Speriamo non siano stati provocati danni abnormi e incontrollabili. L'attivazione, tre giorni fa, del nuovo polo Covid nell'ospedale "Giannettasio" celerebbe una situazione critica sulla quale si è riusciti ad intervenire solo ieri sera. Pare, infatti, che l'impianto di areazione del reparto nel quale vengono trattati i pazienti affetti da Sar-Cov-2 non sia stato isolato dal resto della struttura. Questo potrebbe aver provocato una circolazione dell'aria infetta nel resto dello stabile. Ovviamente, al momento, non c'è nessun allarme considerato che all'interno dell'unità operativa Covid, fino a ieri c'erano solo due pazienti. Resta, però, la grave falla. Una disattenzione importante. Soprattutto alla luce del fatto che i preparativi per l'apertura del reparto si sono protratti per sei mesi e questa era la prima delle norme di sicurezza che bisognava seguire. Lo dicono tutti i protocolli, anche quelli più elementari. Nella serata di ieri, una volta accortisi del disguido, i tecnici dell'Asp hanno provveduto a rimodulare l'impianto di areazione e a ripristinare (si spera) le condizioni di sicurezza. Nel frattempo, però, ai margini dell'attenzionato Polo Covid c'è tutto un mondo ospedaliero che sembra essere andato in sofferenza come non mai. Agli atavici problemi strutturali, alla mancanza di letti e di personale, oggi si aggiungono altre defezioni. Il reparto maggiormente preso di mira dalle scelte aziendali dell'Asp di Cosenza, sembra essere quello di cardiologia. L'unità operativa complessa dal dicembre scorso è oggetto di continui disservizi a cui nessuno sembra voler porre rimedio. Prima la chiusura del reparto per mancanza dei parametri igienico-sanitari (oggi al suo posto è stato insediato proprio il Polo Covid), poi l'apertura parziale delle degenze senza il supporto dell'Utic, oggi la definitiva mazzata. Pare infatti che a Catanzaro, il Commissario ad Acta, stia per rimodulare il programma di ammodernamento tecnologico per gli ospedali calabresi (DCA 183/2019), probabilmente sempre per far quadrare i conti di una sanità che ha debiti in ogni dove. Bene, questa rimodulazione - da quanto se n'è saputo - prevedrebbe anche la sottrazione (o meglio, la non assegnazione) di alcune strumentazioni mediche negli spoke dell'Asp di Cosenza. Tra queste quella dell'angiografo, un'apparecchiatura essenziale per gli esami angiografici e, quindi, anche per le prime diagnosi coronariche. In buona sostanza, con questa ulteriore defezione, andrebbe a porsi una pietra tombale sulla possibilità di rimettere in piedi nello spoke di Corigliano-Rossano l'unità di terapia intensiva coronarica.