Competenza e pragmatismo, ecco come essere un bravo sindaco
L'ex sindaco Longo a tutto tondo. Ha parlato di fusione, che «serve garantire benessere cittadini», di Geppino Caputo, verso il quale «tutti devono essere riconoscenti», e del suo futuro
CORIGLIANO-ROSSANO – Se volessimo ragionare sulle caratteristiche imprescindibili che un buon amministratore deve avere per garantire il buon governo della città non basterebbero pagine di inchiostro per riportarle. Ma una forse, su tutte, appare necessaria: la competenza.
Ne è convinto Orazio Longo, già assessore e sindaco di Rossano, che, nel fornirci il suo punto di vista sull’attuale compagine amministrativa e politica, ha tracciato il profilo di quello che secondo lui potrebbe essere il candidato giusto.
Ripercorrendo la sua esperienza come Sindaco ci siamo chiesti come mai, finita la parentesi politica nel 2006, si sia ritirato dalle scene, proseguendo l’attività da spettatore e non da protagonista. «La mia uscita di scena dalla vita politica – dichiara Longo - coincise con il venir meno del partito in cui avevo sempre creduto, Alleanza Nazionale. In prima battuta cercai un riscontro anche in Futuro e Libertà, ma senza successo. Non ho trovato più riferimenti nei quali identificarmi».
Un mandato, quello di Longo, ricordato per il buon impianto amministrativo lasciato in eredità. «Mi preme ricordare – precisa - che l’attività di Sindaco è venuta fuori dopo anni di assessorato e deleghe, perciò non è stata calata dell'altro. Lo specifico perché ci sono stati anni di lavoro alle spalle e perché credo nell’esperienza che insegna. Per quel che riguarda l’impronta data durante il mio mandato dico che ha sofferto dei cambiamenti che si sono verificati poi, e mi riferisco alla fine dei partiti. Venendo meno tutto questo ci si è trovati difronte ad un nuovo modo di fare politica, senza riferimenti, che ha dato spazio ai personalismi».
Questa mancanza di regole e principi dettati dai partiti ha favorito l’ascesa dei singoli, e di quel fenomeno ampiamente discusso che è il leaderismo. «In questi personalismi – ribadisce - non mi rivedo. Ora, mi sono riavvicinato a Fratelli d’Italia che promuove regole e principi nei quali, più o meno, nella maggior parte dei casi, mi riconosco».
Nel frattempo, però, la città è cambiata e si è ingrandita. Sicuramente la fusione è stata ed è un banco di prova importante: «Purtroppo, le aspettative sono state disattese. Molti vorrebbero ritornare allo status ante e questo la dice lunga su come sia stato gestito e governato il processo. Ovviamente bisogna capire cosa non ha funzionato e cercare di correre ai ripari, le potenzialità ci sono».
Ma da dove ripartire? «L’attività di Sindaco andrebbe divisa in due parti. Da un lato l’ordinaria amministrazione (decoro, illuminazione, manutenzione ed efficienza dei servizi primari), dall’altra la visione: una prospettiva di ampio respiro che dopo i primi anni deve portare risultati concreti. Oggi, purtroppo, non si tiene conto della complessità del governare e delle competenze che i ruoli richiedono, non si può imparare sulla pelle dei cittadini. Tutto questo è mancato, i servizi sono diminuiti e la popolazione è scontenta. Capisco che non è facile. La città ora ha un’estensione territoriale enorme ma, proprio per questo, è necessario uno sforzo maggiore e che ci sia un gruppo che lavori alacremente a tempo pieno».
Secondo Longo, la chiave sta nel garantire ai cittadini il benessere di cui necessitano. In questo modo si placherebbero gli asti e le diatribe poiché «quando le cose vanno male le controversie si esasperano e i problemi si acuiscono, al contrario, quando le cose funzionano si depongono le armi e si smette di fare la guerra».
Anche in questa circostanza sono le azioni incisive a fare la differenza. Un modello mutuato con molta probabilità dal cosiddetto “Governo del fare” di Geppino Caputo: «Tutti noi di centro-destra che abbiamo avuto ruoli di primo piano nella politica territoriale dobbiamo qualcosa a Geppino Caputo. A me propose di diventare vicesindaco ma rifiutai perché non mi sentivo pronto, preferii la carica di assessore. Non credo – ribadisce – in chi nasce “Generale” ma in chi parte dal basso e poi fa la scalata. A Geppino mi lega una lunga amicizia. C’è stato un momento di frizione ma è stato risolto grazie alla sua in intelligenza, ora ci siamo chiariti e abbiamo recuperato il nostro rapporto».
E su una possibile candidatura: «Per quel che riguarda il mio essere tra i papabili - conclude - è una leggenda metropolitana. Ogni volta esce fuori il mio nome ma posso confermare che non ho ricevuto alcuna richiesta e, francamente, non ci penso nemmeno».