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Il risveglio post voto in una città senza capipopolo

4 minuti di lettura

Come sono andate queste elezioni a Corigliano-Rossano? Ci dicono, innanzitutto, che rispetto alle precedenti consultazioni regionali del 2021, è andato a votare il 7% in più degli aventi diritto: 27.377 votanti. Ed è già una buona, anzi un’ottima notizia.

Nulla, certo, rispetto alle quasi 38 mila persone che si recarono alle urne (allora nei due estinti comuni) nel 2005 – anno di grazia, per partecipazione, delle regionali calabresi – quando il corpo elettorale era persino più ridotto di oggi (61.605 nel 2005 contro i 69.719 del 2025).

Il dato politico: la destra domina, ma non stravince

Il voto dice una cosa chiara: vincono due fattori, il radicamento sul territorio e il rinnovamento.

E dice anche che la destra, nonostante una campagna elettorale condotta quasi in silenzio — senza un solo evento pubblico in città, cosa mai accaduta nella storia elettorale locale dalla Seconda Repubblica in poi — torna a riaffermare la sua predominanza nell’opinione pubblica.

I numeri parlano chiaro: la coalizione di centrodestra incassa 14.391 voti (53,83%), contro i 12.078 (45,18%) del centrosinistra.

Insomma, la destra vince, domina, ma non stravince.

Anche perché, a differenza del passato, non trascina più con i suoi “capi popolo”, ma con le sue aree diffuse, più o meno radicate.

Su tutte, quella del “pluri decorato” Gianluca Gallo. Meglio di lui, in Calabria, non aveva fatto nessuno. All’anagrafe, residente di Cassano Jonio ma di fatto cittadino “vero e diffuso” della Calabria, per lui tantissime preferenze (più di 30 mila). Nessuno meglio di lui. E poi c’è l’effetto domino di Gallo che ha innescato consenso anche in città, trascinando con sé la popolarità degli altri candidati di Forza Italia. A riguardo, molto buona l'affermazione di Pasqualina Straface.

Abbiamo, inoltre, un’altra costante: la simpatia verso il forestiero, che resiste più a destra che a sinistra.

Lo dimostrano i voti raccolti da figure quasi mai apparse pubblicamente in città, come Rosaria Succurro, presidente della Provincia di Cosenza, che incamera circa 1.500 preferenze, più o meno la stessa cifra della competitor locale di Fratelli d’Italia, Dora Mauro.

Poi c’è il Campo largo: tra gioie e dolori

Passando al cosiddetto “campo largo”, definirlo semplicemente centrosinistra sarebbe riduttivo — e forse nemmeno del tutto reale.

Chi esce ridimensionato dall’agone politico cittadino è Giuseppe Graziano, che a Corigliano-Rossano si ferma a 752 voti, riducendo drasticamente il suo tradizionale “pacchetto” locale. Una flessione che, pur non intaccando la sua tenuta complessiva nel resto del territorio provinciale (sintomatico di lavoro costante e perseverante), gli è costata l’uscita dall’emiciclo regionale dopo tre legislature. Per la Casa Riformista, grazie anche al traino fatto dalla lista nella circoscrizione Nord in disputa fino all'ultimo per un seggio con quella del Centro, entrerà in Consiglio regionale Filomena Greco, altra rappresentante dell'universo-mondo della Calabria del nord-est.

Ma proprio nel campo larghissimo si registrano le due vere affermazioni “Wow” di questa tornata elettorale: Rosellina Madeo, la più votata del Partito Democratico nella Circoscrizione Nord; Elisa Scutellà, unica candidata eletta del Movimento 5 Stelle in Calabria.

Sorprese? Non proprio.

Rosellina Madeo, l’elezione della coerenza.

L’attuale presidente del Consiglio comunale di Corigliano-Rossano — incarico che con ogni probabilità manterrà anche ora, affiancandolo a quello regionale — non è affatto una sorpresa. La sua elezione è l’ennesima tappa di un percorso coerente, iniziato nel 2015.

Snobbata a lungo dal PD locale, che in quanto a strategie e visioni non ne ha mai azzeccata una, la Madeo ha saputo tessere relazioni, costruire reti e dialoghi fuori dai confini cittadini, fino a creare una sua riconoscibile credibilità politica.

Le cifre parlano chiaro: dei 6.719 voti totali, ben 5.147 provengono dal resto del territorio provinciale, dallo Jonio al Tirreno passando per Cosenza.

Un successo di militanza, prima ancora che di appartenenza.

Elisa Scutellà, la sorpresa della tenacia

Diverso, ma altrettanto significativo, il caso di Elisa Scutellà, vera rivelazione di queste regionali.

Qui non c’è un “sistema partito” alle spalle: c’è la forza della partecipazione, la coerenza della battaglia, la credibilità personale.

Una ragazza che ha saputo lottare per e dentro il Movimento 5 Stelle, spesso anche da sola — e, a tratti, contro alcuni apparati del suo stesso partito.

La sua battaglia per lo “scippo del seggio” in Parlamento l’ha resa popolare e simbolica. E i risultati lo confermano: 1.573 preferenze in città, la cifra più alta dell’intero campo progressista.

Con lei, ora, a Palazzo Campanella i sostenitori delle 5 stelle potranno finalmente sperare in un’opposizione “dura e pura”, in autentico stile grillino, senza sconti né mezze misure, dopo 4 anni di presenza in Consiglio regionale che buona parte della base ha ritenuto troppo tiepida per essere incisiva.

la sconfitta del Movimento e la Regia Baldino

E forse è proprio qui che si arriva al nodo politico del Movimento 5 Stelle, che esce ridimensionato rispetto al 2021, nonostante esprimesse il candidato presidente e nonostante avesse radicato una sua presenza all’interno dell’emiciclo regionale.

Il progetto del “campo largo” guidato da Pasquale Tridico, buono nei contenuti ma forse poco strutturato politicamente per una campagna lampo di appena un mese, ha mostrato limiti di organizzazione e di leadership.

In questo, la regia della parlamentare Vittoria Baldino non è esente da responsabilità. Artefice ostinata della candidatura di Tridico, ha vinto la battaglia sul nome ma perso quella sui voti, scegliendo di non mettersi in gioco direttamente nella competizione per le preferenze.

A reggere il peso della campagna, invece, sono stati Davide Tavernise — forte dell’essere consigliere uscente e capogruppo regionale — e la stessa Elisa Scutellà, che ne è uscita giganteggiando.

E Stasi? Il grande assente... il grande deluso

E il sindaco di Corigliano-Rossano? Flavio Stasi, che proprio oggi ha rilanciato la necessità di «costruire un centrosinistra coraggioso, impegnato e radicato sul territorio», resta una figura da decifrare in questa tornata elettorale.

Ufficialmente fuori dai giochi, ha sostenuto il candidato dei Verdi, Giuseppe Campana, ma resta da capire se i suoi voti siano davvero quelli confluiti su di lui (appena 728 in città) o se, più semplicemente, si sia disinteressato della partita.

Del resto, Stasi è il grande deluso di queste regionali: il candidato presidente “in pectore” fino all’ultimo minuto, poi escluso dalla corsa.

Un’assenza pesante, la sua, che probabilmente ha inciso sull’intero campo progressista.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.