Sanità, sospeso il servizio di continuità assistenziale di Oriolo. «Bisogna protestare»
Il Gruppo Consiliare "Patto Di Cittadinanza Attiva Per Oriolo": «Bisogna scendere in piazza, bisogna ritornare a fare politica. Servono voci autorevoli, tavoli organizzati dalle varie associazioni e organizzazioni, dai partiti, dalla chiesa»
ORIOLO - Pubblichiamo di seguito la nota stampa del Gruppo Consiliare "Patto Di Cittadinanza Attiva Per Oriolo" a firma dei consiglieri Vincenzo Diego e Franco Cirò.
«Partiamo dalla fine: “Pertanto l’utenza potrà rivolgersi, in caso di necessità, al Servizio di Emergenza Urgenza (118)”. In questo modo l’amministrazione comunale chiude un “avviso alla cittadinanza” di poche ore fa che riguarda “la temporanea sospensione del servizio di continuità assistenziale ( ex Guardia medica) di Oriolo”. Non un commento, non una presa di posizione, non una denuncia. Sottolineato questo aspetto, ci chiediamo se davvero un cittadino sia o meno in grado di attivare il servizio di 118. Ha le competenze mediche? Prima domanda; la centrale del servizio di emergenza si fiderà del cittadino che dovesse chiedere l’intervento di un’ambulanza (medicalizzata?) o dell’elisoccorso? Mah, chissà, noi abbiamo dei dubbi, ma vedremo».
«Anche se tra il dubbio e la necessità, di mezzo c’è la “vita” delle persone. Noi diciamo che in caso di necessità la centrale senza supporto e consiglio di un medico, difficilmente farà alzare l’elicottero. Ecco allora che bisogna protestare energicamente. Se manca il personale, allora bisogna cambiare politica e strategia. Bisogna aprire le università e finanziare il percorso formativo sin dall’inizio, altrimenti ci si deve sentire male solo e solamente in base al calendario trasmesso dal Distretto sanitario e accettato senza battere ciglio dall’amministrazione: giorno 03 agosto 2024, dalle ore 10.00 alle 20.00; giorno 04 agosto, dalle ore 08.00 alle 20.00; giorno 10 Agosto, dalle ore 10.00 alle 20.00; Giorno 15 Agosto… Bisogna scendere in piazza” bisogna ritornare a fare politica. Servono voci autorevoli, tavoli organizzati dalle varie associazioni e organizzazioni, dai partiti, troppo distanti dai problemi reali; e perché no, serve la voce autorevole della Chiesa. Vescovi e sacerdoti si facciano carico delle esigenze della gente, del popolo, dei territori. La loro voce, la loro sensibilità potrebbe fare la differenza, aprire un varco nelle istituzioni, nei cuori e non solo».
«Il PNRR è un’occasione unica, irripetibile e preziosa, in grado di potenziarle, ma anche di dare nuova linfa a un sistema in crisi profonda, malato di approssimazione, di poca sensibilità, e diciamolo pure, di mancanza di umanità. Il personale medico, infermieristico e altre figure importanti e necessarie, continuano a fare miracoli, come durante la fase acuta della pandemia, ma sono allo stremo. Le strutture ospedaliere dell’Alto Jonio e del Pollino annaspano, come quelle nella vicina Basilicata. Una nazione civile, le politiche regionali devono saper tutelare la salute dei propri cittadini. Il diritto alla salute è l’unico diritto per il quale la Carta riserva l’aggettivo “fondamentale”, richiamato espressamente dall’art.32; da ciò derivano precise conseguenze giuridiche: esso è inalienabile, intrasmissibile, indisponibile e irrinunciabile. Una delle carte importanti per dare ulteriore ossigeno è e resta il PNRR, oltre ad altre forme di programmazione che pure bisogna mettere sul i vari tavoli, non c’è più tempo».
«Quella del Pnrr comunque è un’occasione unica, irripetibile e preziosa, in grado di dare nuova linfa, e formare con le risorse disponibili già 200 mila medici e 90 mila infermieri. Una “goccia” importante per la sanità, per l’assistenza vicina alle persone, in grado di mettere sul campo servizi di qualità ( le nuove tecnologie, la digitalizzazione, la telemedicina e altro ancora) e la giusta attenzione all’occupazione. Non farlo, non prevedere investimenti per queste ed altre figure e non rivedere le politiche socio-sanitarie ed assistenziali territoriali e di prossimità, sarebbe un disastro per le nostre comunità. Il rischio? La disumanizzazione».