Rapani torna a punzecchiare sugli effetti della Severino: «Dopo il fallimento apriamo i tribunali chiusi»
E sui disegni di legge proposti dalle Regioni, la proposta del senatore componente della commissione Giustizia: «Costituire un comitato ristretto per lavorare sulla bozza di un testo unico»
CORIGLIANO-ROSSANO – È una lotta senza freni e su più fronti quella che la destra-centro di Governo sta portando avanti per rimediare ai guai della Riforma Severino che nel 2012 ha portato alla soppressione di decine di presidi di giustizia su tutto il territorio nazionale e alla sciagurata chiusura del Tribunale di Rossano. Uno degli uomini cardine del partito della Meloni che sta portando avanti questa battaglia è senza dubbio il senatore Rapani che stamattina in Commissione Giustizia è ritornato a incalzare nuovamente sulla vicenda e a sollevare la “questione imbuto” che si trovano a vivere i Tribunali italiani. Soprattutto quelli che dieci anni fa si sono trovati ad accorpare i presidi soppressi.
Ernesto Rapani non lo cita ma il riferimento alla vicenda del Palazzo di Giustizia di Castrovillari è chiarissimo. «Sappiamo che la Legge Severino – ha incalzato il senatore di Fratelli d’Italia in Commissione - è stata fatta a tavolino, non conoscendo i territori, e per questo è risultata un fallimento. Fra l’altro – ha sottolineato ancora il parlamentare - ci sono sollecitazioni e rimostranze da parte dei presidenti dei tribunali e, addirittura, di Procuratori della Repubblica che ammettono l’impossibilità di continuare a procedere regolarmente per mancanza di spazi infrastrutturali e chiedono un potenziamento delle stesse strutture.
In sostanza, la filosofia di Rapani, che è poi anche quella del Governo e che, di fatto, rientra in un alveo di ragionevolezza, è quella di riaprire i tribunali soppressi per garantire giustizia ai territori. In questo modo si bilancerebbe il carico di lavoro diminuendo (di molto) i disagi per l’utenza. Una tesi oggettiva tra l’altro confortata dalle esplicite intenzioni manifestate da molte regioni che nei mesi scorsi hanno presentato al Parlamento diversi disegni di legge attraverso i quali si dicono disposte ad accollarsi le spese logistiche e gestionali dei riaprendi tribunali soppressi.
«Quello che c’è di positivo e di favorevole – è sempre Rapani che parla - è che le Regioni si rendono disponibili a sostenere i costi per non gravare sullo Stato, rispettando quella che è la “spending review”, pur di riavere i Tribunali nei territori in cui sono stati soppressi». Da qui la proposta di considerare i disegni di legge delle regioni («che sono simili»), studiare un testo unico da sottoporre a valutazione alla Commissione, inserendo dei criteri («perché non si potranno riaprire tutti») in base ai quali passare la palla al governo che deciderà il da farsi. Tutto questo attraverso la creazione di un comitato ristretto che lavorerà a una bozza di testo unico.