Spoke Co-Ro, «resa dei conti» nella direzione sanitaria? Anche Graziano chiede la rimozione di Carino
La posizione del capogruppo regionale dell’Udc non è l’unica e nemmeno isolata. Tutti vedono (da tempo) il capro espiatorio di una situazione oggettivamente imbarazzante dei due ospedali nel direttore sanitario
CORIGLIANO-ROSSANO – È una situazione incresciosa, apparentemente irrisolvibile quella che da diversi anni, ormai, si registra negli ospedali spoke di Corigliano-Rossano. Se ne parla e discute quotidianamente ma con il passare dei giorni la disorganizzazione violenta all’interno dei due presidi sembra raggiungere sempre nuovi picchi. Prima inimmaginabili.
Secondo molti, il problema di questa situazione è da ricercarsi nel deficitario sistema sanitario regionale. Secondo altri, invece, ci sono responsabilità, anche gravi, nella gestione manageriale dei due ospedali che accentuano ed amplificano sul territorio tutto quanto avviene nel complesso calabrese. E tra questi c’è il capogruppo dell’Udc in Consiglio regionale, Giuseppe Graziano, che ha ben chiare e da tempo, nella sua prospettiva, le responsabilità dello sfacelo del “Compagna-Giannettasio”. In questi ospedali in cui, ricordiamo, non si riesce ad organizzare l’area medica e quella dell’emergenza urgenza, dove si chiudono e riaprono i reparti dalla sera alla mattina perché c’è una pessima gestione del personale, dove addirittura si chiudono improvvisamente le unità operative senza alcun sussulto e senza proporre alcuna soluzione alternativa. Insomma, una babele.
Ecco, per Graziano, la responsabilità di tutto ciò è da ricercarsi nella figura apicale dello spoke, nella direzione sanitaria affidata a Pieluigi Carino.
«La disorganizzazione imperante, perdurante e vergognosa degli ospedali spoke di Corigliano-Rossano – scrive Graziano - ha una responsabilità che è anche un peccato originale: l'incapacità e l'assenza decisionale della direzione sanitaria del presidio». Il giudizio del consigliere regionale centrista nei riguardi di Carino, che non cita mai è impietoso: «In questi anni, soprattutto quelli imperversati dalla pandemia, abbiamo assistito a momenti di grottesca gestione manageriale… Di fatto – infierisce - noi utenti dell'area ionica ci troviamo a pagare fior di stipendi ad una direzione sanitaria ospedaliera che è improduttiva sotto ogni punto di vista; che è spesso assente da tutti i tavoli di crisi che interessano i nosocomi; che ha prodotto solo disagi… Non è possibile. Non è tollerabile. Non è assolutamente giustificabile un tale atteggiamento che è continuo e costante da oltre un decennio».
C’è poi un altro aspetto che solleva Graziano e che getta ombre sulla presunta legittimità del ruolo ricoperto da Carino. «L'attuale diesse dello spoke – precisa il rappresentante centrista - venne assunto come direttore dell'ospedale territoriale di Corigliano per poi ritrovarsi, non si sa per quale strano algoritmo, a dirigere, dopo l'unificazione dei presidi di Corigliano e Rossano, un ospedale complesso. È legittimo?»
Ma a fare le pulci a Carino non c’è solo Graziano, da tempo, infatti, i venti di dissenso soffiano forte anche dall’area movimentista e grillina. Su tutti il deputato Ciccio Sapia, oggi rappresentante di Alternativa, che non ha mai nascosto, anche pubblicamente, la sua posizione “ostile” nei confronti della direzione sanitaria ospedaliera che fu – ricordiamo – tema di ampia, accesa e aspra discussione anche con l’allora commissario regionale Scura. A fare da eco a Sapia anche l’attuale capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, Davide Tavernise, che senza mezzi termini, nelle settimane scorse, aveva chiesto anche lui la testa di Carino.
La partita sulla direzione sanitaria dello spoke di Corigliano-Rossano, però, sembra essere giunta ad una «resa dei conti». Ad evidenziarlo è, ancora una volta, Graziano. Perché sulla questione c’è l’attenzione del presidente della Regione (nonché commissario della sanità), Roberto Occhiuto che a riguardo – ricorda il capogruppo Udc – ha assunto una «posizione chiara, ferma e decisa… pronto a "tagliare le teste" improduttive ai vertici degli ospedali calabresi».