Stasi, le provinciali e lo scontro nella base del Partito democratico ionico
«Il Partito Democratico ha sempre fatto le sue determinazioni e, più componenti dello stesso, hanno preso strade diverse senza per questo essere stati espulsi né, tanto meno, mandati davanti a commissioni che puzzano di "caccia alle streghe"»
CORIGLIANO-ROSSANO - La candidatura di Stasi alla presidenza della Provincia ha aperto un dibattito accesso e vibrante all'interno del Partito democratico. Quello stesso partito che dopo anni di divisioni, polemiche e di "violenze" subite al suo interno, specie nella federazione di Cosenza, oggi - soprattutto dopo la elezione di Nicola Irto a nuovo segerario regionale - sembrava avesse riacquisito una agognata unitarietà. Non è così, almeno nella provincia brutia e soprattutto nell'area ionica e a Corigliano-Rossano.
La babele regna sovrana. E dopo la durissima presa di posizione del dirigente democrat, componente dell'assemblea regionale, Pino Le Fosse, che non ha avuto parole al miele nei confronti di Stasi e del suo egocentrismo (leggi qui la notizia), e dopo anche le dichiarazioni della deputata e maggiorente del Partito Democratico, Enza Bruno Bossio, che ha reiterato l'invito al primo cittadino di Co-Ro a fare un passo indietro rispetto alla sua candidatura (ne saprete di più nella prossima puntata dell'Eco in Diretta in onda domani sulla piattaforma streaming dell'Eco dello Jonio), c'è chi prende con forza le difese del primo cittadino e della sua scelta di concorrere per lo scranno più alto del Palazzo del Governo di piazza XV Marzo. Sono vecchi e nuovi iscritti del PD cittadino a sostegno della mozione Cacciola al prossimo congresso dem cittadino.
«Non capiamo - scrivono - perché (il metro della diversità di opinioni e della eterogeneità, ndr) valga oggi per le provinciali, ammesso che ci siano quelle condizioni, e non sia valso negli ultimi vent'anni alle amministrative nelle due ex città di Corigliano e Rossano e di Corigliano-Rossano? Perché, probabilmente con una valutazione errata, il Partito Democratico ha sempre fatto le sue determinazioni e, più componenti dello stesso, hanno preso strade diverse senza per questo essere stati espulsi né, tanto meno, mandati davanti a commissioni che puzzano di "caccia alle streghe"».
Per la base democrat di Corigliano-Rossano è incomprensibile come «la candidatura di Stasi sia, nell'ordine, contro qualcuno e in rottura rispetto ad un partito in cui non milita». «Soprattutto - aggiungono - non comprendiamo dove sia stata presa la decisione che il candidato del PD debba essere Nociti se poi, tra i firmatari per la candidatura di Stasi, c'è tanto Pd? Vogliamo realmente ignorare che la scelta, pur nella sua legittimità tecnica, non abbia ascoltato i territori? Non abbia nemmeno per un momento voluto ragionare sull'opportunità che si poteva avere nel candidare una figura nuova e, proprio nel suo non essere incardinata in un partito, l'enorme potenzialità aggregate che avrebbe avuto in un'elezione particolare come quella delle provinciali?»
Domande legittime e sicuramente con un ampio fondo di verità. Il problema reale, a detta dei democrat locali a difesa di Stasi, è che questo attacco frontale nei confronti della candidatura del sindaco di Co-Ro è mancato di un'attenta riflessione. «Perché - scrivono - è prevalsa un'idea conservatrice che nemmeno per un momento ha voluto ragionare sulla necessità di allargare il campo e di riconoscere, anche in un principio d'alternanza democratica la possibilità di uscire dal recinto del "candidato di partito" e di valorizzare anche una candidatura di una città nuova».
«E crediamo che questa sensazione di disagio nel subire, ancora una volta, un'imposizione esterna - aggiungono - sia il motivo per cui decine di amministratori del Pd abbiano deciso di sostenere la candidatura del sindaco di Corigliano-Rossano. Quest'elemento, soprattutto in una fase congressuale che resta al palo per evidenti limiti di "governance", possiamo far finta che non esista? Oppure la questione "Stasi" diventa solo utile per ritagliarsi uno spazio all'interno delle dinamiche congressuali?»
Poi una puntualizzazione, sicuramente non casuale, sulla elezione del consiglio provinciale: «Non vogliamo nemmeno entrare nelle dinamiche e nelle trattative che hanno portato all'elezione dei consiglieri provinciali ma è evidente che, in quel momento, fosse in atto una discussione per nulla immaginaria».
E sull'ipotesi paventata da Le Fosse sulla presunta OPA (e quindi sulla partita delle tessere) lanciata da Stasi sul partito i militanti democratici sono lapidari: «Se questi sono gli argomenti su cui si vuole ragionare è chiaro che c'è una povertà di idee che dovrebbe preoccuparci molto più di Stasi. Le nostre - dicono - sono tessere di compagni che ogni anno, da quando esiste il Pd, la rinnovano. Sono tessere di nuovi compagni che decidono di entrare in un soggetto politico e partitico perché lo ritengono strumento di crescita e di partecipazione. Ed è offensivo rivolgersi in termini di presunta aggressione alla libera scelta, certamente concordata, di tante persone. Una scelta che andrebbe apprezzata soprattutto perché fatta in un momento di totale assenza del Pd in città in termini di consensi».
Poi il culmine e la chiosa finale (ad effetto ed attualissima) su un dibattito «che sembra ordito da Beria» (l'alterego del nazista Hilmmler in salsa sovietica, ndr): «non siamo interessati a questo tipo di dibattito... ma non possiamo nemmeno subire in silenzio le ricostruzioni e la messa alla gogna da parte di nessuno».