Contributi fusione, non siamo la Grande Cosenza… ma nemmeno Casali del Manco. Stasi: «Vi dimostro perché!»
Le nuove fusioni superiori ai 100mila abitanti otterranno un bonus annuale (per 15 anni) di 10 milioni di euro. Il sindaco: «I cittadini di Co-Ro mortificati da una norma che ci vede all’ultimo posto nei trasferimenti. Noi peggio di Casali del Manco»
CORIGLIANO-ROSSANO – Se è vero che Corigliano-Rossano, con l’avvenuta fusione, ha triplicato – conti alla mano – il tetto di trasferimenti erariali rispetto ai due estinti comuni è anche vero che la stessa norma generale della fusione, sotto la quale è nata la terza città della Calabria, che destina un contributo bonus per un massimo 2 mln di euro l’anno (ora per 15 anni) ai nuovi comuni sotto i 100mila abitanti, è una presa in giro. Ancor di più ora. Da quando è stata introdotta la nuova “norma Pescara” che finalizza a quegli enti locali nati per fusione con popolazione superiore ai 100mila abitanti un benefit annuale (sempre per 15 anni) di ben 10 milioni. Per Corigliano-Rossano, che di abitanti ne fa quasi 80mila, è una vera e propria beffa!
«Di fatto gestiamo le esigenze e servizi di una grande città anche se per lo Stato rimaniamo sempre una realtà medio-piccola». È questo, in sintesi, il pensiero del sindaco Flavio Stasi che «ai toni trionfalistici di qualche rappresentante extracomunale sulle modifiche introdotte dal governo in materia di fusioni dei comuni», controbatte con un altro teorema: quello dei numeri.
Nel combinato disposto dei provvedimenti, infatti, si stabiliscono tre cose: 1. Si prolungano i contributi straordinari per altri 5 anni («unica cosa positiva» dice Stasi); 2. Si conferma il massimale di 2 milioni di euro l’anno per i comuni inferiori a 100 mila abitanti; 3. Si stabilisce un massimale di 10 milioni di euro l’anno per i comuni superiori a 100 mila abitanti.
«Una vera beffa» denuncia il primo cittadino di Corigliano-Rossano. Perché a parere del più alto in grado a Palazzo Bianchi «il massimale di 2 milioni è ridicolo e penalizzante per Corigliano-Rossano, vergognosamente sottodimensionato».
Stasi, quindi, con carta e penna fa i conti di questa “ridicola” parcellizzazione, senza senso, dei fondi che vede, ad esempio, Corigliano-Rossano incassare lo stesso contributo («anzi qualcosa di più per loro nel riparto»), di altri 3 comuni: Valsamoggia (BO), Figline-Incisa (FI) e Montoro (AV), rispettivamente circa 31 mila abitanti, 23 mila abitanti e 19 mila abitanti. In pratica – spiega il sindaco di Co-Ro - a questi tre comuni si è conferisce per 15 anni un contributo di 63 euro ad abitante per Valsamoggia, di 86 euro ad abitante per Figline-Incisa, di 104 euro ad abitante per Montoro. «A Corigliano-Rossano, invece, per ogni abitante viene attribuito un contributo netto di 22 euro, ovvero 3, 4 e 5 volte inferiore rispetto agli altri sopra citati». «Non faccio paragoni sulla dimensione territoriale – stigmatizza Stasi - perché sarebbe davvero come sparare sulla croce rossa».
Ma la vera idiozia di questa norma si materializza nel paragone con Casali del Manco («a cui auguriamo convintamente ogni bene ed il miglior sviluppo possibile»). Il comune Presilano quest’anno ha diritto a circa 1,6 milioni di euro su 9.500 abitanti: circa 176 euro per abitante «a fronte dei nostri 22».
Il paragone non sussiste, il difetto c’è e stride ancora di più. Soprattutto alla luce del nuovo massimale introdotto per le fusioni superiori a 100mila abitanti. «Che fa diventare tutto – sottolinea ancora Stasi – una megabeffa a nostro danno».
«Che razza di criterio è?» si chiede retoricamente il sindaco. «Non si tratta di una norma ti carattere amministrativo-burocratico, come quella del Direttore Generale, che impone una soglia, né si possono immaginare fusioni aritmetiche: questo è un contributo che deve avere carattere di proporzionalità ed invece continua ad essere ulteriormente sproporzionato. Una vergogna».
E quella di Stasi non è una critica alla fusione, tutt’altro, consapevole che proprio grazie alla unificazione delle due grandi città della Sibaritide è stata creata un’entità amministrativa che oggi può rivendicare autorevolezza. «Ho sempre pensato e continuo a pensare che i vantaggi della fusione – dice il primo cittadino - non sono di carattere finanziario, ma sono già evidenti e lo saranno sempre di più in termini di organizzazione del territorio, messa in rete delle risorse, prospettive di sviluppo e superamento dei limiti istituzionali, ma ciò non significa essere fessi».
Quello delle risorse, però, rimane un tema concreto di cui «dovrebbe occuparsi con urgenza la nostra delegazione parlamentare, perché la città va difesa a prescindere dalle simpatie politiche delle amministrazioni, esattamente come noi sosteniamo ogni attività parlamentare che mira a migliorare l’assetto istituzionale del territorio, vicini o distanti dalle campagne elettorali».
«Se a questo – va avanti Stasi - aggiungiamo che la Regione Calabria nelle due fusioni calabresi non ha messo una lira, a differenza di altre regioni che hanno previsto, così come imposto dalla norma, altrettanti contributi a favore dei comuni fusi, credo che il quadro sia completo. Per questo insisto nel dire che il governo regionale, proprio perché si appresta a discutere di ulteriori fusioni, deve mettere mano al portafogli ed adeguarsi alle altre regioni, recuperando anche l’arretrato, facendo la propria parte così come la normativa impone. Anche questo è un tema che credo non possa più essere ignorato dalle nostre rappresentanze regionali».
Certo, anche perché se la cosiddetta filiera istituzionale, seppur “scomposta”, non si vede in queste circostanze, quando la si mette a sistema? Perché magari non saremmo la Grande Cosenza (e qui ci sarebbe da fare un discorso lungo una vita)… ma, francamente, non siamo nemmeno Casali del Manco!