15 ore fa:Due musicisti di Laino Borgo premiati dal Conservatorio di Musica "Stanislao Giacomantonio" di Cosenza
16 ore fa:Crosia investe 60 mila euro per nuovi pozzi e tubature
14 ore fa:Ambulanze ferme, arrivano le precisazioni dell'Asp: «manca solo il collaudo»
13 ore fa:Inaugurata a Cariati una nuova sede Cisl
12 ore fa:Rossano città bizantina, al palazzo San Bernardino un convegno dedicato
15 ore fa:Pista elisoccorso a Cassano, per Guerrieri (Italia Viva) «non si può più aspettare»
16 ore fa:Ottantacinque tirocinanti potranno continuare a lavorare a Longobucco: proroga per altri 6 mesi
14 ore fa:Altomonte pronta per la nuova edizione della Festa del Pane
11 ore fa:Settimana nazionale Protezione Civile, anche al Majorana la prova simulata di evacuazione
12 ore fa:Flop bus sostitutivi: il basso Jonio resta al palo

Dalla scomparsa di Jole Santelli al Caso Calabria: l’annus horribilis della nostra regione. Potevamo (forse) essere i primi… siamo ancora gli ultimi

4 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO - È stato un anno pessimo, un anno da dimenticare, un anno in cui tutte le malefatte della politica in Calabria sono venute (quasi) tutte e a galla. In pochi, però, dicono che l’anno che si sta chiudendo, il funesto 2020 (anno bisestile, tra l’altro), è stato anche l’anno delle occasioni che ancora oggi rimangono perdute.

Gli ultimi tre mesi sono stati costellati da storie paradossali, storie da incubo che meritavano una risposta forte da parte delle istituzioni e che, invece, ancora oggi, restano nel limbo. Come non pensare alla grande questione della Sanità calabrese. Che trasposta nei territori parla ancora di ospedali chiusi e cittadini che devono andarsi a curare fuori regione anche un’unghia incarnita, parla di strutture di assistenza nel caos perché mancano medici, infermieri, operatori, posti letto e strumentazioni. Roba da terzo mondo, insomma, e nemmeno la pandemia che ha messo a nudo il re è riuscita a destare i potenti dai loro troni. Nulla.

IN CALABRIA E mentre la Calabria attende ancora il suo treno, non quello più celebre e consumato del progresso bensì quello della normalità, si chiude un anno che era iniziato per questa regione con grandi attese e aspettative. A gennaio questa terra che da tutti, anche da registi “innovatori” come Muccino, viene descritta ancora come un angolo di globo indietro anni luce, a cavallo dei ciucci e con la coppola in testa, aveva lanciato il più grande e forte segnale di novità, di cambiamento, di progressismo, eleggendo per la prima volta in 50 anni regionalismo una donna al governo. Jole Santelli stravince le regionali di gennaio per dare alla Calabria una nuova primavera. Inizia a lavorare e anche bene la nuova Presidente e dalla cittadella di Germaneto iniziano ad arrivare i primi input per un futuro nuovo, differente. Nuovi progetti, più spazio alle imprese e, soprattutto, una ventata di freschezza che si tramuta in una campagna di comunicazione nuova ed efficace della terra cara agli itali.

La prima fase del Covid-19 passa sulle teste dei calabresi, che ne rimangono quasi indenni. La Calabria era un modello da seguire per come stava gestendo l’ondata pandemica. Tutti ne parlavano: le televisioni e la stampa nazionale. Le nostre coste e le nostre montagne diventano, così, la meta per il turismo nazionale. Tutto in pochi mesi e questo perché il messaggio che passava fuori dai nostri confini era quello di una terra forte, tenace e pulita.

