Regionali, Stasi al bivio. Intanto la Sibaritide fa i conti con tanti (possibili) candidati
La scelta del sindaco di Corigliano-Rossano segnerà il futuro politico della città. La Calabria del nord-est ha bisogno di più consiglieri regionali e di una rappresentanza forte per aprire la Vertenza Sibaritide

CORIGLIANO-ROSSANO - Manca ormai poco all’apertura ufficiale della campagna elettorale per le regionali del 5 e 6 ottobre. Le liste sono quasi pronte e, in assenza di voto disgiunto, sarà decisiva la capacità delle coalizioni di schierare il maggior numero di candidati. Nella Sibaritide si profilano tutte le candidature attese, con una sola grande incognita: quella di Flavio Stasi, sindaco di Corigliano-Rossano, rimasto in bilico fino all’ultimo sulla possibilità di correre da candidato governatore.
La domanda ora è: che farà Stasi? Non si tratta di un dettaglio, perché la sua eventuale discesa in campo avrebbe un effetto dirompente non solo sugli equilibri elettorali, ma anche sul futuro politico del territorio.
C’è però un elemento giuridico che pesa come un macigno: in base all’art. 65 del Testo Unico degli Enti Locali, la carica di sindaco è incompatibile con quella di consigliere regionale. Significa che, in caso di elezione in Consiglio, Stasi non potrebbe mantenere anche la guida del Comune più grande della Calabria del nord-est. Una scelta netta sarebbe dunque inevitabile: o restare sindaco, o diventare consigliere regionale.
I bookmaker politici di queste ore danno ancora molto alta la sua possibile candidatura in una lista a sostegno di Pasquale Tridico (nelle liste di AVS?), leader del fronte progressista. Ma se così fosse, Stasi dovrebbe assumersi il peso politico e personale di lasciare la guida di Corigliano-Rossano, città che lo ha eletto e che resta la sua base di consenso. Ed è questa la reticenza e la resistenza più forte che, alla fine, potrebbe far desistere il primo cittadino dallo scendere in campo.
Anche se qui, poi, entra in gioco la vera sfida politica. Perché governare o amministrare la democrazia nel cuore delle istituzioni non significa avere solo consenso a casa propria. La storia insegna che la vita politica italiana si è sempre regolata sul cosiddetto Manuale Cencelli, quella logica di distribuzione di potere e incarichi che, piaccia o no, ha garantito equilibrio e rappresentanza tra partiti e movimenti. Stasi, finora, ha provato a scrivere un suo manuale personale, il “Manuale Stasi”, basato sull’autonomia, sul civismo e sulla forza del consenso popolare.
Ha funzionato, ma non può durare all’infinito.
Se davvero il sindaco sceglierà di scendere in campo alle regionali, dovrà dimostrare ai suoi stessi alleati che per essere scelti “dopo” bisogna mostrare generosità e spirito di squadra “oggi”. Non basta più il carisma personale: serve la capacità di aprirsi ai partiti, di tessere alleanze, di ridisegnare una squadra di governo ampia e inclusiva.
Ecco il guanto di sfida: il “Manuale Stasi” può continuare a esistere solo se saprà misurarsi, contaminarsi e adattarsi alle regole della politica più grande. Altrimenti rischia di restare confinato dentro i confini della terza città calabrese.
Insomma, la Sibaritide guarda, attende, pretende risposte. La scelta di Flavio Stasi non sarà solo personale e sicuramente la scelta del sindaco coriglianorossanese non è l’unica questione/problema dei ranghi politici del nord-est. In questa prossima e velocissima campagna elettorale, che ha colto tutti impreparati e che rischia di diventare una tomba per quanti si sono trovati a dover organizzarsi dalla sera alla mattina, rimane altissima una posta in gioco: la Vertenza Sibaritide. La Calabria del nord-est, infatti, deve riuscire a esprimere quanti più consiglieri regionali possibili. Mai come questa volta, la pletora di candidature annunciate appare da record, sintomatico di una impreparazione di fondo. Ma l’auspicio è che questa energia non si disperda: che i voti non si parcellizzino, che il consenso popolare non finisca per foraggiare ancora una volta la politica cosentina. Sarebbe inaccettabile.
Questo territorio ha bisogno di unità, di forza e di rappresentanza compatta. Non possiamo più permetterci di essere periferia della periferia. Ora è il tempo di aprire, con coraggio e determinazione, il capitolo di rivendicazioni di diritti e prerogative che qui sono mancate: perché senza la voce forte del nord-est, non ci sarà mai la Calabria che tutti diciamo di volere. Non è retorica ma verità.