Torniamo sul capitolo dolente della sanità della fascia jonica cosentina, per rinnovare l’allarme e suggerire qualche motivo di riflessione a chi di dovere.
Dubitiamo sia una mera casualità, la contestuale decapitazione degli ex ospedali di Cariati e Trebisacce, in quanto punte estreme di questo lembo di territorio. La disamministrazione tecnico-politica nella sanità regionale ha creato voragini di debito da cui si è pensato di rientrare con la cancellazione dei servizi, senza peraltro assicurare i livelli essenziali di assistenza. La cosa tragica è che il vuoto lasciato dalla chiusura dei presidi di Trebisacce e Cariati non può essere colmato dagli ospedali rimasti sul territorio, Rossano e Corigliano, che anzi hanno visto peggiorare le loro prestazioni in quanto inadeguati ad affrontare la nuova situazione.
Entrando nella vecchia struttura ospedaliera di Cariati, attraversando i lunghi corridoi vuoti, si viene colpiti non solo dal senso di abbandono e di impotenza, ma anche dalla frustrazione dei pochi operatori rimasti. Al pianterreno, infatti, continua ad operare un punto di primo intervento che può trattare solo i codici verdi e bianchi mentre gli altri, i gialli e i rossi, vanno avviati al centro spoke a Rossano e Corigliano, dove la situazione non è certamente rassicurante o migliore di Cariati.
La confusione è tanta perché la gente non si rende conto della diversità dei codici e del diverso trattamento ad essi riservato, motivo per cui si assiste talvolta a scene da terzo mondo, con familiari che pretendono quello che la struttura non può erogare. Di notte poi la situazione è ancora più precaria, se si pensa che ad operare all’interno restano soltanto un medico ed un infermiere, che devono fare tutto, servizio di portineria compreso. Questa situazione aggrava lo stress del personale e toglie serenità ad un compito che ha bisogno di molta lucidità e presenza di spirito, oltre che di competenza professionale, per essere bene svolto. Non migliorano la situazione descritta la presenza di una guardia medica, che entra in servizio solo di sera, e la presenza del servizio di 118 che dipende direttamente da Cosenza. Per non parlare della carenza del servizio delle autoambulanze, spesso inadeguate e precarie per carenze strutturali.
Il quadro che emerge è quello di una sanità malata, non in grado di rispondere alle legittime richieste di salute della popolazione, soprattutto se si intestardisce a mantenere improduttive strutture come quella di Cariati, che ha rappresentato un punto di riferimento territoriale insostituibile. Continuare ad indugiare senza intervenire equivale a colpevole complicità da parte delle istituzioni competenti e della stessa politica regionale e locale, ritornata per altro silente su questa emergenza che continua a rappresentare, oltre che una palese violazione di un diritto fondamentale (quale quello alle cure), anche una misurabile fonte di spreco di risorse umane e materiali, su cui non è più possibile tacere.
d. m.