Poi arrivò quel 15 di ottobre. La morte improvvisa della governatrice che lascia tutti attoniti, di stucco. Dopo soli 9 mesi alla guida della Calabria il cuore di Jole Santelli si ferma in una notte, nella sua casa di via Piave a Cosenza. Da quel giorno in poi un susseguirsi di notizie nefaste e con esse anche l’imperversare della seconda ondata da Covid-19. Che colpisce in pieno tutta la punta dello stivale dal Pollino allo Stresso e la stravolge grazie agli scandali della sanità. Tutto il resto è cronaca odierna, di una regione ripiegata su stessa e vittima delle solite e sempre eterne magagne del potere.

Sotto il cielo della politica locale nella Sibaritide e nel Pollino si muove poco o nulla. Causa anche la pandemia che a certe latitudini è diventata più una scusa per non far nulla che la reale causa di un immobilismo cronico che rischia di far tracollare il già precario assetto dei territori.

A CORIGLIANO-ROSSANO Nella terza città della Calabria c’è ancora una fusione da far decollare. Gli strumenti per rendere questo grande processo istituzionale un vero propulsore per rilanciare le attese di un popolo (e la sua economia), che da decenni non riesce ad esprimere le sue potenzialità, ci sono tutti.

Ma serve una guida unificatrice. Ad oggi, vediamo solo che ci sono due comunità che viaggiano a diverse velocità (non che una vada più veloce dell’altra, sia chiaro) e che mai come ora – paradossalmente – non riescono a dialogare. Separati in casa con una classe politica condiscendente. In questo 2020 di clausura si poteva pensare a programmare. È stato fatto? Ancora non lo sappiamo. Il nuovo anno ci dirà molto (o ancora una volta nulla).

Sicuramente uno strumento come lo Statuto Comunale, considerati i tanti giorni di fermo e di immobilismo sia sociale che fisico, poteva essere già chiuso e consegnato alla Città che ancora attende il suo ordinamento. Invece la Magna Carta si imbastisce e di disfa come la Tela di Penelope forse perché di volontà da parte di alcune aree che amministrano la città a far “fiorire” questo progetto ce n’è poca o nulla.

Di contro c’è il sindaco Stasi che in alcuni momenti (non sempre per fortuna) sembra lavorare in solitaria, andando per la sua strada anche se ancora la sua rotta non è chiara. Dove vuole andare e, soprattutto, cosa vuole fare? In questo c’è un po’ un vuoto di comunicazione che, nonostante il sindaco s’impegni molto e bene a colmare sui canali social, ancora c’è ed è evidente.

Intanto ci sono le opposizioni che, pur facendo un gran fracasso sulla stampa, incalzando sempre e di continuo l’Amministrazione comunale, portano con loro un peccato originale: stare lontani dalla gente. Non sono presenti. La politica attiva, quella che porta i risultati in termini elettorali, si fa tra gli elettori. È stata la forza di Stasi e continuerà ad esserlo per lungo tempo se dall’altra parte non si muove nulla.

A CASTROVILLARI Alle pendici del Pollino, invece, tira sempre la stessa aria. Senza né infamia né lode. “L’usato garantito” nella città del Carnevale di Calabria rimane la migliore soluzione a tutto.

Avranno pensato questo i castrovillaresi al turno di ballottaggio dell’ottobre scorso riconfermando sindaco per la terza volta il buon, vecchio (si fa per dire, considerata la giovane età ed un accentuato dinamismo) Mimmo Lo Polito. Un ottimo allenatore alla 4-4-2, gioco semplice ed efficace, al quale si era contrapposta la corazzata galattica messa in piedi da centro destra attorno a Giancarlo Lemensa.

L’ha spuntata il sindaco uscente che come un diesel ha tenuto testa al primo turno di ballottaggio per poi dare il meglio di sé nell’allungo e nello sprint finale. Ora però c’è tanto da lavorare, soprattutto sul fronte ambientale, contro il dissesto idrogeologico ma anche per continuare a mantenere il baricentro degli equilibri politici su quel territorio.

Serve tanta sinergia con i comuni circostanti. Prima però, Lo Polito deve aggradire e risolvere, proprio in queste ore, l’emergenza Covid che a Castrovillari sembra essere un po’ sfuggita di mano.   

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.