Gli ospedali calabresi sono da “bollino rosso”. «La politica regionale si conferma senza visione per il futuro»
Tavernise (M5s): «La Calabria continua a pagare lo scotto di strategie miopi. Le scelte del governo regionale non migliorano la situazione»
REGGIO CALABRIA – «Nei meandri degli annunci regionali che si vorrebbero rivoluzionari da un anno e mezzo a questa parte, nella sanità calabrese l'unico elemento nuovo è l'arrivo di qualche decina di medici cubani che danno respiro a pochi ospedali calabresi mentre resta in sofferenza tutta la sanità regionale. Il report dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) che ha analizzato le performance degli ospedali in tutto il Paese dimostrano infatti che le scelte politiche regionali calabresi erano e continuano a rivelarsi sbagliate condizionando l'efficacia del servizio sanitario regionale».
È quanto afferma Davide Tavernise, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, che aggiunge: «I grandi ospedali calabresi sono da bollino rosso e questo va ricondotto anche alle scarse performance degli ospedali spoke. Fatte salve alcune realtà virtuose, eccellenze in un contesto abbastanza difficile, le criticità restano e non si riescono a risolvere. La Calabria, dunque, continua a pagare lo scotto di strategie miopi. Le scelte del governo regionale, come la costituzione di Azienda Zero, che di fatto sta bloccando la nostra sanità, non migliorano la situazione».
«Si continua così a rincorrere i provvedimenti contenuti nel Decreto Calabria, che significa prolungare il commissariamento della sanità senza per questo cercare in qualche modo di superare le anomalie che contraddistinguono il settore. Penso ad esempio, al caso dei medici imboscati, i cui dati sono disconosciuti dalle stesse aziende sanitarie, pur trattandosi di un fenomeno diffuso e altamente penalizzante. Viviamo di paradossi. Mancano i medici in Calabria però risultano assunti in misura sufficiente. Viene da chiedersi perché la politica regionale resti in silenzio davanti al fenomeno del personale sanitario rifugiato dietro una scrivania piuttosto che assistere i pazienti?».
«Anche con riferimento alla medicina territoriale l'impressione è che a parte creare scatole vuote la regione non sia impegnata nella costruzione di un sistema virtuoso. Ci resta l'impiego dei medici cubani. La politica regionale si conferma senza visione per il futuro e sorda alle proposte dell'opposizione. Davanti a noi nessun cambio di rotta».