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Corigliano-Rossano, il Partito Democratico è diventato più oppositore degli stessi oppositori di Stasi

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CORIGLIANO-ROSSANO - Non sono sicuramente parole al miele quelle che oggi una voce autorevole del Partito democratico regionale come Pino Le Fosse, riserva al sindaco Stasi. In poco più di un mese il concetto e la considerazione che i democrat avevano per il sindaco di Corigliano-Rossano si è praticamente ribaltato e oggi il primo cittadino della "rivoluzione della normalità" si trova a dover fare i conti con l'opposizione feroce di un partito (che tutto muove nelle dinamiche calabresi), ancora più feroce di quella che in realtà è l'azione dell'opposizione eterogenea presente nell'emiciclo consiliare.

Perché le parole di Pino Le Fosse oggi hanno un senso? Non solo perché ha trasformato in voce e in parole pesanti quello che da qualche giorno, ormai, è la considerazione che i democrat (la maggior parte) calabresi e cosentini hanno del sindaco Stasi; ma anche perché Le Fosse è stato uno stasiano della prima ora, uno di quelli che aveva creduto fortemente nel concetto, rivoluzionario alle nostre latitudini, di poter ribaltare il sistema politico locale («partecipazione, risveglio delle coscienze, capacità e voglia di riscatto per il nostro Comune, costruzione dalle fondamenta di una nuova e robusta idea di città, valorizzazione del dialogo e della capacità di ascolto ad ogni livello come strumento rafforzamento del nostro ruolo e della funzione di Corigliano-Rossano nel panorama regionale»). Per poi rimanerne deluso da sostenitore democratico e da cittadino

Il pretesto per sancire quella che, a tutti gli effetti, potrebbe rivelarsi come la definitiva rottura del dialogo tra il PD e Stasi (che nel frattempo aveva lasciato un posto in gunta proprio da consegnare agli esponenti del partito di Letta qualora si fosse concretizzata una "santa alleanza") è stata «l’ultima scellerata e maldestra scelta del Sindaco - scrive Pino Le Fosse - di provare ad imporre a tutti i costi la sua candidatura alla Presidenza della Provincia». Dopo questa decisione, sottolinea il dirigente democrat, «le cose per la nostra città si sono maledettamente aggravate». Insomma, altro che autodeterminazione territoriale!

Sotto accusa, ancora una volta, c'è l'ego smisurato del primo cittadino: «Il totalizzante interesse per la sua personale carriera politica - dice ancora Le Fosse - rischia di abbandonare definitivamente Corigliano-Rossano e tutti i suoi cittadini ad un amaro destino». Innanzitutto sul piano politico, perché per questa via «cresceranno solo divisioni e contrasti» oltre a «frantumarsi ulteriormente il quadro politico cittadino... dando vigore alla voglia di rivalsa della peggiore destra che in passato ha portato persino allo scioglimento del comune di Corigliano per mafia».

Le Fosse, poi, svela un altro aspetto che fino ad ora era rimasto celato o meglio, non era mai stato confermato dal primo cittadino e dal suo entourage, nonostante ci fossero chiari ed evidenti segnali: cioè, la "scalata" che il gruppo Stasi avrebbe tentato nel PD cittadino prima e provinciale, poi. «Ha ben pensato Stasi di occuparsi - precisa ancora il dirigente piddino - come un qualunque capo bastone e signore delle tessere, alla scalata del PD, lanciando un’OPA ostile con l’intenzione di cercare la più brutta delle scorciatoie per rafforzare la sua ormai anemica ed inesistente maggioranza e provando a ridurre anche il PD ad una forza silente e succube di quella cultura dell’uomo solo al commando, che tanto ricerca e tanto pensa gli sia congeniale». E tutto questo, rinunciando, invece, a quello che sarebbe potuto essere un «patto trasparente e alla luce del sole, ben lontano da ricercati accordi sottobanco e pericolose desistenze».

È uno Stasi dominatore, insomma, quello descritto da Le Fosse «che ha sfogato i suoi istinti di conquista di nuove posizioni» con il rischio, oggi, che questa sua presa di posizione possa davvero agevolare una vittoria del centro destra alla presidenza della provincia che fino a qualche giorno fa non era affatto scontata. «Per colpa esclusiva di Stasi e delle sue mire espansionistiche, la provincia rischia di finire nelle mani del centro destra della Succurro e della Straface». «Perché – aggiunge - è assai evidente che con questa assurda ed incomprensibile candidatura alla Presidenza della Provincia, voluta in perfetta solitudine e in spregio ad un benché minimo spirito di condivisone e rafforzamento di un ruolo, si spinge per la vittoria del sindaco di San Giovanni in Fiore di centro destra, contro il candidato del centro sinistra Ferdinando Nociti che da sempre ha provato invece a dare voce e forza all’intera Sibaritide».

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.