Necessario salvare le imprese per rilanciare la crescita
Per Orlandino Greco (IdM) «il reddito di cittadinanza è stato l’emblema della stagnazione in quanto non è stato una garanzia per l’avvio al lavoro bensì è stato ridotto ad un semplice sussidio finanziato»
CATANZARO - «Nemmeno il tempo di vedere un po' di luce in fondo al tunnel di una lunga pandemia e ci ritroviamo nel festival degli egoismi. Sullo sfondo vi è uno scriteriato conflitto in Ucraina, al quale hanno fatto seguito la crisi energetica, l’inflazione ed un’ulteriore crisi economica che sta inginocchiando famiglie e imprese. Non è gradevole per lo scrivente fare una disamina dei problemi ma è compito della politica analizzare gli stessi e provare a darne chiave di lettura e soluzioni. D’altronde il dibattito pubblico sembra ancora ubriacato dal post voto e gli unici temi ricorrenti sono la nostalgia dei totalitarismi, i diritti civili (per carità importanti), le liti (tanto per cambiare) nelle coalizioni e perfino il gossip dei vip. Si parla dell’effimero, quasi come fossero di secondaria importanza le speculazioni di Eni ed Enel, l’extra gettito dello Stato e la chiusura di migliaia di aziende, in special modo nella PMI».
Lo afferma Orlandino Greco de L’Italia del Meridione, che così continua: «Qualunque indicatore economico segnala una pericolosissima virata verso una crescita zero per il nostro Paese. I sindacati giustamente sottolineano come i lavoratori paghino per ben tre volte gli effetti di questa crisi: prima con l’aumento delle bollette di luce e gas, poi con l’aumento in generale dei prezzi e poi con la decurtazione dello stipendio o peggio ancora con il licenziamento, naturale conseguenza delle crisi aziendali ed il rischio chiusura delle stesse. Ora o mai più occorre dare risposte, in assenza delle quali le bollette continueranno ad aumentare, le imprese a chiudere, i cassaintegrati ad ingrossare le spese dello Stato e la povertà delle famiglie, determinando un calo dei consumi rispetto al quale non vi sarà bonus o reddito di cittadinanza che potrà porre argine. Misure tampone, queste ultime, per le quali l’allora governo giallo-verde, composta da 5Stelle e Lega, ha determinato un aumento ancor più insostenibile del debito pubblico in quanto non ripagato dall’aumento di lavoro, consumi e PIL».
«Non si tratta – spiega - di demonizzare le forme di assistenza verso i più deboli ma bisogna aver chiaro che le politiche economiche espansive sono quelle che riescono a coniugare l’aumento dei livelli dell’occupazione, della produttività e della crescita perché si ripagano da sole. Foraggiare sacche di assistenzialismo fine a se stesso dà luogo ad un aumento della spesa pubblica accompagnato da una riduzione del prelievo fiscale e quindi ad un maggiore indebitamento pubblico. Sotto questo aspetto il reddito di cittadinanza è stato l’emblema della stagnazione in quanto non è stato una garanzia per l’avvio al lavoro di migliaia di giovani e famiglie bensì è stato ridotto ad un semplice sussidio finanziato in deficit per la relativa copertura».
«In tutto ciò – aggiunge - l’Europa riscopre le proprie debolezze strutturali e la propria insipienza politica. Infatti, nel varare i pacchetti di sanzioni alla Russia e nel rifornire di armi l’Ucraina, a Bruxelles tutti si sono ben guardati dal programmare una strategia comune di difesa degli interessi nazionali a fronte dei contraccolpi della guerra. Ciascuno viaggia a seconda del proprio peso storico e politico in una mancata (di fatto) Unione, sforando i termini del trattato di Maastricht a proprio piacimento, in un’apoteosi degli egoismi che culminano con la scelta della Germania di fare debito per 200 miliardi per finanziare il caro energia e le proprie imprese, con le conseguenze facilmente intuibili. In Italia, invece, lo Stato continua ad incassare e, stando ai dati del ministero dell’Economia, nell’ultimo semestre le entrate tributarie erariali hanno sfiorato i 300 miliardi di euro, per un incremento dell’11,7% rispetto all’ultimo periodo del 2021. Tra i fattori dell’incasso vi è la crescita del gettito dell’Iva: un paradosso nel quale lo Stato guadagna nel mentre si consuma la dissoluzione dell’industria, della PMI e delle famiglie».
«Il prossimo governo Meloni, voluto da larga parte dei cittadini recatisi alle urne, deve avere la forza e l’autorevolezza, dopo anni di tecnocrazia, di rompere ogni indugio ed aiutare il tessuto produttivo del Paese. Manovre espansive partendo dalle imprese e dalle famiglie per curare l’emorragia della produzione, iniziando da un pacchetto di aiuti, inizialmente limitato al prossimo inverno, durante il quale l’Italia consuma mediamente il 40% del gas di tutto l’anno. Le risorse derivanti dall’extragettito dell’Iva 2021 ci sarebbero, dunque si tratta di mettere in piedi una manovra finanziaria mirata a contrastare il fallimento delle imprese e a salvaguardare i risparmi delle nostre famiglie nel breve periodo, in attesa che l’Europa inizi a fare gli interessi degli europei. Il reddito di cittadinanza fu finanziato con la fiscalità generale e non mediante una redistribuzione delle maggiori ricchezze, come invece dovrebbe fare un governo che realmente combatte le disuguaglianze sociali. Oggi non bisogna più perdere tempo per individuare le risorse, anche a debito, da destinare a chi fa impresa e a chi non riesce a sostenere il costo delle bollette. Il rapporto Debito/PIL può essere abbattuto solo con la crescita stessa del PIL, la quale può avvenire se stimolata attraverso la spesa pubblica e con un aumento sostenuto dell'indebitamento perché ripagato, appunto, dalla crescita stessa. Sono questi gli obiettivi ai quali il neo eletto parlamento deve tendere, per salvare il Paese e per riacquistare autorevolezza agli occhi degli italiani e del mondo intero. Auguri a noi tutti, ne abbiamo davvero bisogno» conclude.