Che fine hanno fatto i 10 milioni della fusione? Il dubbio amletico di Fratelli d'Italia
I meloniani chiedono riscontro al sindaco Stasi sui soldi bonus che la città riceve annualmente dopo l'istituzione del comune fuso
CORIGLIANO-ROSSANO – Che fine hanno fatto i 10 milioni di euro almeno della fusione destinati in questi primi anni a Corigliano-Rossano? Come sono stati investiti? Quali iniziative materiali o immateriali sono state sostenute? Quale è stata la direzione strategica intrapresa dall’Amministrazione Comunale? Quali benefici e risultati attesi possono essere misurati e documentati da questo ulteriore utilizzo delle risorse pubbliche da parte dell’attuale classe di governo della Città? Quali progetti socio-culturali, ad esempio, sono stati messi in campo coinvolgendo la grande comunità scolastica ed i giovanissimi di una Città che di fatto risulta loro estranea?
Una serie di domande a cui il coordinamento cittadino di Fratelli d’Italia chiede pubblicamente riscontro al Sindaco Flavio Stasi, ai suoi assessori ed alla sua «maggioranza al fischio». «L’ennesimo interrogativo - incalzano - sulla plateale mancata trasparenza, tracciabilità e soprattutto sulla mancata funzionalità della spesa pubblica locale di questa Giunta per caso».
Come nuova città nata dalla fusione, anche Corigliano-Rossano, infatti, è stata destinataria in questi anni di una dotazione di almeno 2 milioni di euro all’anno prevista con legge dello Stato (senza considerare risorse destinate sempre alla fusione derivanti da altre fonti per un totale di altri svariati milioni di euro) proprio per sostenere e rafforzare il processo istituzionale unitario.
Dieci milioni già trasferiti dallo Stato e che in tutto saranno 20 alla fine dei dieci anni.
«Non vi è dubbio alcuno - si legge ancora nella nota di FdI di Corigliano-Rossano - così come del resto è stato ampiamente sostenuto anche alle nostre latitudini in questi anni, che quel contributo annuale, previsto indistintamente per tutte le fusioni di tutte le grandezze, non soltanto non poteva e non può dirsi assolutamente proporzionato e quindi giusto se concesso allo stesso modo tanto per realtà urbane di poche migliaia di abitanti e di qualche chilometro quadrato, quanto per nuove città di circa 80 mila abitanti e di circa 400 chilometri quadrati come Corigliano-Rossano».
Un'affermazione quella di Fratelli d'Italia, vera a metà. Perché se da un lato il riparto dei fondi risulta sproporzionato rispetto alle capacità demografiche dei diversi comuni fusi è altrettanto vero che non a tutti i comuni vengono trasferiti uguali risorse.
«Proprio per questa intrinseca, macroscopica ed inaccettabile sproporzione di quella previsione legislativa, nata del resto per finalità e contesti diversi - incalza Fratelli d'Italia - se vi era una priorità da affrontare in tema di azioni e politiche esterne di quest’Amministrazione Comunale, sarebbe dovuta essere quella di avviare subito una forte, puntuale e costante azione di sensibilizzazione ed influenza trasversale, con ed attraverso la rappresentanza parlamentare, sulla necessità di motivareed arrivare ad una estensione legislativa di quel contributo, rapportato ed adeguato alle dimensioni ed alla portata dei diversi processi di fusione. Non soltanto non vi è stata, su questo argomento così come su tutti gli altri, alcuna riconoscibilità degna di nota di un’eventuale iniziativa o azione di questo Sindaco e della sua Giunta,finalizzata a posizionare Corigliano-Rossano nelle dinamiche non diciamo decisionali ma quanto meno di confronto sovra comunali».
FdI fa leva, quindi, sull'autorevolezza del nuovo comune. «Oltre il Crati ed il Trionto - scrive il coordinamento cittadino del partito - nessuno ha mai percepito alcun peso o valore specifico della nuova Città e della sua classe dirigente in tutti gli scenari, su tutte le questioni e su tutte le partite politiche ed istituzionali apertesi in questi anni. E non lo ha percepito anzi tutto il territorio vasto della Sibaritide, dal basso all’alto jonio, dalla Sila Greca all’Arberia, che non ha mai avvertito la qualità e la direzione d’indirizzo, di proposta e di coordinamento che ci si sarebbe invece aspettati dalla città più grande e quindi da una classe politica che avrebbe dovuto avvertire su di se una maggiore responsabilità non solo di governo ma anche di visione e prospettiva».
«Non soltanto Flavio Stasi si è subito rinchiuso nella demagogica torre d’avorio della sua ordinaria amministrazione spacciata per rivoluzione (della vernice!), non soltanto è egli stato il vero ed unico latitante nel confronto politico territoriale, provinciale e regionale su tutto invece di presentarsi come alla guida del più importante e grande esperimento di fusione tra due città italiane, ma è stato perfino capace di sprecare anche quei pochi ma comunque importanti 10 milioni di euro ricevuti proprio per rafforzare all’interno ed all’esterno, spirito, progetti, metodi, contenuti e sentimenti sottesi a questo progetto epocale voluto dalle due comunità di Corigliano e di Rossano. Un ennesimo e continuo spreco e fallimento pubblico – conclude FDI – di cui si deve e dovrà dare conto, perché non si gestiscono risorse private, ma di tutti».