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A Insiti sparisce la "Cittadella degli uffici" e appare un "Polo delle superiori"

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CORIGLIANO-ROSSANO - Negli ultimi giorni abbiamo riportato al centro del dibattito pubblico la questione di Insiti e di come il progetto elaborato da Atelier(s) Alfonso Femia, su indirizzo dell’Amministrazione comunale, "tradisca" l'idea iniziale di quell'area, poiché di fatto, la parte istituzionale – quella che dovrebbe dare forma al cuore amministrativo della città unica – è del tutto assente. Altro nodo venuto al pettine in questo periodo è il confronto sul nuovo stemma della città. Confronto che pare sia stato accantonato, nonostante l'iniziale entusiasmo. Entrambe le questioni, anche se per aspetti differenti, toccano il tema della "fusione mancata", che aleggia come un macigno sulla nuova Città di Corigliano-Rossano. A riprova che questi due tasselli siano fondamentali per l'oggi, ma soprattutto per il domani, è giunto il commento del consigliere comunale di maggioranza Giuseppe Fusaro che reputa «entrambe le riflessioni serie e fondate», e pertanto sente il bisogno di inserirsi in un confronto che reputa «non soltanto attuale, ma decisivo per il futuro della città».

Il consigliere parte dal punto più dolente, affermando che «non esiste nessuno, politicamente, che neghi che l'area di Insiti debba avere una funzione istituzionale. Il problema non è il "se", ma il "come". Ovvero: vogliamo realizzare qualcosa ancorato agli schemi del passato o vogliamo avere il coraggio di immaginare una funzione istituzionale coerente con una città contemporanea?». Questo "come" può sopravvivere nonostante l'assenza di edifici atti ad ospitare la Cittadella? Difficile.

Il consigliere argomenta la questione facendo un passo indietro, ricostruendo le fasi che hanno portato alla situazione attuale. «Proprio perché il tema è politicamente delicato, bisogna dirsi anche alcune verità scomode. Quando la legge regionale indicò Insiti come sede della città nuova, una parte consistente dell'area era occupata abusivamente da coltivazioni. Non c'era piena disponibilità del suolo, non c'erano fondi certi, non c'era un piano esecutivo. Il primo dato politicamente rilevante è che oggi quell'area è tornata alla città: una operazione complessa che va riconosciuta come merito all'attuale amministrazione, perché ha risolto un problema che per anni nessuno aveva affrontato. Ma è altrettanto vero che inserire per legge una sede istituzionale su terreni che non erano nella piena disponibilità pubblica rappresenta un'anomalia grave, non solo urbanistica ma politica. Si è immaginato un centro senza la terra, senza le risorse, senza una strategia regionale di accompagnamento. Un'impostazione che oggi presenta il conto». Ma oggi "la terra" c'è… non si potrebbe trovare una soluzione alle eventuali "storture" del passato e far di Insiti cuore pulsante di Corigliano-Rossano? Il consigliere, in questo caso tira in ballo sia l'assenza di fondi che l'assenza di una strategia strutturale regionale che accompagni i comuni nel processo di fusione.

Fusaro precisa che «in Calabria non esiste un Piano organico sulle fusioni. È praticamente l'unica regione del Mezzogiorno a non avere una strategia strutturale di accompagnamento per i Comuni nati dall'unione. Non esiste un fondo regionale dedicato, non esistono politiche continuative di investimento su sedi uniche, servizi condivisi, infrastrutture civiche. Le fusioni si proclamano, ma poi si lasciano camminare da sole». E poi riporta il caso della cosiddetta "Grande Cosenza": «un tentativo di fusione forzato, privo di una visione finanziaria, senza un euro messo sul tavolo, e bocciato dai cittadini nel referendum. Una politica delle fusioni imposta dall'alto e mai accompagnata sul piano delle risorse. Questo non è un problema solo di Corigliano-Rossano: riguarda l'intera Calabria nord-orientale. Quando si parla di cifre enormi, di decine di migliaia di metri quadrati, di funzioni strategiche, il tema va ben oltre i confini di questa città. E allora bisogna dirlo con chiarezza: con quali fondi dovremmo realizzare una cittadella istituzionale degna di questo nome? Con quali risorse strutturali dovremmo dare sostanza ad una legge che ha indicato un luogo senza garantire i mezzi per costruirlo?».

Dunque l'assenza degli uffici sarebbe dovuta ad una mancanza di risorse economiche? Eppure non ci sembrano pochi 57 milioni di euro (il valore stimato dell'intero masterplan potrebbe addirittura superare questa cifra).

