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Fusione, la clava degli stasiani: «Dietro i promotori dell’autonomia ci sono 30 anni di scempio del territorio»

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CORIGLIANO-ROSSANO – È una presa di posizione deflagrante quella del movimento Corigliano-Rossano Pulita rispetto ai temi della fusione. Quello degli stasiani, duri e puri, è un vero e proprio teckle in scivolata contro chi oggi si sta rendendo promotore di un ritorno al passato carico di nostalgia e nulla più. «Nostalgia canaglia» la definiscono carica di «malafede», «disinformazione» e «falsa rappresentazione della realtà».

C’è una verità che portano in dote nella discussione pro-fusione quelli di Corigliano-Rossano Pulita: questa nuova città attraverso l’Amministrazione comunale ha avviato un processo di riappropriazione e di ripristino della legalità.

Un concetto che può essere condiviso con una piccola ma riteniamo opportuna nota a margine: questo non significa che il diritto di critica, su una città che sente oggi un oggettivo malessere, anche per cose ritenute minimali, non debba riguardare la sfera del governo civico. La fusione è un “bene primario” di tutti i cittadini, la gestione della fusione – invece - è tutt’altra cosa. Altrimenti si rischia di mimetizzare tutto e non andare al vero cuore del problema. 

«Oggi si vuole rappresentare – scrivono da Corigliano-Rossano Pulita - che le due ex città fossero delle capitali europee di efficienza e decoro, le stesse due ex Città che hanno lasciato al nuovo comune una rete primaria disastrata (strade, acqua, luce, fogna) a tal punto che è stato necessario effettuare più investimenti negli ultimi tre anni che negli ultimi trenta. La realtà è – scandiscono - che le amministrazioni del passato hanno lasciato un’eredità pesante, pesantissima».

Da qui la “corsa” per recuperare 30 anni di scempio del territorio. «Un trentennio – dicono – fatto di immobilismo, di mancata visione ed imprudenza nella gestione delle risorse, così come la cattiva gestione del patrimonio comunale, delle reti e dei servizi su cui progressivamente si sta provando e riuscendo a mettere mani per risolvere ataviche problematiche». E qui l’affondo sui promotori, oggi, di un improvvido referendum abrogativo della fusione: «Ancor più grave – dicono gli stasiani - è vedere che persone fautori di questa pesante eredità oggi siano tra le fila di quegli antifusionisti che ciclicamente si ripresentano a raccogliere firme (perché non è la prima volta che si prova a raccogliere le firme)».

Dicevamo dell’azione di ripristino della legalità avviata dall’Amministrazione Stasi. E Corigliano-Rossano Pulita fa il lungo elenco delle cose fatte dall’esecutivo in tal senso. Si è riusciti, ad esempio, a «recuperare e rientrare in possesso, dopo oltre sessant'anni, di ben 2500 ettari di patrimonio boschivo, a seguito di un azione giudiziaria intrapresa sotto l'indirizzo dell'esecutivo. Risorse della comunità "occupate" dalla Regione per un'opera di rimboschimento che man mano verranno riconsegnate come i terreni in località "Cugnale di Sant'Onofrio" e l'ottenimento delle opere di riqualificazione dei Giganti del Cozzo del pesco. Per non parlare dell'aver avuto il coraggio ed il dovere di essersi costituita parte civile nel processo "Fangorn", per chi avesse la memoria corta si tratta del procedimento penale sulla mafia dei boschi».

E poi ancora l’interruzione della «spirale di degrado» attorno all’edificio del Faro di Capo Trionto, che oggi può sperare in futuro grazie alla capacità dell’Amministrazione comunale di intercettare un finanziamento di 2 milioni di euro possibile, però, solo grazie alla lungimiranza della fusione.

E quindi, i beni confiscati alla criminalità organizzata della Iacina e di Località Cardame che sono stati interessati da un intervento di acquisizione e riqualificazione ed ancora di quelli ricompresi nella rigenerazione dei progetti Pinqua – che sono valsi gli applausi del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella all’ultima assemblea nazionale di Anci - «mentre alcuni rappresentati di opposizione - quelli che antepongono gli interessi della propria associazione alla Città - in consiglio comunale la definivano una "supercazzola"».

Ancora, la campagna di demolizione degli immobili abusivi e confiscati alla mafia lungo tutto il litorale di Corigliano-Rossano e la «“partita” difficile» del centro polifunzionale di Insiti che si è riaperta con una sentenza che ha rigettato la domanda di usucapione del privato, sporgendo formale querela per l'individuazione delle precise responsabilità sia interne che esterne.

«La lista – dicono ancora da Co-Ro Pulita - è lunga» e troverebbe riscontri di “ripristino della legalità” in quasi tutti gli angoli del territorio comunale.

Questa è sicuramente una campagna di merito e valore che deve fare il pari, però, con una difesa della fusione che non può avere contrapposizioni interne e che al netto delle rime di Albano e Romina, cantante dagli antifusionisti, ha bisogno di più propulsione.

Perché “si può – sempre – dare di più, senza essere – per forza – eroi”

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.