Terremoto in regione, Occhiuto si dimette. E Stasi? «Sono nato pronto!»
Il Governatore azzera il campo e riparte da capo. Il centrosinistra è spiazzato e impreparato. Ma il sindaco di Corigliano-Rossano rilancia: «Io sono nato pronto». E adesso?

CORIGLIANO-ROSSANO - Il terremoto politico in Calabria ha un nome e un volto: Roberto Occhiuto. Il presidente della Regione, eletto nel 2021 con un mandato che sarebbe dovuto scadere nel 2026, ha annunciato le sue dimissioni e contestualmente la sua ricandidatura (LEGGI QUI). Una mossa shock, che sa di strategia politica più che di resa, e che ha già rimesso in moto tutte le dinamiche – e le paure – di uno scontro elettorale anticipato.
L’annuncio, arrivato con un video pubblicato sui social in cui l'ormai ex Governatore si mostra tra i cantieri della metropolitana di Catanzaro, è il manifesto di una campagna elettorale che vuole ribaltare la narrativa: da «presidente sotto inchiesta» a «vittima di un sistema che vuole fermare il cambiamento». Il paragone con Silvio Berlusconi non è azzardato, anzi sembra voluto. Anche lui, da indagato, si ricandidò e vinse.
Occhiuto serra i ranghi, blocca sul nascere ogni ambizione interna al centrodestra – Forza Italia in testa – e si riprende il pieno controllo della partita. Nessun vuoto da riempire, nessuna successione da gestire. La candidatura resta la sua. E i tempi sono strettissimi: se il Governo non interverrà con deroghe o slittamenti, si voterà già a novembre.
Centrosinistra nel caos: chi guida adesso?
Mentre nel centrodestra si stringono le fila, nel campo opposto regna il disorientamento. Il centrosinistra – quello “ufficiale” – è senza candidato, senza linea politica comune e senza una vera direzione. Il Partito Democratico tentenna e il Movimento 5 Stelle pensa a un nome forte da contrapporre allo stesso PD. Dicevamo, Occhiuto ha colto tutti di sorpresa e sta costringendo in queste ore gli avversarsi a ridisegnare strategie. Se fino a ieri pomeriggio nelle stanze dei pentastellati i nomi si solo sussurravano da ieri sera la marcia è diventata più secca e precisa. E in questa situazione entrano in gioco un po' tutti i big per studiare la mossa "anti Occhiuto" novembrina: c'è il nome di Anna Laura Orrico (in corsa da sempre), c'è il nome di Pasquale Tridico che ritorna in modo veemente come big di spessore da proporre come contraltare al governatore uscente; e poi ci sono i nomi di altre due sibarite: Vittoria Baldino, che è ormai una delle frontawoman del M5S ed entra in gioco anche il nome di Elisa Scutellà. La sua vicenda, legata alla "caccaiata" dalla Camera dei Deputati proprio per mano del centro destra e di Forza Italia, è ancora viva e forte nel sentiment del popolo movimentista e di sinistra; ma tra le altre cose potrebbe essere anche una moneta di scambio con il PD che proprio sulla vicenda Scutellà ha assunto una posizione pilatesca (il presidente della Giunta delle Elezioni della Camera, che ha decreato l'uscita della deputata rossanese, è il democratico Federico Fornaro!).
E poi c'è la Federazione Verdi-Sinistra che sembra già individuato un nome ma non lo dice: Flavio Stasi, sindaco di Corigliano-Rossano.
Ma Stasi non è un candidato comodo. Né per il PD né per il M5S. Non è organico ai partiti, è divisivo, autonomo, e poco incline ai compromessi. Insomma, non è doroteo. I suoi toni sono netti, a tratti trancianti: «Occhiuto pensa di giocare la Calabria come una mano di poker. Ma il suo teatrino da martire arriva proprio nel giorno in cui vengono tagliati 10 miliardi per l’Alta Velocità in Calabria. Il vero problema è che questa Regione continua a essere governata da chi non ha una visione». Così ha commentato a caldo le dimissioni del Governatore.
E quando gli si chiede se è pronto (nella discussione generale ma non a domanda specifica se a candidarsi, ovviamente) la risposta è secca, spocchiosa ma gioviale: «Io sono nato pronto!».
Scenario Stasi: occasione o trappola?
Che Stasi si senta pronto non significa che tutto il centrosinistra lo sia. Al contrario. Nessuno sembra davvero intenzionato – almeno ufficialmente – a chiedergli di guidare la coalizione. Le sue posizioni indipendenti e la sua tendenza ad andare “per conto proprio” spaventano le segreterie. Ma ignorarlo potrebbe essere un errore. Lo sa bene il PD, che alle ultime elezioni provinciali lo ha scaricato all’ultimo minuto, aprendo di fatto la strada alla vittoria del centrodestra con Rosaria Succurro.
Lo stesso potrebbe succedere oggi. Se il centrosinistra non converge, Stasi potrebbe decidere di andare da solo, sostenuto da una sua coalizione alternativa, magari già pronta: i Verdi-SI, il movimentismo di sinistra, un'eventuale lista civica (“Calabria Libera”?) e un programma radicale. Una riedizione aggiornata della corsa di De Magistris nel 2021: senza possibilità concreta di vincere, ma capace di togliere voti decisivi e spaccare il fronte progressista.
La legge elettorale: rischio alto, premio minimo
Ma il rischio c’è. Eccome se c’è. La legge elettorale calabrese (L.R. 1/2005) prevede che il candidato presidente più votato – se non eletto Governatore – ottenga comunque un seggio come consigliere. Ma solo se arriva secondo. Altrimenti, resta fuori. E con una coalizione alternativa e spaccata, arrivare secondi non è affatto scontato.
Esiste però una scappatoia: candidarsi anche come consigliere regionale in una delle liste collegate. È possibile. È legale. E se Stasi dovesse scegliere questa strada, anche in caso di sconfitta alla presidenza potrebbe comunque conquistare un seggio all’interno di Palazzo Campanella. Sempre che la lista superi lo sbarramento e che lui raccolga abbastanza preferenze.
Una campagna tutta da scrivere
Il quadro è ancora in movimento, ma una cosa è certa: la campagna elettorale è cominciata, ed è già fuori dagli schemi. Occhiuto vuole trasformare la sua ricandidatura in un referendum popolare sul cambiamento, ma non è più immune dalle crepe. Stasi vuole intercettare quel malcontento, ma rischia di correre senza rete. E il centrosinistra – quello che dovrebbe essere la vera alternativa – resta incerto, diviso e impreparato.
Nelle prossime settimane tutto si giocherà su due binari: chi riuscirà a costruire un messaggio forte, e chi saprà evitare l’autogol della frammentazione. In politica, come nel poker, a volte la mossa più azzardata è anche quella vincente. Ma in Calabria, dove nulla è mai lineare, l’ultima parola spetta – ancora una volta – ai calabresi. Per fortuna!