Elezione segreteria Pd Co-Ro, il j'accuse di Tagliaferro: «Sulla città hanno avuto la meglio le logiche oligarchiche cosentine»
Lettera aperta del candidato segretario favorito e uscito perdente dalle urne a Letta, Boccia e Irto: «Un partito così non serve alla Calabria e non serve nemmeno al sindaco Stasi»
CORIGLIANO-ROSSANO - Il turno di ballottaggio per l'elezione del nuovo segretario del Partito democratico a Corigliano-Rossano ha sancito un'altra "verità": «Sulla città hanno avuto la meglio (ancora una volta) le logiche oligarchiche cosentine». È il Tagliaferro pensiero. Il candidato segretario alla guida dem della terza città della Calabria, partito con il favore dei pronostici e finito nel tritacarne delle alleanze trasversali, a poche ore dall'elezione di Franco Madeo a nuovo e primo segretario Pd di Corigliano-Rossano (ne abbiamo parlato qui), ha preso carta e penna e ha scritto ai vertici nazionali e regionali del partito. E in particolare al segretario nazionale Enrico Letta, al responsabile nazionale degli enti locali Francesco Boccia (quello che appena un mese fa aveva messo una taglia sulla testa di Stasi) e al segretario Nicola Irto per lamentare l'inciucio, il pastrocchio, la pastetta in salsa cosentina che è stata fatta per far eleggere il suo competitor a Corigliano-Rossano. Competitor e attuale segretario al quale, però, Tagliaferro non dedica nemmeno un rigo per pogergli gli auguri di buon lavoro. Del resto, è lo "stile" nervoso e scontroso della politica.
Anzi, va all'attacco e accusa: «L’elezione a segretario cittadino del PD di Corigliano-Rossano, terza città della Calabria - scrive machiavellicamente Tagliaferro - ha attratto una particolare inaspettata attenzione, manifestandosi però sempre di più come terreno di gioco per altre partite, con ingerenze esterne, provenienti anche oltre i confini municipali, suscitando preoccupazione per il ricordo di ambigue manovre avvenute nel tempo, a discapito degli interessi del territorio, considerato feudo elettorale».
Poi spiega e affonda: «Nell’ambito della stessa elezione - dice - si è consumato un accordo avallato dallo stesso sindaco Stasi con quelle stesse oligarchie partitiche cosentine, così definite, dalle quali, solo poco tempo addietro, aveva preso le distanze, assumendo in occasione dell’elezione del Presidente della Provincia, il ruolo di paladino degli interessi del territorio contro l’egocentrismo cosentino, diventando oggi, viceversa, quelle stesse oligarchie credibili e graditi interlocutori».
Insomma, il Partito democratico sarebbe caduto nelle strategie di Stasi - e non viceversa - che voleva essere ago della bilancia di questa elezione. «Un accordo - precisa ancora Tagliaferro - che ha anteposto prospettive politiche personali, all’interesse del territorio, mettendo la nostra Città ancora una volta in una condizione di subalternità cosentina. Al sindaco di Corigliano-Rossano - aggiunge - che per essersi dichiarato di sinistra, era stata accreditata una qualche attenzione dal PD locale, svolgendo per senso di responsabilità un’opposizione costruttiva, nonostante limiti e mancanze della sua Amministrazione, per salvaguardare la fusione, oggetto di critiche a più voci per lo stato in cui versa ed evitare di consegnare la cittá alla destra alle prossime elezioni amministrative, nella consapevolezza che, per affrontare una tale sfida, sarebbe stato necessario allargare la base di attrazione del consenso con un più ampio campo progressista. Ma ambizioni personali evidentemente rassicurati, ma malamente amministrati, hanno indotto preferire presunte scorciatoie, radicalizzando conflittualità e divisioni e mettendo a rischio la stessa fattibilità di un progetto politico-amministrativo progressista dal più largo respiro, a tutto favore della destra. Pari responsabilità va attribuita a chi del PD - sottolinea Tagliaferro - si è fatto coattore di una tale sconsiderata prospettiva».
Da qui l'appello finale a Letta, Boccia e Irto ai quali «compete il compito di garantire il processo atteso di rigenerazione del PD Calabrese se veramente si vuole costruire un partito credibile, perché un partito così non serve alla Calabria e non serve nemmeno al sindaco Stasi».