Tagli Guardie Mediche aree interne calabresi: Alecci presenta un'interrogazione
«Nel ripensamento generale della sanità territoriale non si può partire proprio dai tagli. Si parta da soluzioni capaci di assicurare prestazioni sanitarie sui territori: da mesi sollecito, ad esempio, l'attivazione dell'infermiere di comunità»
CATANZARO - Destano giustamente molta preoccupazione le notizie relative ad un eventuale taglio delle guardie mediche (o Continuità Assistenziali) in molti territori della Calabria. A sollevare la questione è il consigliere regionale Ernesto Francesco Alecci che ha deciso di presentare un'interrogazione sul tema.
«Nonostante alcune rassicurazioni più formali che sostanziali - ha affermato in una nota - serpeggia tra moltissimi Sindaci la paura di veder chiudere i battenti degli ultimi presidi sanitari territoriali rimasti. In questi mesi ho avuto modo di confrontarmi sull’argomento con molti di loro e ho potuto constatare una grande preoccupazione soprattutto nei Primi Cittadini delle aree più interne, lontane dai grandi nosocomi regionali e già carenti di servizi essenziali. Per questo motivo ho presentato un’interrogazione al Presidente della Regione Calabria e Commissario ad acta per la Sanità, Roberto Occhiuto, chiedendo quali azioni intenda intraprendere al fine di tutelare i servizi di guardia medica e assicurare che non avvengano tagli alla medicina territoriale che possano compromettere il godimento del diritto alla salute dei cittadini, soprattutto se residenti in aree interne e con servizi sanitari insufficienti».
«Il taglio delle guardie mediche - osserva - rappresenterebbe oggi l’ennesima dura mazzata per un sistema sanitario regionale già segnato da gravissime carenze strutturali. In un’ottica di ripensamento generale della sanità territoriale appare, infatti, piuttosto miope e inopportuno partire proprio dai tagli. Occorrerebbe, invece, dare un impulso all’attivazione dei vari servizi territoriali previsti, tenendo conto, tra l’altro, delle peculiarità di ogni area. Ad esempio, già da molto tempo ho sollecitato il Governo Regionale all’attivazione della figura dell’Infermiere di Comunità nei vari territori. Questa figura, già presente in molte regioni, da un lato alleggerirebbe l’affollamento dei pronto Soccorso, dall’altro permetterebbe di aumentare la quantità e la qualità delle ore di assistenza ai pazienti, soprattutto per le fasce più fragili della nostra popolazione, gli anziani, i bambini, i malati cronici. Sono tantissimi i giovani infermieri calabresi che prestano servizio nelle regioni del Nord e sarebbero ben felici di poter tornare a svolgere la loro attività professionale vicino ai loro cari, a sostegno delle loro comunità. Ho chiesto più volte, anche attraverso atti formali, di velocizzare l’attivazione di questa importante figura, ma ancora una volta questo Governo Regionale sembra essere a priori sordo alle proposte provenienti dalla minoranza. E a pagarne le conseguenze sono sempre i cittadini calabresi».
«Riguardo la Sanità, ancora oggi la sensazione è che, nonostante i proclami e gli annunci, si proceda a tentativi. Non si riesce - aggiunge - a intravedere quale sia la reale visione della struttura commissariale e quali siano i target da raggiungere per garantire finalmente ai cittadini calabresi il diritto alla salute, attualmente negato nei fatti. E così, dopo più di 3 anni di Governo Occhiuto, - conclude - la Calabria è ancora quella della sanità territoriale ancora sulla carta, degli ospedali che verranno, delle ambulanze senza medico a bordo, della migrazione sanitaria in continua crescita, di Azienda Zero perennemente in rampa di lancio senza un atto concretamente effettuato. E intanto sono passati più di 1000 giorni e ne rimangono meno di 700…».