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«Vulnerabilità dello Stato? Se non ne prendiamo atto, non lo rafforzeremo mai»

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Riceviamo e pubblichiamo il punto di vista del sindaco Flavio Stasi rispetto all'editoriale (Quel diverbio in pubblico ha fatto passare il messaggio di uno Stato vulnerabile) pubblicato sulla nostra testata lo scorso martedì 17 agosto. Ci chiedevamo se fosse stato opportuna la plateale presa di posizione del primo cittadino di Corigliano-Rossano nei confronti del Commissario di Pubblica sicurezza durante i festeggiamenti in onore dell'Achiropita. Ecco la risposta di Stasi che apre una riflessione più ampia e dettagliata sulle dinamiche sociali del nostro territorio

Pur non condividendolo nel merito, ho apprezzato l'editoriale della Vostra testata rispetto alla questione dei check-point durante i festeggiamenti del 15 agosto, perché almeno – rispetto al resto dei commenti da finte nonnine di cappuccetto rosso - centra uno dei punti focali di questa vicenda: la vulnerabilità dello Stato. O forse, se si allarga un po' l'orizzonte, si tratta di un vero e proprio smantellamento delle Istituzioni, numerico ed organizzativo, che scaturisce in inadeguatezze, conflitti e lacune che non consentono di valorizzare neanche le poche risorse pubbliche che esistono.


Non faccio alcun riferimento specifico alla questione della sicurezza in questo caso, perché ritengo sia una questione generale: basta pensare alla sanità, dove la missione più difficile per la risoluzione di un problema è comprendere chi ne sia veramente il responsabile, in una selva di ruoli commissariati, delegati, derogati, temporanei.

 
Ci accorgiamo oggi della vulnerabilità dello Stato, solo perché ho preteso pubblicamente e palesemente il rispetto di misure organizzative che erano state precedentemente concordate? Non diciamo castronerie. Che lo Stato sia debole, almeno da queste parti, la nostra gente lo sa benissimo, e non è facendo finta di nulla che lo rafforzeremo.

 
C'è una sostanziale differenza tra l'atteggiamento istituzionale e l'ipocrisia politico-istituzionale, e dalle nostre parti è stata lungamente in voga la seconda, con risultati palesemente disastrosi: se si resta nel campo della sicurezza, credo che basti citare la chiusura del tribunale come apice delle conseguenze di tale atteggiamento. E se questi sono stati i risultati nel tempo in cui esistevano le "catene di trasmissione" dei partiti, ovvero nel tempo in cui c'erano governi cittadini dello stesso colore dei governi regionali e nazionali, può funzionare oggi che i governi nazionali non hanno colore ed i partiti sono purtroppo ectoplasmici?


Vi dico la mia, no. Non funziona. Perché mentre i sindaci, i governatori, a volte persino i ministri se "politici", rispondono quotidianamente di fronte agli elettori di ogni propria scelta, quasi sempre ben oltre le proprie formali competenze, esiste una enorme massa magmatica che attraversa tutti i poteri dello stato che non risponde e non intende rispondere a nessuno se non a sé stessa, e che spesso tenta di determinare l'operato dei primi. Tutti starete pensando alla decennale discussione sul riequilibrio dei poteri dello Stato, riaperta in occasione delle proposte di riforma del Ministro Cartabia, ma possiamo tranquillamente fare riferimento a questioni apparentemente meno teoriche, come l'organizzazione della campagna vaccinale, la gestione delle risorse idriche regionali, persino la gestione degli incendi.

 
Fateci caso: ognuna di queste vicende è scaturita in una guerra tra poveri, che in questo caso sono le istituzioni elettive. È stata una guerra tra sindaci, per esempio, quella che ha visto le preziose partite di vaccino spostarsi da un distretto all'altro, da una città all'altra, nei primi mesi della campagna vaccinale, quando le pedane di Pfizer sembravano scrigni di diamanti; oppure come possiamo tralasciare le lotte all'ultima ordinanza tra Primi Cittadini (tuttora in corso) per le forniture idriche della Sorical, con colleghi costretti ad indossare la fascia ed imbracciare la chiave inglese - mettendo mano alle valvole - per tentare  rifornire di acqua, non di vino, la propria comunità?


Ed alla luce di vicende tanto gravi, macroscopiche, assurde, istituzionalmente inaccettabili, davvero pensiamo che mostrarsi sempre quieti, sereni, sorridenti di fronte alla gente, rafforzi il nostro Stato? Quale sarebbe il messaggio che daremmo alle comunità che rappresentiamo: che va tutto bene? Non è né vero, né corretto, ma soprattutto non è utile.


Il 17 agosto, intorno alle 13, nel pieno dell'incendio che ha incenerito centinaia di ettari del nostro patrimonio boschivo, trovandomi sul posto già da qualche ora e pur non essendo un esperto, mi ero reso chiaramente conto che il fuoco, nonostante tutti gli sforzi dei Vigili del Fuoco, non era sotto controllo: quell'unico elicottero in servizio stava provando a fermare un tifone tropicale con un ombrellino portatile. Mi sono spostato perché dove mi trovavo, in località Grimiti con concittadini terrorizzati dalle fiamme, non avevo sufficientemente campo per effettuare alcune telefonate. Pensate che abbia ottenuto il Canadair, alle 14.40, con un "per favore, me lo mandereste"? O qualcuno pensa che, se il primo settembre non dovessero partire i lavori al reparto di Cardiologia o non dovesse essere risolto il problema del reparto di Pediatria, il 2 settembre mi presenterò alla sede ASP di via Alimena con un sorriso ed un vassoio di pasticcini?

 E quale sarebbe la differenza tra tutto questo ed il profondo, cristallino, sonoro e legittimo disappunto nei confronti di chi aveva stravolto quanto discusso e concordato in una organizzazione complessa e meticolosa? Che tutto avrebbe dovuto restare “nel chiuso delle stanze”? La nostra gente, quella che ha scelto ed ha il diritto di scegliere con le elezioni, non avrebbe dovuto sentire, convincendosi che tutto stesse andando come previsto, quindi bene? Che in Italia, in Calabria e sul nostro territorio non vada tutto bene, che lo Stato sia vulnerabile, la nostra gente lo percepisce quotidianamente, e non è con l'ipocrisia istituzionale oppure creando per ogni occasione due categorie di istituzioni, una disprezzabile e l'altra intangibile, che aiuteremo noi stessi a rafforzare lo Stato in tutte le sue articolazioni, di cui tutte le istituzioni fanno parte e di cui tutti noi abbiamo prepotente bisogno.


Che sia quindi l'occasione per mettere da parte la pappagallesca ed ipocrita liturgia dei pugnali velenosi ma nel silenzio e nel buio – una liturgia cara a chi in queste ore, come sempre goffamente e senza spina dorsale, cerca di strumentalizzare politicamente persino questo - ed aprire una discussione vera, onesta sull'autorevolezza e l'organizzazione dello Stato e delle Istituzioni sul nostro territorio.


Nel frattempo, nonostante l'emergenza pandemica ed alcune temporanee scelte infelici, anche quest'anno per il 15 agosto la nostra città ha avuto dei festeggiamenti religiosi e civili di alto livello: una organizzazione lunga e difficile, che però ha garantito a Corigliano-Rossano di avere un concerto gratuito e migliaia di visitatori, il tutto in sicurezza, come avvenuto per altre decine di eventi del nostro cartellone, mentre altrove gli eventi gratuiti ed in piazza sono stati ridotti quasi a zero.

Flavio Stasi - sindaco di Corigliano-Rossano

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.