Amministrative Co-Ro, Centro Destra all’anno zero: tutto fermo e silente
Una lunga apatia che si è manifestata anche in questi giorni di festa. Nessuna adunata in occasione del Natale, nessuna decisione ufficiale in vista delle urne. Ora la casa dei conservatori locali rischia di mandare in soffitta 30 anni di dominio
CORIGLIANO-ROSSANO – Solo una bozza di programma e un’intesa di massima. Non ci sarebbe null’altro, al momento, nella grande casa del Centro Destra a Corigliano-Rossano in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera. Di nomi, poi, per i probabili candidati, nemmeno a parlarne. Mentre la rosa dei papabili diventa sempre più lunga e suggestiva. Di recente, infatti, in quota Fratelli d’Italia si starebbe facendo spazio il nome dell’ex sindaco di Rossano, all’inizio degli anni 2000, Orazio Longo. Anche se lo stesso, intervistato qualche settimana fa dall’Eco dello Jonio, aveva escluso categoricamente ogni possibile suo coinvolgimento nella disputa elettorale.
Di nomi “bruciati”, in realtà, ce ne sarebbero tantissimi; anche se con il passare del tempo – per forza di cose – il cerchio si stringe sempre più attorno alle figure di spicco della coalizione sovranista-liberale-moderata. Che, a questo punto, se vorrà ancora dire la sua nelle urne dovrà presentarsi con un nome pronto. Cioè, qualcuno che è già sulla cresta dell’onda, conosciuto, politicamente impegnato e che è in campagna elettorale silenziosa su più fronti. Ed è così che continuano a crescere le probabilità che, alla fine, il candidato del Centro Destra possa essere uno tra Pasqualina Straface, Ernesto Rapani o Giuseppe Graziano (per citare i tre leader dei rispettivi partiti che dovrebbero comporre lo schieramento centrodestrorso coriglianorossanese). Non solo. In un simile pantano, in cui in realtà – per stessa ammissione di qualcuno ben addentro ai partiti che gravitano in questa cordata politica – nessuno vuole rimanere impigliato («perché alle volte per fare politica bisogna non aver niente da perdere»), crescerebbero anche le quotazioni di altri outsider come Stefano Mascaro o lo stesso Giovanni Dima.
Di concreto, però, non c’è nulla. Le feste sono trascorse senza particolari sussulti e anche i tradizionali incontri “per gli auguri”, che soprattutto sotto elezioni erano l’occasione per chiamare a raccolta fedelissimi e riscaldare la piazza, non ci sono stati.
È un’azione politica del tutto fredda, per quanto ne possa dire chiunque.
Il dramma vero è che si lasciano aperte praterie nel confronto politico di una città che, in realtà, non ha al momento alcuna visione politica. Certo, questo non è un dramma che si consuma solo nella grande cittadina capoluogo della Sibaritide, ma il livello di apatia che si sta registrando qui, soprattutto in questi ultimi mesi, è pauroso.
Probabilmente il Centro Destra non è consapevole (o forse lo è troppo!) del fatto che una nuova sconfitta nelle urne delle comunali significhere chiudere definitivamente la parentesi politico-amministrativa che per quasi trent’anni ha caratterizzato le sorti del territorio. Si chiuderebbe un’epoca, l’epopea della grande Politica del Fare; per aprirsene un’altra dal futuro del tutto incerto.
Il dramma che si sta consumando nella casa dei conservatori nostrani, tutti ex aennini, ex socialisti o ex democristiani, è di ritrovarsi oggi senza una classe dirigente costruita nel tempo. A parte quanti rivestono ruoli istituzionali (che si può dire si siano fatti da sé senza l’apparato di partito locale) per il resto c’è il nulla. Sicuramente non c’è la tempra di un nuovo leader che viene fuori.