Fusaro fa un ulteriore passo in avanti, fornendo ulteriori proposte. Per lui, infatti, «Insiti non debba essere solo un "parco urbano dei servizi" e nemmeno soltanto una cittadella amministrativa. Credo che serva un'aggiunta di visione: immaginare qui un vero polo delle scuole superiori, un centro formativo, culturale e sportivo delle nuove generazioni. Un luogo capace di far crescere insieme ragazzi coriglianesi e rossanesi, trasformando la fusione in esperienza quotidiana e non in semplice atto amministrativo. A chi negli anni mi ha risposto con l'obiezione "e cosa facciamo delle scuole esistenti?", la risposta è semplice: tante cose. Oggi paghiamo fitti passivi importanti, soprattutto nell'area di Corigliano. Molti edifici potrebbero essere riconvertiti in scuole medie, elementari, centri formativi, sedi di servizi pubblici. E un polo delle superiori non significa necessariamente spostare l'esistente, ma anche creare nuove opportunità: licei innovativi, indirizzi che oggi non abbiamo, percorsi professionalizzanti avanzati. Un polo delle scuole superiori non è solo una scelta organizzativa, ma una scelta urbanistica forte: significa spostare il baricentro simbolico e fisico della città verso le nuove generazioni, fare dei luoghi della crescita anche i luoghi della centralità urbana. Una città nuova nasce quando i giovani non stanno ai margini, ma abitano il suo cuore». Uno switch che cancella di fatto la Cittadella e crea un polo delle superiori? Con questo passaggio viene nuovamente cancellata con un colpo di spugna la funzione istituzionale dell'area.

Il messaggio finale, in qualche modo, lo ribadisce: «Una città nuova non nasce sommando sportelli. Non nasce sommando edifici. Non nasce sommando monumenti. L'idea che la città si faccia mettendo tutto dentro un palazzo appartiene a un'altra epoca». 

Poi l'attenzione si sposta sullo stemma della nuova Città: «Così come appartiene a un'altra epoca pensare che basti mettere insieme il Patire, la Torre, il Castello e il mare per creare uno stemma identitario. Un simbolo non è una galleria del passato. È una direzione. E allora vale la stessa domanda sullo stemma: abbiamo il coraggio di immaginare qualcosa di nuovo, terzo, dirompente? Qualcosa che non sia una semplice somma, ma una rottura gentile con le nostre certezze identitarie? Resta difficile comprendere come, nel 2017, non sia stata data ai cittadini nemmeno la possibilità di votare un nome nuovo per la città. "Corigliano-Rossano" è una dizione amministrativa, una fusione anagrafica. Non racconta un progetto. Non evoca futuro. È una somma che sa di poco».

«Io non sono contrario alla funzione istituzionale di Insiti. Tutt'altro. Ma una funzione istituzionale vera non è fatta solo di uffici. È fatta di vita. E se c'è una cosa che dà senso a un centro urbano sono le persone che lo attraversano ogni giorno. Le nuove generazioni, prima di tutto. Se Insiti resterà un contenitore, se lo stemma resterà una vetrina del passato, se il nome resterà una formula burocratica, allora la fusione rischia di rimanere una costruzione di carta. Ma se avremo il coraggio di scegliere luoghi vivi e simboli coraggiosi, allora Corigliano-Rossano potrà finalmente smettere di essere una somma e iniziare ad essere una città. La vera domanda non è dove mettere gli uffici. La vera domanda è se vogliamo amministrare il passato o costruire il futuro». Il nodo viene al pettine: la "Cittadella", secondo quanto afferma il consigliere, non sorgerà a Insiti.
 

Giusi Grilletta
Autore: Giusi Grilletta

Da sempre impegnata in attività per il prossimo, è curiosa, gentile e sensibile. Laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione, consegue la magistrale in Teoria e Metodi per la Comunicazione presso l’Università degli Studi di Milano. Consegue una seconda laurea magistrale in Pedagogia per ampliare le sue conoscenze. Ha lavorato presso agenzie di comunicazione (Lenin Montesanto Comunicazione e Lobbing) e editori calabresi (Falco Editore). Si è occupata di elaborare comunicati stampa, gestire pagine social, raccogliere e selezionare articoli per rassegne, correggere bozze e valutare testi inediti. Appassionata di scrittura, partecipa a corsi creativi presso il Giffoni Film Festival e coltiva la sua passione scrivendo ancora oggi racconti (editi Ilfilorosso) che trasforma in audio-racconti pubblicati sul suo canale YouTube. Ama la letteratura, l’arte, il teatro e la cucina.