Mancata elezione del presidente Anci, la denuncia dei sindaci: «Intervenga il presidente nazionale»
Il sindaco di Cariati, Greco, insieme alle colleghe prime cittadine Deposito di Parenti e Cozza di Belsito denunciano l'andamento della riunione «svoltasi al di fuori di ogni ordine e rispetto di regole base»
CARIATI - «Mancata elezione del presidente Anci Calabria, quali sono i sindaci che avrebbero potuto votare e che potranno votare in occasione della nuova adunanza, atteso che possono farlo solo i rappresentanti legali dei comuni non morosi? Come mai non è stato verificato tutto questo per tempo e non è stato predisposto quanto necessario per la firma dei presenti? E come è possibile, soprattutto, che a determinare disguidi e ad alimentare criticità siano stati e restino addirittura rappresentanti di enti morosi da anni? Come è possibile, infine, che colleghi membri del consiglio dichiarino solo adesso di voler impugnare tutto davanti al Tar nonostante facciano parte del consiglio, nonostante fossero presenti alle ultime riunioni e nonostante non abbiano mai contestato nulla, né al momento della prima convocazione (anzi presentandosi all'assemblea), né durante la riunione del consiglio tenutasi ad horas e che ha deliberato all'unanimità (pertanto, con il loro stesso voto)?»
Sono, questi, alcuni dei quesiti contenuti nella lettera sottoscritta dal sindaco Filomena Greco insieme alle colleghe prime cittadine Donatella Deposito di Parenti ed Elvira Cozza di Belsito e destinata al Presidente dell'Anci Nazionale Antonio De Caro per denunciare l'andamento della riunione dello scorso 10 febbraio: svoltasi – scandiscono – al di fuori di ogni ordine e rispetto di regole base. Avevano diritto al voto i rappresentanti legali dei comuni in regola con i pagamenti delle quote associative al 31 dicembre 2022 più quelli che avevano presentato quietanza di pagamento agli uffici di Anci Calabria entro il 31 gennaio 2023.
«Come è possibile – si chiedono i sindaci – che un'organizzazione regionale e nazionale così importante e autorevole non abbia neppure approvato, prima dello svolgimento dei lavori assembleari di fatto non tenutisi, la lista degli aventi diritto al voto? Come mai non è stato verificato tutto questo e non è stato predisposto quanto necessario per la firma dei presenti? Ciò che si è verificato nella non-assemblea del 10 febbraio scorso – denunciano – è a dir poco vergognoso ed umiliante per la carica istituzionale rivestita da chi era stato convocato per decidere (visto che l'assemblea è sovrana) e che non è stato messo in condizione di poter partecipare ad una decisione presa di fatto solo da alcuni pro domo sua, non essendo mai stati aperti i lavori assembleari dopo ore di attesa».
«È intollerabile ed inaccettabile che eventuali conflittualità, accordi, disaccordi o dinamiche di parte possano incidere così violentemente all'interno della vita democratica della più importante associazione dei comuni italiani, la cui autonomia decisionale interna dovrebbe essere invece considerata valore da preservare, anche alla luce del fatto che molti rappresentanti istituzionali sono stati eletti da liste civiche. È imprescindibile che siano in primis i sindaci, rappresentanti di istituzioni pubbliche – concludono Greco, Deposito e Cozza – a rispettare le regole».