Quel diverbio in pubblico ha fatto passare il messaggio di uno Stato vulnerabile
Senza entrare nelle motivazioni, quanto accaduto a Rossano nella serata di ferragosto è un segnale di delegittimazione tra entità che dovrebbero lottare sullo stesso fronte
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CORIGLIANO-ROSSANO – Chi ha assistito alla scena parla di un sindaco furibondo, arrabbiatissimo che non ci ha pensato due volte a mandare a quel paese nientemeno che il dirigente del Commissariato di Polizia. È il 15 agosto, festa dell’Achiropita, una delle feste per eccellenza che vive nell’animo della grande città di Corigliano-Rossano. In piazza Noce, a Rossano centro storico, c’è il concerto dei Negrita, fuori dall’area concerto, invece, si consuma la discussione… accesissima.
Il motivo del contendere? L’organizzazione della sicurezza pubblica. Che in un periodo di distanziamenti sociali e in un momento in cui proprio in quella parte della grande città si vivono tensioni interne alla criminalità organizzata, non è sicuramente una cosa semplice. Non è affatto semplice per chi la deve gestire e non siamo qui a giudicare un lavoro così delicato.
Certo, però, quel diverbio, nel bel mezzo della festa, che ha attirato l’attenzione dei numerosi passanti, tra due personalità importanti – forse le più importanti – della città, il sindaco ed il commissario, una riflessione devono indurla.
Stasi ha tutte le attenuanti del caso: la tensione per un evento importantissimo, tra l’altro riuscitissimo e molto partecipato; una vigilia condita da numerosissime polemiche (alcune anche inutili); la necessità di restituire alla gente una parvenza di normalità dopo mesi difficilissimi. Tutto, ci sta tutto.
Ci sta anche l’imprinting di un sindaco, del tutto nuovo rispetto al passato, rivoluzionario, rigenerato, moderno, forse più umano e meno distaccato dal mondo reale (ma quando mai a Corigliano e Rossano avevamo visto un primo cittadino che in jeans e maniche di camicia imbracciasse pubblicamente una chitarra per suonare in mezzo ai giovani?).
Però, delegittimare la massima autorità di sicurezza pubblica in mezzo alla folla crediamo sia un gesto improprio. A prescindere da quali siano le ragioni. Perché quanto accaduto ha lanciato un pericolosissimo messaggio di disgregazione e di frammentazione delle istituzioni. Come se l’una volesse delegittimare l’altra. Un sindaco non può inveire in pubblico contro un commissario di pubblica sicurezza. È fuori da ogni protocollo e da ogni bon ton istituzionale. Se proprio un confronto istantaneo, a muso duro, doveva esserci, la casa comunale era a due passi. Lo si poteva fare lì, nel chiuso delle stanze, proprio come si fa in ogni buona famiglia. Si è scelta la piazza che in questa circostanza, però, non era affatto il luogo ideale per esibirsi in un sermone.
Domenica sera, a ferragosto, è stato lanciato un segnale di debolezza dello Stato. In un momento in cui – lo ribadiamo – gli apparati dello Stato a Corigliano-Rossano tutto devono fare tranne che dimostrarsi deboli.