Insiti, Dima (FdI): «Dev'essere un progetto di unificazione, non un semplice intervento di arredo urbano»
L'appello del dirigente nazionale di Fratelli d'Italia: «Antoniotti e Graziano sono due voci che hanno memoria istituzionale e visione. È importante che tornino a farsi sentire»
CORIGLIANO-ROSSANO – Ormai Insiti più che cuore della città, sta divenendo occhio del ciclone, tra polemiche, scontri politici e vedute differenti. Abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora svelando che il progetto firmato Femia per l'area baricentrica di Corigliano-Rossano, prevede sport, cultura e paesaggio, ma nessuna funzione amministrativa o direzionale per l'area, facendo sparire, di fatto la "Cittadella degli Uffici".
In seguito a questa rivelazione Fratelli d’Italia aveva criticato il progetto presentato dal Comune, sollevando anche dubbi anche sui costi stimati. Al contrario, il consigliere di maggioranza, Fusaro, aveva addirittura avanzato l'ipotesi di far sorgere a Insiti un "Polo delle superiori".
Sul caso oggi interviene anche Giovanni Dima, dirigente nazionale di Fratelli d'Italia ed ex amministratore dei due estinti Comuni di Corigliano e Rossano, già assessore regionale e deputato, che interviene nel dibattito affermando che «Insiti non sta andando nella direzione stabilita dalla legge regionale sulla fusione».
Il dirigente del Partito della Meloni, condividendo le preoccupazioni espresse dal centrodestra cittadino nelle sue articolazioni organizzative e raccogliendo anche le sottolineature del PD locale, ritiene che il progetto presentato lasci irrisolto ciò che la legge regionale 2/2018 indica come funzione primaria di Insiti: essere il centro amministrativo della città unica.
«La cosa più grave – afferma – è che i soli 40mila metri quadrati realmente disponibili, perché di proprietà comunale e quindi immediatamente utilizzabili, siano stati destinati integralmente a un polo sportivo. È un'anomalia evidente: l'unica area su cui il Comune può intervenire direttamente viene "vincolata" a una funzione che non interpreta il ruolo che la legge assegna a Insiti, cioè quello di essere il baricentro istituzionale di Corigliano-Rossano».
Sicuramente Insiti non è un'area qualunque. «La legge regionale – aggiunge - ne fa il luogo destinato ad accogliere la Cittadella degli Uffici: non per ragioni simboliche, ma perché una città policentrica ha bisogno di un punto fisico che tenga insieme le sue articolazioni. Il masterplan, invece, non contempla questa funzione, neppure in forma potenziale. È questo il vero limite politico della scelta: una visione che non si confronta con lo spirito della fusione».
L'ex parlamentare, poi, interviene anche sul tema ambientale, chiarendo una volta per tutte il fraintendimento diffuso: «Nessuno intende trasformare Insiti in un agglomerato di cemento. Esistono modelli urbanistici che permettono di insediare funzioni direzionali in modo pienamente sostenibile, integrato nel verde, con materiali naturali e tecnologie a basso impatto. L'ambientalismo non è una prerogativa di qualcuno: è un valore condiviso. Il problema non è l'ambiente, ma la mancanza di un indirizzo politico che riconosca a Insiti il ruolo per cui è stato pensato».
E poi l'appello e l'auspicio del confronto, del dibattito serrato ma costruttivo. «Serve – dice - un dialogo aperto, concreto, senza pregiudizi. È mancato sul nuovo tracciato della Statale 106, è mancato sulla vicenda Baker Hughes, non può mancare su Insiti. Qui si decide un pezzo di futuro della città».
Da qui il richiamo alle figure che più hanno lavorato, in passato, sulla fusione e sulla centralità di Insiti: «Giuseppe Antoniotti, da sindaco di Rossano, si è speso molto perché questa area diventasse la cerniera urbana della nuova città. E Giuseppe Graziano, che la legge sulla fusione l'ha scritta, ha previsto Insiti come sede naturale della Cittadella degli Uffici. Sono due voci che hanno memoria istituzionale e visione. È importante che tornino a farsi sentire. Mi aspetto da entrambi una difesa strenua dei dettami della Legge Regione 2/2018, per difenderne l'impianto, che è stato completamente ignorato dal masterplan».
«Il rischio è chiaro – conclude Giovanni Dima - perché Insiti viene indirizzata verso funzioni marginali, mentre la città continua a non darsi un centro. Manca un ragionamento complessivo, manca una strategia, manca il coraggio della visione. È tempo che la politica locale torni a considerare Insiti per ciò che deve essere: un progetto di unificazione, non un semplice intervento di arredo urbano».