Le Lampare: «Occhiuto si dimette per sé stesso»
Il gruppo di opposizione di Cariati: «I calabresi restano a resistere»

CARIATI – La Calabria è da tempo un laboratorio politico anomalo. «Quelle che altrove vengono definite ‘grandi intese’, qui sono solo forme consolidate di trasversalismo», denuncia il Movimento Le Lampare BJC. «Un sistema in cui le decisioni si prendono prima del confronto pubblico, dietro accordi trasversali, spesso inconfessabili, tra finti avversari politici».
Il risultato è devastante per la partecipazione democratica. «Da anni si lavora per spegnere le speranze della gente, per allontanarla dalla politica e soprattutto dalle urne». E con un’astensione stabilmente oltre il 55%, basta poco più di un terzo dell’elettorato per decidere le sorti dell’intera regione. «È su questa base che Occhiuto, partiti e potentati vari bivaccano, nella convinzione di poter continuare a tenere incatenata la Calabria. Fino a oggi, hanno avuto ragione».
Chi vota, spesso non lo fa liberamente. «Alle urne vanno gli affiliati ai partiti, gli imprenditori interessati ai finanziamenti pubblici, costruttori affamati di cemento armato, inquinatori seriali, corrotti e corruttori, chi lucra sulla sanità pubblica e soprattutto privata, faccendieri, mafiosi, commissari con famiglie al seguito». E poi c’è chi vota «perché parenti o amici di candidati, o perché accetta anche solo dieci euro per una preferenza».
Un sistema che consente a una minoranza organizzata e interessata di decidere il futuro della regione. «Una minoranza tutt’altro che silenziosa, che insieme a quattro mascalzoni di politici, condiziona la vita della Calabria, dal Tirreno allo Jonio, dal Pollino all’Aspromonte».
In questo contesto, la recente scelta di Roberto Occhiuto di dimettersi da presidente della Regione Calabria viene vista come una mossa strumentale. «Con copione tipico da martire politico – che poi è una specialità di famiglia – Occhiuto ha trasformato una crisi politica in un’operazione di marketing straccione».
«Si è dimesso per regolare i conti nel suo campo politico, non per risolvere i problemi della Calabria. Mentre lui pensa a sé, i calabresi continuano a resistere. E i territori restano in attesa, immobili, immersi nel passato. Come sempre».
Il movimento punta i riflettori sulla fascia jonica, in particolare quella cosentina: «Una terra isolata, usata come merce di scambio e sistematicamente mortificata».
Eppure, è proprio lì che il movimento vede la possibilità di un nuovo inizio. «È nella Jonica che si gioca il futuro della nostra terra. Qui, dove la sanità continua a essere negata, le strade sono ferite aperte, le ferrovie restano un sogno, e l’acqua è un miraggio. Nonostante una certa dinamicità economica, qui lo sviluppo resta una promessa mai mantenuta».
Secondo Le Lampare BJC, è proprio da queste periferie dimenticate che può nascere una vera alternativa. «Nella Jonica cosentina, in mezzo al silenzio, qualcuno ha già cominciato a fare Politica in modo diverso: senza clamore, senza appartenenze blindate, senza cercare riflettori». Una politica che ascolta, che costruisce, che non cerca carriere ma cambiamento reale.
«La Calabria ha bisogno di questa Politica. Di un Progetto che non nascerà nei salotti dei partiti tradizionali, vecchi o nuovi. Non sarà uno slogan a cambiare le cose, ma un percorso costruito da chi ha già dimostrato coerenza, visione e rispetto per questa terra».
Per il movimento, il vecchio sistema è al collasso: «Il sistema politico che opprime la Calabria è imploso. Non va ricostruito: va superato. E la Jonica cosentina dovrà essere la motrice del cambiamento».