Bruno Bossio in visita a Cesare Battisti al carcere di Rossano: «La pena non si trasformi in vendetta»
La parlamentare è stata stamani nella casa circondariale di contrada Ciminata insieme all’avvocato Adriano D’Amico, in rappresentanza del “Comitato di Solidarietà Internazionale a Cesare Battisti”
CORIGLIANO-ROSSANO - Stamattina insieme all'avvocato Adriano D’Amico, in rappresentanza del “Comitato di Solidarietà Internazionale a Cesare Battisti”, la parlamentare del Partito Democratico, Enza Bruno Bossio, si è recata al carcere di Rossano per far visita a Cesare Battisti. «Abbiamo trovato un uomo molto provato – dice la deputata - dalla protesta dello sciopero della fame, che ha inteso mettere in atto contro il regime di isolamento a cui è costretto, nonostante le norme attualmente in vigore lo vietino espressamente».
«Attraverso la nostra visita in carcere – aggiunge ancora Enza Bruno Bossio - abbiamo voluto attestare che in uno Stato di diritto non è consentito andare oltre una sentenza di condanna, ribadire la finalità rieducativa della pena sancita dall'articolo 27 della nostra Costituzione, il quale prevede espressamente che non siano consentiti trattamenti contrari al senso di umanità».
Cesare Battisti sta facendo lo sciopero della fame dal 2 giugno, «sta male e a malapena si regge in piedi».
Le motivazioni per cui lo fa, a parere della deputata democrat, sono molto serie: «è un ergastolano e non contesta la condanna per atti che lui stesso ha riconosciuto di aver commesso, però anche agli ergastolani la legge italiana consente dei benefici, la possibilità di avere gli incontri con i familiari, di poter fare delle attività. Questo a Battisti non è consentito. È come se ci fosse, come dice lui, un regime Battisti. Attualmente è detenuto nell'Alta Sicurezza 2, dove ci sono solo terroristi jihadisti, e per forza di cose è escluso da ogni forma di socialità. Ciò che al momento risulta un mistero – aggiunge - sono le motivazioni per cui il Dap lo ha assegnato all'Alta sicurezza 2, considerato che queste motivazioni sono state secretate e non sono state comunicate mai nemmeno al suo avvocato. Questa è la battaglia che sta facendo e che intende portare avanti fino a quando lo Stato non gli darà una risposta. Il mio impegno, da parlamentare – conclude - sarà rivolto a fare chiarezza in questa vicenda per l'affermazione di diritti primari costituzionalmente previsti. Intanto, credo che ci siano i presupposti e le condizioni per ottenere un trasferimento e, pertanto,mi auguro che la sua battaglia possa avere presto uno sbocco positive».