuto da differenziata. Ma la tempistica non dà sconti. E una soluzione per l’indifferenziato prodotto deve essere trovata. Ecco allora il bando dei rifiuti all’estero. Gara aggiudicata lo scorso luglio in via definitiva ad una A.T.I. (associazione temporanea d’imprese) per il servizio di accettazione, imballaggio, stoccaggio temporaneo, carico, trasporto, recupero e smaltimento in ambito internazionale comunitario dell’indifferenziato della Calabria. Per la Provincia di Cosenza, viene individuata la stazione di Sant’Irene per l’accettazione, l’imballaggio, il trasporto e lo smaltimento. I rifiuti (circa 700 tonnellate giornaliere per tutta la Provincia di Cosenza) verranno trasportati, una volta imballati secondo rigidissimi criteri indicati dalla legge (arriveranno al
porto di Corigliano e
non toccheranno neppure la banchina, in quanto una gru li solleverà e li sistemerà nelle navi), e trasportati verso Spagna e Portogallo. Il surplus andrà nell’impianto di Bùcita e in quello della Calabra Maceri. Le navi sono da 3.000 e 5.000 tonnellate. Al porto di Corigliano, non potranno sostare per più di 48 ore (il tempo massimo per caricarle). La penale da pagare sarà di 15mila euro giornaliere. La Regione pagherà 160 euro per ogni tonnellata di rifiuti diretta in questi Paesi. Oggi, invece, quanto paga la Regione Calabria? Sempre per tonnellata, sono 80 euro che vanno ad Ecologia Oggi (gestore, tra gli altri, dell’impianto pubblico di Bùcita), 70 euro a Bieco (per la discarica di Scala Coeli). Ci sono spese anche per il trasporto: 18 euro a tonnellata per il trasporto a Rossano e 22 euro per il trasporto a Crotone, presso la discarica dei Vrenna. Il tutto per assicurare lo smaltimento degli scarti, il trasporto dei rifiuti e la manutenzione degli impianti (ormai obsoleti e malfunzionanti). I costi, ovviamente, a carico della Regione. Quindi dei contribuenti calabresi. 80 euro a tonnellata, quando, invece, per ogni tonnellata di rifiuti una normale azienda spende circa 15/20 euro a tonnellata. Per non parlare dello smaltimento del percolato e la manutenzione della discarica di Bùcita: altre 200/250mila euro. Soldi che potrebbero essere risparmiati se la Regione provvedesse a fare una idonea copertura con teli. Per evitare, in tal modo, soprattutto quando piove, il gran cumulo di percolato. Il costo si attesterebbe intorno alle 150mila euro. Spenderne 150 una tantum, anziché 250 ogni anno, potrebbe essere un bel risparmio. Oggi l’impianto di Bùcita, a Rossano, ha dei macchinari non più efficienti. Le macchine trituratrici dovrebbero secernere il materiale indifferenziabile. Ma ciò non avviene. O comunque non avviene al meglio. Il risultato? Alcune discariche, giustamente, non accettano gli scarti che arrivano da Bùcita. Scarti che vanno a Crotone. Ma fino a che punto potrà andare avanti questa storia? Ecco il motivo del bando dei rifiuti all’estero. A patto, però, che nel frattempo la Regione Calabria si decida ad investire in maniera definitiva in un “riefficientamento” degli impianti pubblici, in attesa, poi, di iniziare il
revamping generale degli impianti del sistema rifiuti “Calabria Sud” (Rossano, Crotone, Siderno, Sambatello e Gioia Tauro). Per poter far “respirare” gli impianti. E metterli a norma (attualmente l’unico impianto d’eccellenza è quello della Calabra Maceri). Per il
revamping occorrono una ventina di milioni di euro. Ma con tale investimento si potrebbe produrre anche un ottimo prodotto dall’umido, magari da destinare all’agricoltura.