«Sulla questione dei migranti, se l'Europa c'è, si faccia sentire adesso»
Mancuso: «Necessario superare la logica dell'emergenza. Bisogna intervenire con una strategia globale, umanitaria e sicura, che combini il controllo efficace delle sue frontiere esterne con politiche e risorse per l'accoglienza»
CATANZARO - «Se l'Europa c'è, si faccia sentire. è adesso che deve battere un colpo, se lo farà a ridosso della campagna elettorale del prossimo anno rischia di non essere credibile. Sulla questione migranti - afferma il presidente del Consiglio regionale della Calabria Filippo Mancuso - che, per numeri (200 mila a fine 2023) e problematiche umanitarie, è da tempo diventata strutturale, il Governo italiano e i suoi Ministri stanno facendo tutto il possibile».
«Con lo scopo di favorire flussi migratori legali, bloccare l'immigrazione illegale contrastando le reti criminali coinvolte nel traffico dei migranti, implementare l'integrazione senza cui l'accoglienza va in tilt, e interloquire, anche attraverso rapporti bilaterali, con i Paese di partenza e di transito da cui si fugge per guerre, carestia e mutamenti climatici. Altrettanto impegno - aggiunge Mancuso - stanno dispiegando i sindaci e tutti i soggetti, pubblici e privati, che fronteggiano, con abnegazione e responsabilità e purtroppo con sempre più difficoltà, gli sbarchi quotidiani».
«Ma è l'Unione europea che - sottolinea il presidente Mancuso - superando la logica dell'emergenza, deve intervenire con una strategia globale, umanitaria e sicura, che combini il controllo efficace delle sue frontiere esterne con politiche e risorse per l'accoglienza, funzionali anche alle esigenze del mercato e dell'economia degli Stati aderenti. Ed è l'Unione europea, che fin qui ha brillato per funambolismi e promesse disattese, che deve iniziare a governare le migrazioni dentro la prospettiva di sviluppo del 'Mare Nostrum', ponendosi l'obiettivo ambizioso di trasformare i flussi del Mediterraneo in piattaforme di relazionalità, in una visione di riequilibrio e di multipolarità degli assi verso l'Oriente e verso il Sud del mondo economico».