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«Questo Psa è vecchio, non serve a nulla». La “sentenza” dei tecnici all’incontro di Fratelli d’Italia

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CORIGLIANO-ROSSANO – Il Piano strutturale associato è il grande assente nella realizzazione della nuova grande città di Corigliano-Rossano. Lo strumento di sviluppo madre del territorio al pari dello Statuto comunale, pur rappresentando paradossalmente gli elementi cardine, l’uno programmatico l’altro giuridico per far muovere sulle proprie gambe un comune grande e complesso, continuano a rimanere fermi ad un palo.

E se per lo Statuto si continuano a sciorinare conti alla rovescia in attesa di una sua approvazione, per il Psa parlare di limbo è poca cosa. «Si va verso l’approvazione di uno strumento datato e fuori dal tempo che non contempla nulla di quanto, invece, occorrerebbe alla nuova grande città». È questo il monito che è stato lanciato sabato sera da un incontro di esperti - ingegneri, architetti e urbanisti – promosso e organizzato da Fratelli d’Italia di Corigliano-Rossano e tenutosi nella sala riunioni del partito su via Nazionale a Corigliano scalo. Un dibattito trasversale, politicamente laico al quale hanno partecipato esperti della materia urbanistica sicuramente “non etichettati” a destra.

«Sarebbe opportuno – ha chiosato Cosimo Montera proprio a termine del dibattito tecnico – che questo strumento venga impugnato prima che arrivi all’approvazione della Regione Calabria. Ignora completamente – ha aggiunto l’architetto coriglianorossanese – i principi della fusione e le sue esigenze».

La responsabilità di un piano monco, partorito nel lontano 2010 e ancora oggi in attesa di attuazione, è oggi dell’Amministrazione a guida Stasi «incapace – si è detto durante il dibattito – di produrre una proposta nuova che contempli le esigenze della città».

Il Psa, che in principio metteva insieme ben 5 comuni (Calopezzati, Crosia, Rossano, Corigliano e Cassano), è nato per consentire una prospettiva di sviluppo territoriale univoca e complementare. Questo dodici anni fa. E più di due lustri nella storia contemporanea sono secoli per come si evolvono normative, esigenze e tecnologie. «Così com’è attualmente configurato, è una fotografia del passato». Questa la sintesi dei tecnici intervenuti, all’incontro dei meloniani moderato dal dirigente provinciale Gioacchino Campolo: gli ingegneri Giuseppe Villella e Nilo Domanico e gli architetti Cosimo Montera e Leonardo Zangaro. Tutti concordi sulla necessità di un revamping, un upgrade, un aggiornamento generale dello strumento. Soprattutto perché questo non contempla – appunto - la subentrata nascita, per fusione, di una grande città (la terza per numero di popolazione, la prima per ordine di grandezza territoriale della Calabria) che ha sparigliato le carte, ha cambiato obiettivi e strategie, ha restituito una serie di opportunità che prima non c’erano ed erano solo un sogno.

«È un piano strutturale – hanno ricordato i tecnici – che ad esempio non tiene conto della regressione demografica dovuta alla scarsa natalità ed al fatto che il nostro Comune è tra i più soggetti alla fuga dei nostri giovani». A questo si aggiunga il fatto che oltre 14mila nostri concittadini sono residenti all’estero perché evidentemente qui non hanno trovato opportunità di vita. Insomma, lo strumento di oggi, al contrario di quello di ieri, dovrebbe più guardare ad un innalzamento della qualità della vita che non alla mera realizzazione di nuove strutture abitative. Occorre – e questo lo hanno ricordato nella loro relazione sia Domanico che Zangaro - disegnare direttrici di sviluppo e snodi intermodali di comunicazione, occorre ancora tutelare i siti archeologici invece di saccheggiarli e seppellirli, come è successo nei decenni scorsi, a Ciminata e Bucita, sommergendo una villa romana di 8 ettari con il carcere ed una necropoli pre-greca con discariche».

A tirare le fila di un complesso e ricco confronto-dibattito è toccato, poi, al senatore Ernesto Rapani, architetto e padre di quello che fu il primo grande piano regolatore generale di Rossano all’inizio degli anni 2000.

Da parte del massimo esponente di Fratelli d’Italia, non sono mancate le stilettate fredde e chiare ad un’Amministrazione comunale «evidentemente inadeguata a compiere il suo mandato». Dov’è stato in questi ultimi anni il confronto istituzionale su un concreto piano di sviluppo della città? – Si chiede Rapani. «È mancata e manca una discussione aperta»

E poi una serie di esempi snocciolati dal senatore di un «piano monco, datato, fuori dal tempo». Questo Psa, ad esempio, «non prevede la realizzazione di un centro direzionale, per come previsto dalla legge istitutiva della fusione, utile non solo a rendere efficaci i servizi della città ma del resto del territorio». Insiti era periferia della periferia per le due estinte città lo rimane ancora oggi (e inspiegabilmente) con Corigliano-Rossano, pur rappresentando il baricentro dell’intero territorio comunale e comprensoriale.

Manca, ancora, «la previsione – ha ricordato Rapani - di un sistema di trasporti intermodale che integri strade, ferrovie, il porto così da creare una mobilità efficiente e smart e che, dunque, riesca finalmente a valorizzare infrastrutture come la grande darsena di Schiavonea». E a proposito di strade, Ernesto Rapani, ribadisce un concetto che già nei mesi scorsi aveva creato attrito proprio con l’esecutivo Stasi nella grande polemica per l’ammodernamento della Statale 106: «A parte che vorremmo capire qual è l’idea di tracciato che ha il sindaco rispetto alla nuova strada – ha ricordato ancora Rapani – sarebbe opportuno che anche il Piano strutturale venisse aggiornato in tal senso perché al momento prevede al suo interno ancora un tracciato a 4 corsie che Anas, già decenni fa ha dichiarato irrealizzabile».

Ecco perché per amministrare una città, specie una città così complessa carica di problemi nella stessa quantità di quante invece potrebbero essere le virtù, serve visione. E oggi quella visione su cosa fare, dove andare e in che modo andare – purtroppo – non esiste.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.