Per Stasi la "nuova" Enel, voluta dal Governo, è peggio di quella vecchia
Il sindaco di Co-Ro: «La rinuncia all'idrogeno significa tradire il territorio. I tradimenti non si dimenticano e non si perdonano»
CORIGLIANO-ROSSANO - «Per capire quello che sta succedendo in queste settimane, bisogna immaginare un gruppo dirigente Enel, che per mesi ha costruito un percorso condiviso col Comune e con la Regione, concordi nel proporre un progetto di rilancio sostenibile per uno degli ex siti industriali più importanti del mezzogiorno: la centrale Enel di Corigliano-Rossano».
Inizia così la nota stampa del sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, che continua: «Un percorso costruito con decine di riunioni e che aveva finalmente svoltato approfittando di un bando basato su fondi a valere sul Pnrr - il grande piano di rilancio e riconversione della nazione che si concentrava proprio sul Sud - grazie al quale per la prima volta, dopo decenni di tentativi, c'era la possibilità di convogliare sul sito dei fondi pubblici. Operazione riuscita: a metà febbraio, segnatevi la data, Enel presenta la propria proposta al bando della Regione Calabria. Il 30 marzo la regione Calabria pubblica gli esiti del bando, ed il progetto di Enel, denominato "Rossano Green Hydrogen", risulta vincitore con un contributo di 14 milioni di euro».
«È un atto storico – aggiunge - a coronamento di un percorso complesso, che includeva più tasselli: le demolizioni, il lungomare, l'integrazione urbanistica, i treni ad idrogeno per i quali si era già avviata l'interlocuzione con la Regione, ma soprattutto l'occupazione. Già perché quello della centrale ad idrogeno non solo era l'unico progetto industriale sostenibile e compatibile con le vocazioni della nostra terra, ma avrebbe garantito anche decine di posti di lavoro. Tecnici, operai, ingegneri, ricercatori. Immaginate quel gruppo dirigente di Enel che, ad un certo punto, vede tutto questo lavoro buttato dalla finestra perché il nuovo management lo giudica "poco redditivo". Sapete cosa significa? Che su indirizzo del nuovo governo, Enel cambia, o meglio, smette di cambiare e torna al passato. Senza battere ciglio, rinuncia a milioni di investimenti su un territorio che ha sfruttato per decenni e che ha fame di quegli investimenti, mandando in fumo le prospettive di lavoro per decine di persone che avrebbero potuto popolare una centrale innovativa e sostenibile ed il suo indotto. Tutto questo per ciò che definisce la "redditività dell'investimento", cioè per il proprio tornaconto».
«In pratica – spiega - la politica aziendale è tornata quella del tempo in cui Enel ha tentato di rifilarci progetti eco-devastanti, con profitti enormi per sé stessa mentre tutti i costi venivano scaricati sulla comunità. Per una volta la logica avrebbe potuto essere diversa, con un percorso condiviso e con costi e benefici condivisi, con prospettive di sviluppo a lungo termine: questa era l'idea sulla quale le istituzioni ed il vecchio management (che di certo non faceva beneficenza) avevano lavorato insieme, ma evidentemente si tratta di logiche troppo sostenibili e moderne per l'attuale assetto di potere politico-aziendale. E ora cosa succederà? Dopo aver fatto perdere milioni e posti di lavoro, Enel si rimetterà in attesa come negli ultimi decenni, ed alla prima occasione proverà a rifilarci nuovamente progetti iper-speculativi senza alcuna ricaduta positiva sulla nostra comunità, come ha provato a fare con il campo solare con il quale avrebbe occupato ettari di territorio senza nemmeno un posto di lavoro. Una istanza, quella di Enel, datata 12 gennaio 2022 e preparata molti mesi premi, per la quale l'Amministrazione aveva già abbondantemente espresso la propria contrarietà, come più volte condiviso in Consiglio Comunale, formalizzata - nel rispetto dei tempi della conferenza - il 23 gennaio 2023, quindi un mese prima che Enel decidesse (giustamente e con la nostra condivisione) di partecipare al bando sull'idrogeno, per il quale si sarebbe instaurato un iter autorizzativo distinto che purtroppo, né a Corigliano-Rossano né a La Spezia, probabilmente vedrà mai la luce».
«Spero di sbagliarmi, ma se questa è la logica, probabilmente il nuovo management potrà rimangiarsi anche gli altri impegni, e tutto questo ha responsabilità politiche ben precise che resteranno scolpite nella storia della nostra città, soprattutto di chi dovrebbe rappresentare il territorio negli uffici romani e che avrebbe dovuto accamparsi davanti a Palazzo Chigi per impedire che ciò avvenisse (e di certo non sarebbe rimasto solo), ed invece - da tipico rappresentante nostrano disposto a tutto pur di salvaguardare la poltrona - continua a fare l'avvocato del governo sul territorio. Io non so cosa questi signori abbiano potuto dire ai rappresentanti dei lavoratori e con quale coraggio lo abbiano fatto, così come ormai mi appassiona poco il tentativo sempre più imbarazzante di discolparsi o di distogliere l'attenzione su questa tematica come sul Tribunale e sulle infrastrutture, ma ho una certezza che affiora chiaramente dagli ultimi decenni di storia politica della nostra città: i politici, come è giusto che sia, possono avere momenti di maggiore o minore gradimento in base al periodo, è fisiologico, ma i tradimenti profondi la nostra comunità non li ha mai dimenticati, non li ha mai perdonati» conclude.