Il Pd alla "conta dei danni" post elettorale: «Siamo difronte a una deforestazione del partito»
Quindici componenti del direttivo cittadino esprimono la loro posizione dura e di contrasto nei confronti del partito. Un'analisi che contrasta con i silenzi dell'altra parte del partito
CORIGLIANO-ROSSANO - A distanza di 20 giorni dalle elezioni politiche che hanno sugellato lo "strapotere" della destra-centro in Italia e confermato che al Sud e in Calabria la forza politica alternativa non è il centro sinistra ma il Movimento 5 Stelle, si consumano ancora analisi su analisi del voto. E ovviamente chi prova a riprendere il bandolo di una matassa con aggrovigliata e annodata è il Partito democratico. A Corigliano-Rossano, poi, dove le dinamiche del partito sono sempre più farraginose a prendere la parola, dopo quasi tre settimane dal voto, è una parte del direttivo cittadino. Quella che in qualche modo - ma siamo sicuri di essere smentiti per le vie ufficiali - si dichiara di fatto in opposizione alla reggenza della segreteria. Sono gli unici a parlare a dare una chiave di lettura molto critica su una gestione elettorale che il partito in Calabria ha gestito in modo miope.
Quindici componenti del direttivo dem coriglianorossanese (Giuseppe Tagliaferro, Tommaso Savoia, Franco Cirò, Giovanni Spezzano, Franco Madeo, Carmen Fusaro, Rosaria Curatelo, Saverio Salituri, Pina Cavallo, Antonella De Simone, Giovanni Romano, Francesco Fusaro, Luigi Iacino, Carmela Dodaro, Francesca Oliveto) mettono in evidenza la loro visione delle cose. Lo fanno - dicono - con l'intento di «dare un contributo alla "ricostruzione" del partito».
«Dopo aver assistito a dichiarazioni come quelle del segretario provinciale del PD Vittorio Pecoraro - da qui parte l'analisi del voto dei 15 affidata a una nota stampa - secondo il quale avremmo battuto la destra, e sottovalutando le situazioni di malessere e di disorientamento segnalate nonché delle eclatanti defezioni (Aldo Zagarese dirigente regionale, consigliere provinciale e comunale, Teresa Anastasio segretaria di Calopezzati, Giovanni Mundo segretario Giovani Democratici di Amendolara) dichiarava “che fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”, ci siamo ritrovati all’indomani del 25 settembre di fronte ad una desolante “deforestazione”».
Non sono piaciuti i metodi di questa campagna elettorale: «Avere preferito il comando burocratico del capo che impronta e liquida i rapporti col vecchio vizio “o con me o contro di me”, anziché avere più umiltà e maggiore capacità di ascolto del malessere, delle richieste e dei dubbi che provenivano dai dirigenti e militanti del territorio, ha reso - scrivono - ancora più difficoltosa una campagna elettorale già difficile. Lo stesso mancato chiarimento da parte dei vertici provinciali dei termini dell’accordo con il sindaco di Corigliano-Rossano, non solo ha creato confusione e disorientamento tra i molti dirigenti, militanti ed iscritti, ma non ha prodotto neanche il tanto sperato apporto in termini di voti».
Ma per i piddini "dissidenti" di Corigliano-Rossano ci sarebbe stata anche una mancanza di autorevolezza nella formazione delle liste. «Abbiamo altresì registrato - dicono - all’indomani delle indicazioni dei candidati nei nostri collegi uninominali Camera e Senato, a dichiarazioni di dissenso per la mancanza di candidature autorevoli e rappresentative del nostro territorio, perché avrebbero potuto mobilitare consenso ed entusiasmo, per poi più recentemente sentire dichiarare che il risultato negativo del Pd non è dipeso affatto dalle mancate candidature locali, non essendo una questione di nomi. Certo, oltre alle candidature e ai nomi c’è dell’altro: un partito percepito nell’opinione pubblica senza identità politica, autoreferenziale, correntizio, una classe dirigente che si autoconserva tra incarichi istituzionali e posizionamento di supremazia negli organismi interni, responsabile della sconfitta annunciata e che oggi pensa di scaricare tutte le responsabilità sul segretario nazionale Enrico Letta e di continuare a condizionare il futuro del partito, nonostante di quel sistema partitocratico non abbia disdegnato di far parte».
«Quando si agisce - precisano ancora -più per convenienze personali che per il bene della propria Comunità e del Partito, si affondano anche valori come la coerenza, la credibilità, la lealtà, esponendosi a “critiche”, ma danneggiando anche l’immagine del partito e rendendosi coautori della disfatta. Tuttavia crediamo che sia necessario nel nostro sistema politico la presenza di un partito dalla chiara identità della sinistra riformista, patrimonio e difensore degli ideali di giustizia e di eguaglianza, punto di riferimento delle fasce sociali più deboli, capace di ascoltare e di essere in sintonia con le istanze della società, che difenda i diritti dei cittadini e promuova politiche per il lavoro, la crescita sostenibile, la scuola, la ricerca e garantisca i servizi essenziali, come la salute, con principio universalistico. Per questo - concludono i 15 componenti del direttivo - continueremo ad interpretare i migliori sentimenti per passione, valori, comune interesse pubblico e a contribuire in tal senso e con tale impegno alla ricostruzione del partito».