11 ore fa:Polizia Municipale, a Cariati sei nuovi agenti
11 ore fa:Tradizioni, cresce l'attesa per l'infiorata in onore di San Francesco
9 ore fa:Giornata Europea del Gelato Artigianale: quest'anno un evento tra Mandatoriccio e Cariati
10 ore fa:Eventi sismici e piani di Protezione Civile: a che punto è la Calabria?
6 ore fa:Tutelare identità
13 ore fa:Patto di Stabilità, per Ferrara (M5s) «soffocherà i cittadini. Votarlo significa tradire l'Italia»
9 ore fa:Calabria del nord-est a rischio sismico 2: contro i terremoti prevenzione e prontezza
8 ore fa:Italvolley: Lavia e Laurenzano sempre più protagonisti della nazionale
8 ore fa:Fabbisogno di Personale, approvate dal Ministero le richieste del comune di Co-Ro e dell'Unione dei Comuni
12 ore fa:Trebisacce, tutto pronto per il concorso letterario "Il Liceo dona"

Trebisacce al voto, fallita l'ipotesi di una campagna elettorale dai toni pacati

3 minuti di lettura

 TREBISACCE – Allo scoccare della mezzanotte di oggi 10 giungo 2022 si concluderà una della più strane e complesse campagne elettorali che le cronache della storia di Trebisacce abbiano mai registrato, anche a causa dell’elevato numero dei partecipanti alla sfida politica.

Quando la lancetta grande e quella piccola dell’orologio, complice il buio della notte, si incontreranno sul quadrante, scatterà il silenzio elettorale, i palchi taceranno, i social si ammuteranno, gli automezzi preposti alla pubblicità elettorale sonora non circoleranno più per ricordare ad ogni ora, l’ora del prossimo comizio.

Ovviamente ciò non significa che sabato 11 giugno sarà una giornata di parca meditazione zen per i 4 candidati a sindaco e per il 48 candidati consiglieri.

Ce li immaginiamo già percorrere, con passo febbrile, come indefesse formichine, le vie cittadine, preceduti o scortati dai “grandi elettori” che li accompagnano di casa in casa, di appuntamento in appuntamento, di incontro in incontro.

Nelle realtà cittadine della dimensione di Trebisacce le campagne elettorali hanno ancora questi ritmi, il che non è necessariamente un male. Anzi, sotto il profilo sociologico, le elezioni amministrative sono occasioni in cui il tessuto sociale cittadino subisce un effetto elastico: da un lato si tende, quasi a strapparsi, a causa delle fisiologiche tensioni che le contrapposizioni politiche pongono in essere, anche all’interno delle stesse famiglie che annoverano candidati in più liste contrapposte, dall’altro si compatta, creando nuove occasioni per socializzare, per chiarire questioni irrisolte spinti dal ritrovarsi, volenti o nolenti, dalla stessa parte di una barricata, per ascoltare sotto lo stesso cielo, il proprio, comune, candidato.

Insomma le elezioni amministrative sono sempre una bella prova di crescita per una comunità, una prova che tuttavia Trebisacce, ancora una volta, ha fallito, nonostante si fosse partiti con ottime premesse.

Poteva essere una campagna elettorale all’insegna dei toni pacati, che segnasse un nuovo corso rispetto ad un clima di tensione che aveva caratterizzato il periodo immediatamente precedente al commissariamento del Comune di Trebisacce.  
Poteva essere una campagna elettorale basata sui contenuti e sulle progettualità.
Vista la caratura umana dei candidati a sindaco si poteva immaginare che il livello si sarebbe mantenuto alto e le premesse c’erano tutte.

Poi, ad un certo punto qualcosa è cambiato. Impossibile capire chi ha abbia pronunciato la prima parola sbagliata, chi abbia fatto la prima battuta pungente e in che contesto.

Quello che è certo è che comizio dopo comizio i toni si sono alzati sempre più, vuoi perché le piazze vuote fanno paura e si perde un po’ di lucidità, vuoi perché le piazze piene esaltano e si perde un po’ di temperanza, vuoi perché non rispondere a tono ad una accusa viene considerato segno di debolezza politica, vuoi perché, nel momento in cui ti accorgi che i bisogni cittadini sono così primari e radicati da rendere difficile una differenziazione piena e strutturale dei programmi, attaccare è l’unica forma di pressing che puoi mettere in campo, vuoi quel che vuoi, ma questa campagna elettorale non si è distinta per pacatezza da quelle che l’hanno preceduta.

Forse è proprio nella natura stesse delle cose, della campagna elettorale, che le dinamiche si dipanino così, ma è stato bello, immaginare, almeno per qualche giorno, che una tradizione consolidata, che non arricchisce nessuno ma impoverisce tutti, potesse essere messa in cantina e dimenticata.

Sul fronte previsioni i risultati di voti restano fortemente poco prevedibili. Certo, ci sono liste che si possono considerare, dal sentire cittadino, più vicine alla vittoria di altre, ma l’urna elettorale è un’agente del caos, e il risultato finale ad oggi resta, quasi, del tutto aperto. Quasi.  

Chi tra Antonio De Santis, candidato a sindaco della lista n.1 "Uniti per rinascere", Pino Sposato, leader della lista n.2 "Insieme si può", Alex Aurelio detto Sandro, che guida la lista n.3 "Progetto Trebisacce", Andrea Petta candidato sindaco per la lista n.4 "Trebisacce2030" sarà proclamato nuovo sindaco di Trebisacce? O chi spetterà il compito di rilanciare la cittadina ionica affrontando i numerosi problemi che i trebisaccesi vivono nel quotidiano?

Sono domande a cui la riposta giungerà tra pochi giorni. Un intero territorio l’attende con il fiato sospeso, nella speranza che chiunque sia il vincitore possa iniziare un processo di riappacificazione con le altre compagini politiche, perché Trebisacce ha bisogno di tutti i suoi talenti e di tutti i suoi uomini e donne migliori, in maggioranza come all’opposizione, per risorgere come un’araba fenice dalle proprie ceneri.

Andrea Mazzotta
Autore: Andrea Mazzotta

(Cosenza, 1978) Laureato in giurisprudenza, giornalista pubblicista, appassionato di comunicazione e arte sequenziale, è stato direttore della Biblioteca delle Nuvole di Perugia, direttore editoriale delle Edizioni NPE, coordinatore editoriale per RW-LineaChiara, collaborando con diverse realtà legate al settore dell'editoria per ragazzi. Collabora con il Quotidiano del Sud, Andersen, Lo Spazio Bianco, Fumo di China. E' un fedele narratore delle Cronache della Contea, luogo geografico e concettuale nel quale potenzialmente può succedere di tutto. E non solo potenzialmente.